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EDITORIALE

Metti una cometa in vetrina

Città e paesi sfavillano di luci e addobbi scenografici, che spesso hanno poco a che fare con la nascita di Gesù. L'invito ai lettori della Nuova BQ è di scovare per noi i segni più belli, "senza pretese", del vero Natale.

Editoriali 03_12_2013
Presepe

Natale è alle porte. O forse è stato messo alla porta? Ce lo domandiamo ormai da anni, ogni volta che iniziano ad accendersi le luminarie nelle strade e case e negozi si vestono di addobbi più o meno scenografici, più o meno di buon gusto, più o meno sensati. Sensati, sì, cioè con una ragion d'essere, perché tutta la questione sta qui. 

Che senso ha una famiglia di orsi polari tra le scale mobili di un centro commerciale, in un paese tutto sommato mediterraneo come il nostro? Sembra che se lo domandino anche loro, alla deriva su una banchisa di polistirolo. E perché proprio a Natale mettere in vetrina dei grossi cani ricoperti di glitter bianchi? Se la ricorrenza da celebrare è l'inverno, se tutto ciò che si attende è la neve, allora perché proprio a dicembre? Sarebbe meglio gennaio o febbraio, quando il tempo è ideale per una settimana bianca!

E che dire dei putti grassocci, in gesso o vetroresina, che invadono i negozi del centro (ogni centro va bene, da Milano a Roma, da Torino a Catania)? E delle foche albine e dei pinguini meccanici che dondolando si aggirano forse in cerca di se stessi? Sono belli i carillon con i pattinatori impellicciati, sono belle le renne di Santa Claus, anche se importate dagli States, ma perché spariscono le comete e persino gli angeli sono sempre più rari? Perché sui biglietti di auguri scompare addirittura la parola Natale?

In quest'Italia globalizzata, sempre più politically correct o semplicemente ignorante, quella del 25 dicembre rischia di diventare una non meglio identificata festa della notte più lunga dell'anno. Ma è davvero così o ci stiamo lasciando contagiare dal pessimismo dei tempi duri in cui viviamo? Non sono pochi quelli per cui Natale è ancora Natale, cioè una festa cristiana, quelli per cui riaccade l'evento che ha cambiato la storia del mondo. E lo dimostrano tanti segni grandi e piccoli, magari non prepotenti, «senza pretese», come direbbe Papa Francesco.

Nelle nostre città piene di luci, «la luce di Gesù è un’altra cosa», ha detto in un'omelia del mattino a Santa Marta, lo scorso 3 settembre, «è un’altra cosa che la luce del mondo. La luce che ci offre il mondo è una luce artificiale, forte come un fuoco d’artificio, come un flash della fotografia. Invece, la luce di Gesù è una luce mite, è una luce tranquilla, è una luce di pace, è come la luce nella notte di Natale: senza pretese».

Quando anche nelle vie dello shopping s'incontra questo genere di luce, l'effetto – bisogna dirlo ai commercianti! – è che si resta incantanti, viene voglia di fermarsi, di restare lì a guardare. Come davanti a certe vetrine che per Natale si trasformano in un grande Presepe, come quando una cometa si staglia nel buio e suggerisce di guardare più il là. Questi segni ci sono, un po' ovunque, basta farci caso. 

Di qui la nostra richiesta ai lettori de La Nuova Bussola Quotidiana. Se vi capita di vedere qualche bella vetrina, qualche insegna che parla del Natale (quello vero), ma anche un Presepe all'aperto o la Sacra Rappresentazione che coinvolge le vie del vostro quartiere, scattate una foto e mandatecela (redazione@lanuovabq.it): la metteremo nella nostra gallery natalizia. Per non dimenticarci che tutte le luci sfavillanti e belle, come disse una volta Benedetto XVI, «ci richiamano ad un'altra luce, invisibile agli occhi, ma non al cuore», la luce di Gesù che viene per noi.