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FRANCESCO

Müller: Papa eretico? No, ma alla lettera deve rispondere

In una intervista a un giornale tedesco, il cardinale Müller affronta le questioni sollevate dalla lettera di alcuni teologi che invitano i vescovi ad accusare papa Francesco di eresia. Poi attacca i vescovi tedeschi che distribuiscono l'Eucarestia anche a protestanti coniugi di cattolici: «Si deve disobbedire».

Ecclesia 18_05_2019
Il cardinale Muller

In un’intervista al giornale cattolico tedesco Tagespost  il cardinale Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ha affermato di non credere che papa Francesco sia un eretico; ma che comunque la lettera scritta e firmata nelle settimane passate da studiosi e teologi, che chiedono ai vescovi di verificare se alcune affermazioni, e omissioni, da parte del Pontefice non rientrino nell’eresia, merita una risposta da Roma, e una risposta autorevole, non affidata semplicemente a persone dell’entourage o giornalisti amici.

 Gli autori della lettera, ha detto Müller, sono "teologi famosi"; di conseguenza «sarebbe importante che il Santo Padre faccia sì che la Congregazione per la Fede dia una risposta, e non il Segretario di Stato o qualcuno dei suoi giornalisti o teologi amici».

Secondo il porporato tedesco, l’accusa di eresia «è la cosa peggiore» che «possa accadere» nella Chiesa cattolica, poiché «il Papa è, come vescovo di Roma, il successore di San Pietro, sul quale Nostro Signore ha edificato la sua Chiesa». «Per quanto si possano capire le preoccupazioni di questi teologi, bisogna anche dire che bisogna scegliere il mezzo giusto per lo scopo giustificato di una maggiore chiarezza di alcune dichiarazioni di Papa Francesco».  

In passato ci sono stati papi che hanno insegnato, su singoli punti, delle eresie. Ma Müller giudica che l’attuale critica sia più ampia: «Qui [con la lettera aperta], l'accusa va molto più a fondo; e cioè, che l'intero l'edificio della Fede cattolica nei suoi principi di conoscenza e in alcuni dei suoi contenuti essenziali sarebbe sradicato. Non sono d'accordo con questo».

Per il cardinale Müller, i «problemi sorgono piuttosto, a mio avviso, grazie a un approccio sbagliato, e cioè  che la Chiesa sia rimasta indietro e che la Fede abbia bisogno di una modernizzazione, così che la contraddizione nelle questioni morali  per ciò che riguarda le principali forze del mondo occidentale non sia così abbagliante».

Ma c’è un problema di persone nell’entourage del Pontefice, secondo l’ex Prefetto. «Nel campo degli ‘amici’ del Papa», ha proseguito il presule, «si mescola la fede con un'ideologia neo-marxista, neoliberista».  A fronte di questa situazione il porporato chiede aiuto a  papa Francesco per chiarire i problemi: «Ecco, è tempo che papa Francesco parli chiaramente per il bene dell'unità di tutti i cattolici nella fede rivelata. Non si chiede una cieca obbedienza verso un comando della linea di partito del momento, ma fiducia nel Papa e nei vescovi che anche loro conoscono i limiti e le caratteristiche dell'autorità ecclesiale».
«Un insegnamento non è vero - né un cattolico chiamato a obbedire ciecamente - solo perché un vescovo impartisce un comando (semplicemente fuori dalla sua stessa autorità formale), ma perché le istruzioni delle autorità della Chiesa sono radicate nella Sacra Scrittura, nella Tradizione e nell'insegnamento dottrinale definito della Chiesa».

E a questo punto il cardinale Müller ha citato la Comunione per i coniugi protestanti dei cattolici, che è stato introdotta a quanto pare l'anno scorso da molti vescovi tedeschi. Müller afferma: «Ad esempio, il comando di un vescovo di dare la Santa Comunione a fedeli non cattolici è contro la Fede e non può essere obbedito. Le sanzioni che [il vescovo] potrebbe ordinare a causa di questa [disobbedienza] non sono valide e devono essere revocate dal Papa e dai suoi tribunali».
Il cardinale Müller sottolinea comunque la gravità della situazione ecclesiale: «La Chiesa si trova infatti al suo interno e all’esterno in una delle più gravi crisi della sua intera storia. Non continuerà a esistere quando sarà trasformata in una ONG religioso-politica e quando l'insegnamento sulla fede e la morale, come ci è stato rivelato da Cristo, viene relativizzato o completamente abbandonato».

Il prelato tedesco ha anche criticato con forza il principio così di frequente conclamato della "sinodalità" con queste parole: «Presto non riconosceremo più la Chiesa, quando l'adattamento al declino della moralità verrà presentato come un processo sinodale. Non solo la Chiesa non sarà diversa, cesserà di esistere, almeno in quelle regioni, dove i falsi profeti stabiliranno il tono». Non è improbabile che  Müller faccia qui allusione al "cammino sinodale"  lanciato dalla Conferenza dei vescovi tedeschi  per mettere sotto esame questioni come il celibato e la morale sessuale nella Chiesa.

In un altro punto dell'intervista, il cardinale ha fatto riferimento ai vescovi tedeschi - o, più specificamente, al cardinale Reinhard Marx - quando ha commentato: «Non può essere che, di passaggio, un consigliere [del Papa] possa estrarre dal Papa la concessione che ogni vescovo decida che i cristiani che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica - eccetto che in pericolo di morte e in presenza di precondizioni spirituali richieste - possano ricevere la Santa Comunione». Il porporato ricorda che «il singolo vescovo non può revocare l’insegnamento dottrinale vincolante, caso per caso, può solo determinare se le condizioni siano soddisfatte».

Il cardinale Müller ha anche affermato nell'intervista che mentre ha "difeso" l'esortazione apostolica di papa Francesco sul matrimonio e sulla famiglia, Amoris Laetitia, egli ritiene tuttavia che «alcune riformulazioni dell'insegnamento della Chiesa abbiano bisogno di chiarimenti».
«Anch'io, dopo il mio mandato come Prefetto della Congregazione per la Fede, ho difeso Amoris Laetitia», ha detto, aggiungendo: «Accolgo con favore che il Papa si avvicini anche ai cattolici in rapporti coniugali irregolari in modo pastorale, ma considero che alcune riformulazioni dell'insegnamento della Chiesa abbiano bisogno di chiarimenti ».

Molto interessante la sua visione della formazione dei documenti papali. «Spesso accade con i suoi documenti che le persone che li preparano godano della sua fiducia, ma non hanno né in virtù del loro ufficio né teologicamente l'esperienza (per quel compito), e loro si caricano di grave colpa provocando irritazione che danneggia molto il Papa e il papato».
In una frase molto forte il cardinale Müller ha commentato: «È un segno di decadenza intellettuale e morale quando coloro che confessano la Fede Cattolica sono accusati - da coloro che la deturpano [la Fede] - di disobbedienza verso il Papa e i vescovi e di istigazione al conflitto e allo scisma».

Infine, l'intervistatrice ha sollevato la questione della dichiarazione di Abu Dhabi di Papa Francesco, che contiene la frase che «la diversità delle religioni» è «voluta da Dio».
Sebbene il cardinale Müller appoggi il lavoro di Papa Francesco per una «convivenza pacifica» tra persone di religioni diverse ha però affermato: «Deve tuttavia essere chiaro che siamo d'accordo con i musulmani di fatto nella fede in un solo Dio. Ma, con la Fede soprannaturale, che esiste grazie alla Rivelazione e alla Grazia, noi cristiani crediamo anche nell'unico e vero Dio nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo». La Santissima Trinità non è solo «un'aggiunta accidentale al monoteismo generale», aggiunge il presule, «ma è la sostanza della fede salvifica dei cristiani nell'unico Dio e creatore del mondo e dell'uomo».  

La religione come “virtù morale” fa parte del patrimonio umano, «Ma i miti concreti e i loro riti delle ‘religioni’ storiche non sono voluti dal Dio di Abramo e dal Dio e Padre di Gesù Cristo come espressione della sua auto-rivelazione per la salvezza dell'uomo, ma, al massimo, solo come preparazione per i vangeli di Cristo», ha aggiunto. Qui, il presule tedesco ha aggiunto: «Una preparazione teologica migliore sicuramente avrebbe evitato molti malintesi». E una tale dichiarazione di accordo con «un'autorità non cattolica», inoltre, «non fa parte del mandato del Magistero, di fedelmente preservare la Fede cattolica».
«Un professore cattolico che esamina accademicamente questa dichiarazione congiunta [di Abu Dhabi] e che la critica - giustamente o ingiustamente - non dovrebbe essere affatto censurato. Sarebbe una forzatura dell'autorità della Chiesa e un lampante esempio di abuso di potere da parte del clero».