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AFFIDI SENZA SCRUPOLI

Multati per un abbraccio, ora madre e figlio tornano insieme

Il caso della mamma multata di 400 euro per aver abbracciato suo figlio in affido che non vedeva da quattro mesi, avrà un lieto fine grazie al clamore suscitato dall'articolo pubblicato dalla Nuova Bussola Quotidiana. La vicenda della multa ha fatto emergere infatti una storia di sopruso da parte dei servizi sociali di Reggio Emilia che avevano strappato il bambino alla donna per futili motivi. Così ora la famiglia affidataria ha rinunciato al bambino, che è stato affidato ai nonni e potrà vedere liberamente la mamma. In attesa che a lei venga restituita la piena potestà genitoriale.
- GESTAPO IGIENISTA: MULTA A MAMMA PER UN BACIO AL FIGLIO (12 Giugno 2020)

Famiglia 25_06_2020

Le luci che si erano accese sul suo caso hanno messo in moto un epilogo insperato fino a pochi giorni fa e ora ne accendono un altro sulla facilità con la quale i servizi sociali di Reggio Emilia hanno potuto strappare un bambino a una mamma in difficoltà. Ieri sera, Federico (nome di fantasia) è tornato a casa della nonna dove la madre Barbara potrà finalmente abbracciarlo e baciarlo quanto e come vorrà. La storia raccontata in anteprima dalla Bussola e che è stata ripresa dalla stampa nazionale ha avuto un lieto fine. La mamma era stata multata di 400 euro per aver baciato e abbracciato il bambino durante l’incontro protetto tenutosi presso la Dimora di Abramo di Reggio Emilia.

Come raccontato dal nostro giornale – che aveva raccolto la videodenuncia di Elisa Fangareggi della Times4life, la Fondazione che segue la mamma da quando le hanno tolto il bambino – la donna al primo incontro protetto dopo il lockdown era stata redarguita dall’educatrice della Dimora d’Abramo, che su delega dei servizi sociali doveva sovraintendere agli incontri, perché non rispettava il distanziamento sociale. Dopo alcuni inviti a tenersi a distanza dal figlio, che non vedeva da circa quattro mesi, l’educatrice della coop sociale aveva chiamato i carabinieri che poi l’avevano multata per il mancato rispetto del distanziamento.

Una misura decisamente esagerata ed eticamente discutibile a fronte di una norma, quella sul distanziamento sociale, che in questi giorni appare sempre più incomprensibile e ingiustificabile. Che meritava una denuncia pubblica sui giornali.

Dopo l’articolo della Bussola, infatti, ad occuparsi della vicenda era stato il quotidiano il Giornale. “Ed è stato proprio a seguito di questi due articoli – racconta la Fangareggi alla Nuova Bussola Quotidiana – che si è messo in moto l’inizio del ricongiungimento”. La Fangareggi infatti ha riferito che la storia della “mamma multata per il bacio al figlio” è stata affrontata anche da altri giornali e da tv nazionali, con interventi pubblici anche di politici come Matteo Salvini.

“A quel punto la famiglia affidataria, che aveva ricevuto il piccolo Federico alcuni anni fa - prosegue la presidente della Time4life - ha iniziato a chiedere di più sul suo caso (alle famiglie affidatarie è giustamente preclusa ogni informazione dettagliata sul passato dei bambini dati a loro in consegna, ndr)”. Si è così potuta venire a conoscere per intero la storia di questa mamma che, da semplice difficoltà oggettiva e non da contesti di violenza o privazioni né degrado, si è vista togliere la potestà genitoriale di punto in bianco e costretta a vedere il figlio solo una volta a settimana.

“Barbara, da ragazza madre, non riusciva a conciliare la cura del bambino con i turni di lavoro. Così chiese aiuto ai servizi sociali, i quali trovarono per lei la soluzione dell’affido presso una famiglia durante la settimana. Ma nel weekend, quando non lavorava, la donna si riprendeva con sé il bambino”.

Quando allora la situazione è degenerata fino all’allontanamento? “Quando dopo un po’ di tempo, la donna ha sentito la necessità di un breve periodo di ferie con un’amica. Una vacanza di qualche giorno, svolta durante la settimana, che non avrebbe interferito con i giorni in cui Barbara si sarebbe dovuta occupare di Federico”. Ma su quella vacanza si sono scagliati gli assistenti sociali. “Dopo aver visto una foto pubblicata da Barbara sui social, hanno iniziato a mettere in discussione la sua affidabilità come madre perché non erano stati avvertiti di quel breve periodo di vacanza, così sono riusciti a toglierle il bambino con decreto del tribunale dei minori, che ha così delegato in tutto e per tutto i servizi sociali”.

Barbara in questi anni si è così rivolta alla Fondazione Times4life che le ha offerto un sostegno legale, per riavere il bambino toltole ingiustamente. “Non è violenta, non è mai stata carente, ha soltanto – da ragazza madre – dovuto chiedere aiuto per tenere il bambino, ma a fronte di una vacanza che non è andata giù ai servizi sociali si è vista crollare il mondo addosso”.

Tornando ad oggi. Dopo la sollevazione del caso e aver conosciuto nei dettagli quella storia, la famiglia affidataria non se l’è più sentita di tenere con sé il bambino e ha così rinunciato. “A quel punto i servizi sociali di Reggio hanno dovuto cercare una famiglia affidataria oppure decidere di mandarlo in un istituto”. Ma parallelamente si è aperto un canale di trattativa con la Times4life. Alla fine, ha prevalso la ragione.

Federico potrà andare dai nonni e Barbara potrà vederlo quando vorrà. “Ieri sera è tornato finalmente a casa e ha potuto riabbracciare tutti. Con i servizi sociali siamo rimasti d’accordo che, per una settimana circa, Barbara potrà vederlo 3 volte, in modo da favorire un inserimento graduale anche per lui. Poi dalla prossima settimana la mamma potrà visitarlo quando vorrà”.

Nel frattempo, la Times4life porterà avanti la battaglia affinché a Barbara venga restituita la potestà genitoriale: “Attendiamo soltanto che venga depositata la relazione del Ctu, che è rimasta bloccata a causa del Covid, per poter chiedere di nuovo un riaffidamento esclusivo alla madre”, spiega la Fangareggi che ha ringraziato tutti i giornali, in particolare Bussola e Giornale, “per aver fatto emergere questa storia e aver permesso questo lieto fine”.

Questa storia arriva a pochi giorni dalla notizia del rinvio a giudizio degli indagati per l’inchiesta Angeli & demoni sul sistema affidi in Val d’Enza che porterà a processo 24 persone, tra cui i dirigenti dei servizi sociali di Bibbiano, e pone nuovi interrogativi sul sistema affidi: ancora una volta un tribunale dei minori e i servizi sociali hanno deciso le sorti di un minore sulla base di elementi che nel tempo – e a causa di un fatto di cronaca increscioso – si sono rivelati non decisivi per poter strappare un bambino alla madre.