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CAUCASO

Nagorno Karabakh, armeni costretti ad accettare la pace

La pace fra Armenia e Azerbaigian, negoziata dalla Russia, si conclude con una vittoria strategica dell'Azerbaigian. Pur non conquistando tutto il territorio del Nagorno Karabakh, la presa di Shusha e il controllo dei distretti al confine con l'Armenia pongono la regione sotto il controllo di Baku. Proteste della popolazione armena, il cui esercito è stato sfiancato dagli attacchi azeri

Esteri 11_11_2020
Manifestanti pro-Astrakh irrompono nel parlamento di Erevan

La Russia è infine riuscita a imporre la pace tra le due repubbliche ex sovietiche di Armenia e Azerbaigian impegnate da un mese e mezzo nel sanguinoso conflitto in Nagorno-Karabakh. Dopo aver fallito il tentativo di stabilire un cessate il fuoco nell’ottobre scorso, Mosca ha ottenuto un successo diplomatico importante che sembra aver posto fine a un conflitto che vedeva i due avversari ormai stremati dalle perdite sul campo di battaglia e dai costi bellici sul piano economico, da una guerra divenuta insostenibile.

Gli azeri, che il conflitto lo avevano cominciato con la pretesa di strappare alle popolazioni armene l’intero Nagorno-Karabakh, hanno accettato l’accordo di pace poche ore dopo aver conseguito un successo militare e al tempo stesso simbolico con la conquista di Shusha. La città fu teatro di aspri scontri durante il conflitto degli anni ’90 e dalle sue coline permette di tenere sotto tiro Stepanakert, il capoluogo della regione che gli armeni chiamano Artsakh situato a quota molto più bassa. La sua caduta suggella la conquista azera di un’ampia porzione territoriale sul fronte meridionale pari a quasi il 20% del territorio della regione contesa.

L’accordo sul cessate il fuoco raggiunto dal presidente azero Ilham Aliyev, il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e dal presidente russo Vladimir Putin "creerà le condizioni necessarie per una soluzione definitiva, a lungo termine e su base equa della crisi nel Nagorno-Karabakh", ha dichiarato Putin annunciando l’invio di circa 2mila militari russi lungo la ziona smilitarizzata che separa i due eserciti. In base all'accordo, entrato in vigore la notte di lunedì, gli azeri manterranno il controllo di Shusha e gli armeni cederanno anche il controllo del distretto di Agadam entro il 20 di questo mese e dei distretti di Kalbajar e di Lachin entro il 15 di novembre e il primo dicembre, rispettivamente (si tratta di 3 dei 7 distretti azeri situati tra il territorio armeno e il Nagorno Karabakh controllati dall'Armenia dopo la guerra conclusa nel 1994). Un nuovo corridoio di Lachin, largo 5 chilometri, che collegherà i territori armeni del Nagorno Karabakh e l'Armenia senza passare da Shusha, rimarrà sotto il controllo dei militari russi che hanno un mandato di cinque anni rinnovabile per altri cinque, avranno il comando della missione vicino a Stepanakert, ma disporranno anche di una base in territorio azero.

In base all’intesa, i profughi azeri costretti a lasciare la regione durante la guerra conclusa nel 1994 potranno fare ritorno alle loro case. Iniziativa che evidentemente provocherà nuovi profughi armeni. Putin ha detto che le due parti sono già impegnate nello scambio dei prigionieri di guerra e dei corpi delle vittime, e che i rifugiati rientreranno nella regione sotto la supervisione dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. La dichiarazione congiunta è stata accolta da festeggiamenti a Baku, dove il presidente Aliyev ha detto che l’accordo rappresenta "l'effettiva capitolazione dell'Armenia".

Al contrario, nella capitale armena Erevan, manifestanti hanno protestato contro l'annuncio del cessate il fuoco, e sfondato un cordone delle forze dell'ordine facendo irruzione nell'edificio principale del governo, riporta la Tass. In un post su Facebook, Pashinyan ha descritto la decisione di firmare l'accordo come ''molto dura'' e ''incredibilmente delicata a livello personale e per tutto il nostro popolo”. Ho preso la decisione di firmare in seguito a una analisi approfondita della situazione militare e delle persone che sono maggiormente al corrente dello stato delle cose". Arayik Harutyunyan, leader armeno regionale del Nagorno - Karabakh, considera inevitabile l'accordo: "Dopo aver tenuto conto della difficile situazione e della necessità di evitare ulteriori vittime e la totale perdita del Nagorno-Karabakh, ho dato il mio consenso a porre fine alla guerra", ha scritto su Facebook. "Se gli scontri fossero proseguiti, avremmo perso l'intero Artsakh entro pochi giorni e avremmo avuto più vittime".

Di fatto si tratta dell’ammissione che gli armeni non erano più in grado di reggere sui fronti bellici e che l’unica alternativa a un accordo capestro sarebbe stata una sconfitta totale. Gli armeni ammettono la perdita di circa 1.200 soldati, oltre a molti civili. Gli azeri non comunicano le vittime fra i militari, ma dicono che almeno 80 civili sono morti a causa di bombardamenti e missili. Dall'inizio degli scontri, all'inizio di settembre, 100mila armeni hanno dovuto abbandonare le loro case. Elevate anche le perdite di mezzi e armamenti, in buona parte colpiti dai droni turchi e israeliani impiegati dagli azeri.

L’accordo del resto vede gli azeri riprendere il controllo dei territori tra la regione contesa e il confine armeno, creando di fatto le basi per una successiva riconquista dell’intero Nagorno-Karabakh, che perde ora la continuità territoriale con l’Armenia. Per questa ragione l’accordo di pace garantito dai russi pone in realtà le basi per nuovi conflitti che potrebbero configurarsi in una prossima offensiva a tenaglia azera sul Nagorno-Karabakh o su una controffensiva armena tesa a riprendere il controllo dei territori perduti. Mentre il primo scenario è militarmente più fattibile, considerato il vantaggio strategico acquisito dagli azeri che hanno di fatto circondato i distretti della regione contesa ancora in mano agli armeni, il secondo non sarà attuabile prima di un lungo, costoso e massiccio riarmo delle forze armene, decimate dagli attacchi azeri sostenuti dai turchi. Non a caso il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha definito una ''importante conquista'' per l'Azerbaigian l'accordo sul cessate il fuoco raggiunto con l'Armenia per il cessate il fuoco aggiungendo che l'Azerbaigian ha ottenuto “una conquista importante sul campo e al tavolo dei negoziati. 'Continueremo a essere una nazione con i nostri fratelli e sorelle dell'Azerbaigian'', ha aggiunto.

Ankara, che ha avuto un ruolo chiave nel successo azero, punta ora ad aumentare presenza e influenza militare in quell’area. Secondo Aliyev, la Turchia verrà coinvolta nell'attuazione dell'accordo ma da Mosca è stato precisato che l'accordo di cessate il fuoco non prevede la presenza di truppe turche nel territorio del Nagorno-Karabakh, come ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, precisando però che potrebbe essere creato con un accordo a parte un centro di monitoraggio del cessate il fuoco con la partecipazione turca. Centro che sorgerebbe però in territorio azero. "Non una singola parola viene detta" sui soldati turchi "nella dichiarazione pubblicata. Le parti non hanno concordato questo. La presenza di militari turchi nel Karabakh non è stata coordinata", ha affermato Peskov.