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L’INDAGINE

“Nichols si dimetta”. Abusi, Chiesa inglese nella bufera

Pubblicato il rapporto dell’Independent inquiry into child sexual abuse, istituita nel 2014 dalla May. Nel documento, durissimo, si parla di «fallimento della Chiesa cattolica». Sulla graticola, accusato di negligenza sugli abusi sui minori, il cardinale Nichols, di cui un avvocato che rappresenta 32 vittime chiede la cacciata. Ma secondo il primate d’Inghilterra, 75 anni, Francesco vuole mantenerlo in carica.

Ecclesia 18_11_2020

Non sono giorni facili per la comunità cattolica nel Regno Unito. Oltre alla decisione del Governo di vietare le Messe pubbliche durante il secondo lockdown nazionale in vigore dal 5 novembre, sulla Chiesa britannica è tornata ad incombere l’ombra dello scandalo pedofilia con la pubblicazione del rapporto ad essa relativo realizzato dall’Independent inquiry into child sexual abuse (Iicsa), la commissione d’inchiesta sugli abusi su minori istituita nel 2014 dall’allora ministro degli Interni, Theresa May.

Secondo l’indagine, uscita proprio nello stesso giorno del rapporto della Segreteria di Stato su McCarrick, tra il 1970 e il 2015 la Chiesa cattolica avrebbe ricevuto più di 900 denunce riguardanti oltre 3.000 casi di abusi sessuali su minori in Inghilterra e Galles. La commissione, però, ha sostenuto che le dimensioni reali del fenomeno siano nettamente superiori a questi dati ed è stata molto critica - nelle sue conclusioni - con la leadership ecclesiastica, parlando espressamente di «fallimento della Chiesa cattolica» per bocca della sua presidente, la professoressa Alexis Jay.

Sul banco degli imputati, in particolare, è finito il cardinale Vincent Nichols, rimbrottato duramente nella presentazione del rapporto perché nelle audizioni non avrebbe riconosciuto «alcuna responsabilità personale né ha mostrato compassione per le vittime nei casi recenti che abbiamo esaminato». Un giudizio per nulla benevolo quello degli estensori del report che hanno accusato l’arcivescovo di Westminster di aver, talvolta, dimostrato di «avere più a cuore l’impatto degli abusi sessuali sui minori sulla reputazione della Chiesa cattolica che sulle vittime e sui sopravvissuti». Parole di fuoco, seguite dalla richiesta di dimissioni che Richard Scorer, avvocato specializzato in materia e legale di 32 sopravvissuti ai presunti abusi, ha rivolto al primate di Inghilterra e Galles: «Deve andarsene subito, in qualsiasi altro settore sarebbe già stato cacciato», ha dichiarato Scorer.

Sin dalle prime ore successive alla pubblicazione del rapporto, la pressione su Nichols ha cominciato ad aumentare e richieste analoghe sono arrivate anche da voci cattoliche, come quella del giornalista Daniel Johnson, fondatore della rivista conservatrice Standpoint, che in un editoriale su The Article ha fatto un paragone con il caso dell’ex presidente della Federcalcio, Greg Clarke, dimessosi dopo alcuni commenti ritenuti stereotipati fatti durante un’audizione parlamentare. Johnson si è chiesto: «Se un dirigente sportivo può essere cacciato semplicemente per aver usato un linguaggio inappropriato, come può un Cardinale Arcivescovo rimanere in carica dopo che un’inchiesta indipendente lo condanna per fallimenti di leadership molto più gravi?». Il giornalista ha concluso che Nichols «deve andarsene senza indugio» se la Chiesa «in questo Paese vuole avere qualche speranza di riprendersi dalla propria morbosa afflizione e dal miasma del sospetto pubblico».

Il porporato originario del Merseyside ha reagito al clamore della pubblicazione con due dichiarazioni in cui ha ringraziato la commissione d’indagine per il lavoro svolto, chiedendo scusa alle vittime e ai sopravvissuti per non averli ascoltati, ma rivendicando che i vescovi britannici, nel frattempo, non sono «rimasti con le mani in mano» e hanno lavorato al miglioramento delle norme per la salvaguardia dei minori. I giorni trascorsi dall’uscita del rapporto dell’Iicsa, però, sembrano non aver attenuato il malcontento nei confronti del primate per gli errori attribuitigli dalla commissione e non hanno fermato le richieste di un suo passo indietro. Nichols, avendo compiuto i fatidici 75 anni l’8 novembre scorso, aveva già inviato a Roma la canonica lettera di dimissioni dall’incarico di arcivescovo di Westminster, ma il Papa - secondo quanto dichiarato dal cardinale alla Bbc - gli avrebbe fatto sapere di volerlo mantenere ancora in carica.

Non è da escludere che sia stata formalmente accettata la sua rinuncia per il compimento dell’età pensionabile, ma che si sia deciso di rinviare ogni altra decisione per evitare di dare all’esterno l’idea di un provvedimento punitivo personale vista la concomitanza temporale tra il compleanno e l’uscita del rapporto dell’Iicsa. Quest’approccio “garantista” è stato già applicato in passato sia per le dimissioni di George Pell che per quelle di Philippe Barbarin. Il caso di Nichols è diverso da questi ultimi due (non c’è un’incriminazione o una condanna in primo grado, ma soltanto un’accusa di leadership negligente - parzialmente riconosciuta dal diretto interessato con le scuse pronunciate a nome della Chiesa britannica - all’interno dell’indagine di una commissione d’inchiesta), però il comune rifiuto ad accettare il passo indietro di un vescovo sotto attacco sembra indice di una certa allergia papale a cedere ai processi mediatici.

Intanto, la mancata rimozione del primate di Inghilterra e Galles ha mandato su tutte le furie l’avvocato Scorer, che in un tweet ha detto che il rapporto pubblicato il 10 novembre «smaschera la palese ipocrisia di Papa Francesco nel sostenere di contrastare gli abusi sessuali da parte del clero mentre al tempo stesso cerca di vanificare il lavoro dell’Iicsa». Nel corso di questo lavoro, però, accanto all’emergere di episodi di «spaventosi abusi sessuali» compiuti nel collegio benedettino di Ampleforth, sono stati accertati anche casi di false accuse come quelle rivolte all’abate Cuthbert Madden, costretto a fare un passo indietro nel 2016 ma successivamente scagionato dalla polizia del North Yorkshire, dalla diocesi di Salford e anche dagli emissari inviati in ispezione dalla Santa Sede, senza essere reintegrato. Un mancato reintegro accolto con soddisfazione da Scorer che si era inoltre augurato una «legge con obbligo di denuncia» e una «supervisione esterna più efficace» come rimedi per estirpare il male della pedofilia nella Chiesa britannica, esprimendo l’auspicio che l’Independent inquiry into child sexual abuse procedesse proprio rispetto a queste due raccomandazioni.