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EDITORIALE

Non sottovalutare i segnali di violenza dal mondo gay

Una innocente tavola rotonda a Firenze domenica scorsa scatena la reazione dell'associazionismo gay. Pubblicato un violento comunicato e in Consiglio comunale tre consiglieri paragonano i difensori della famiglia naturale ai nazisti.

Editoriali 21_01_2014
Arcigay

19 gennaio 2014, Firenze, presso la Sala de’ Dugento di Palazzo Vecchio, si svolge una tavola rotonda sulla proposta di legge sull’omofobia attualmente all’esame del Senato, dopo essere stata approvata alla Camera. A partecipare sono politici, giuristi, rappresentanti di associazioni. Si tratta di un approfondimento delle gravi implicazioni della proposta di legge Scalfarotto per la Costituzione, le politiche minorili e i mass media.

Le associazioni omosessualiste ovviamente non gradiscono, e reagiscono all’iniziativa con il consueto carico di odio ideologico. Basta leggere, del resto, il comunicato stampa che ben diciotto organizzazioni LGBT hanno redatto e sottoscritto il 15 gennaio 2014, dal titolo inequivocabile di “Fuori l’omofobia da Palazzo Vecchio!”:

«Domenica 19 gennaio 2014 a Palazzo Vecchio si svolgerà un’iniziativa assai bizzarra. Il Comune ospiterà infatti una manifestazione e un convegno di Manif Pour Tous, un’espressione della destra clericale che contesta la legge contro l’omo-transfobia. «Partendo da un sentimento di amore per ogni persona», Manif Pour Tous vuole potere continuare a discriminare gay, lesbiche, bisessuali, trans ed intersessuali, smerciare odio sociale a basso costo e avvelenare gli animi arrivando a dipingendoci (sic!) come soggetti pericolosi. Partendo dall’amore, insomma, arrivano direttamente a spacciare paura.

In condizioni ottimali, di piena tutela dei diritti e di eguaglianza tra persone, uno Stato non solo negherebbe le proprie sedi istituzionali per iniziative come questa, ma difenderebbe i propri cittadini dai discorsi di odio e dai fiumi di violenza verbale che si riversano quotidianamente contro lesbiche, gay, bisessuali, trans e intersessuali.

Invece, mentre noi lavoriamo ogni giorno nelle scuole per prevenire violenza e bullismo, Manif Pour Tous si attrezza per impedirci di prendere parola. Mentre cerchiamo di essere cittadine e cittadini a pieno titolo, con pari diritti, Manif Pour Tous pretende che continuiamo ad essere cittadini a metà. Mentre noi stiamo a contare i nostri morti uccisi dall’odio e dalla violenza, Manif Pour Tous fa bella mostra di sé in un salone rinascimentale.

Inoltre, l’iniziativa di Firenze si affianca a un’iniziativa simile a Roma e segue quelle di Verona, Brescia e Perugia dello scorso autunno. Si inserisce, inoltre, in un percorso quasi intimidatorio che contesta la Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015), approvate dall’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali). Per di più, gode di numerosi appoggi politici, come dimostra la presenza di rappresentanti del Governo quali il ministro Quagliarello e il sottosegretario Toccafondi.

Chiediamo al Comune di Firenze di astenersi dal concedere una sala di alto valore simbolico come il Salone dei Cinquecento o il Salone dei Duecento.

Per questo, domenica, non staremo a guardare, a lasciare che passi anche questa, nell’indifferenza generale. Vogliamo sapere da che parte sta il Comune di Firenze? Da che parte sta il Sindaco di Firenze e Segretario nazionale del Partito Democratico Matteo Renzi?

Il Movimento LGBTI della Toscana – fatto di associazioni, gruppi informali e singoli attivisti – non rimarrà in silenzio e promuoverà una contromobilitazione. Riteniamo necessaria una risposta pacifica di quella parte della città che crede realmente nel valore delle differenze e del rispetto della dignità umana».

Fin qui, niente di nuovo. Stesso livore malevolo e stesso linguaggio velenoso di sempre. Quello che invece, desta sconcerto è la reazione scomposta da parte di esponenti delle istituzioni. Spiccano, ad esempio, gli interventi di tre consiglieri comunali di Palazzo Vecchio: Andrea Vannucci del PD, Ornella De Zordo della lista civica Per Un’altracittà e Tommaso Grassi di Sinistra, Ecologia e Libertà.

Il 20 gennaio infatti, Vannucci se ne è uscito con un’iniziativa volta a compensare l’oltraggio subito dalla presenza degli omofobi a Palazzo Vecchio: «Lunedì prossimo nel Giorno della Memoria consiglieri e assessori indossino il Triangolo rosa; un monito per non abbassare la guardia».

Quale sia il nesso tra la ricorrenza della Shoah e l’evento tenuto nella Sala de’ Dugento il 19 gennaio, lo spiega bene Vannucci: «Il prossimo 27 gennaio ricorre il Giorno della Memoria. Cosa c’entrano questi due eventi l’uno con l’altro. Molto semplice. Alla luce di quanto successo è ancora più forte il dovere di ricordare che all’interno dei lager nazisti furono deportati e trovarono la morte anche migliaia di omosessuali. Persone, numeri secondo il folle disegno nazista, individuati dal triangolo rosa applicato divisa a strisce. È triste dover constatare che a distanza di 70 anni dall’apertura del cancello di Auschwitz ci siano ancora persone e politici anche di caratura nazionale che sentono il bisogno di manifestare contro i diritti degli omosessuali nascondendosi dietro una non meglio compresa libertà d’opinione. Una ristretta visione mentale che, soprattutto in chi ricopre incarichi di rilievo, non può che preoccupare. Il prossimo lunedì, in occasione della ricorrenza del Giorno della Memoria, sarà qui presente nel Salone dei Duecento il sindaco di Mauthausen Thomas Punkenhofer insieme ad una delegazione della associazione nazionale degli ex deportati. I rappresentanti della stessa ANED indosseranno un triangolo rosa nell’occasione, in un comunicato di sabato hanno proposto di fare lo stesso all’intero consiglio comunale. Personalmente aderisco con convinzione all’iniziativa. Spero che siano molti i colleghi a raccogliere l’invito e spero di vedere tutti i membri dell’aula consiliare con indosso il triangolo rosa nel Giorno della memoria. A ricordarci e a ricordare a chi ci guarda e ci ascolta di non abbassare mai la guardia nei confronti di ogni tipo di discriminazione».

L’ingiurioso paragone tra gli aguzzini di Auschwitz ed i relatori del convegno non merita davvero commenti. Gli altri due consiglieri, De Zordo e Grassi, se la prendono, invece, con la stessa amministrazione comunale, e in un intervento in aula denunciano la «figuraccia del Sindaco che a parole sostiene diritti di “civil partnership”, ma nella realtà accoglie nella sala del Consiglio comunale personaggi e realtà omofobe per cui neppure la insufficiente proposta Scalfarotto può essere accettabile e che vogliono togliere libertà e diritti a una parte della popolazione che viene così discriminata».

Meno male che lo scorso dicembre il Presidente dell’Arcigay, Flavio Romani, aveva lanciato la campagna “Spegniamo l’odio”. Non osiamo neppure pensare cosa sarebbe potuto capitare ai poveri relatori del convengo di Firenze, se l’Arcigay non avesse deciso di intraprendere una piega “pacifista”.