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IL CASO

Parigi, prove quotidiane di sottomissione all'islam

Nonostante le roboanti espressioni belliche dei governanti, contro l’islam in Francia non c’è proprio storia. La partita è persa prima di cominciare perché i francesi sono stati abituati a tollerare ogni tipo di insulto alla Chiesa e alla fede cattolica. Le prove? Nei fatti di cronaca che hanno per protagonisti i musulmani.

Esteri 10_12_2015
Nere nubi sulla bandiera francese

Su Youtube c’è un video caricato il 9 maggio 2014 in cui compare François Hollande che afferma: «Se si crede, come nel mio caso, nella Repubblica, arriva il momento in cui bisogna passare per la massoneria». Vedere per credere e apprezzare. Sto in Francia in uno dei seminari in cui insegno storia della Chiesa. La mattina devo fare un percorso in macchina e sento la radio. Il 7 dicembre c’era la notizia della vittoria del Fronte Nazionale di Marie Le Pen e un coro di commentatori affermava con sicurezza che la Repubblica e la democrazia erano in pericolo. Di fronte a questo “pericolo” alcuni candidati socialisti facevano appello alla destra di Sarkosy per unire le proprie forze contro gli antirepubblicani.

In che senso si può sostenere che siano antidemocratiche e antirepubblicane elezioni in cui nessun partito mette in discussione la Repubblica e la democrazia? Per capirlo bisogna forse ricorrere alle parole di Hollande. In un Paese che ha posto il suo credo nella laicità massonica, in un Paese che ritiene che la forza della sua anima, la propria identità, riposi nel disprezzo e nella lotta alla Chiesa cattolica, la resistenza nei confronti dell’islam è semplicemente impossibile. Fa parte della storia della Francia l’attitudine a proiettare verso l’esterno le difficoltà che paralizzano la vita della nazione. Anche ai nostri giorni la storia si ripete. Perché nonostante le roboanti espressioni belliche cui i francesi, a cominciare dall’invasione della Libia, ci hanno abituati, contro l’islam e contro lo stato di sudditanza in cui riduce i non islamici, in Francia non c’è proprio storia. La partita è persa prima di cominciare perché negli ultimi decenni (per certi versi negli ultimi secoli) i francesi sono stati abituati a tollerare (a “rispettare”, dicono loro) ogni tipo di insulto oltre che alla fede cattolica allo steso buon senso.

Per chiarire quanto sto dicendo porto qualche fatto che mi hanno raccontato i seminaristi e i sacerdoti con cui lavoro. La scorsa settimana a La Seyne sur Mer, un piccolo centro della Provenza nei pressi di Tolone, in pieno centro, alle 6,30 del mattino, un magrebino con una pietra ha spezzato i piedi della Madonna posta su una colonna al centro della facciata della chiesa parrocchiale, senza che le persone presenti avessero nulla da obiettare. Sempre la settimana scorsa, a Montpellier, alle undici di notte due seminaristi in macchina hanno sorpreso 3 minorenni musulmani che lanciavano pietre contro un lampione: hanno provato a fermarli col risultato che sono stati presi a sassate loro con il parabrezza della macchina andato in frantumi. Denunciato l’episodio alla polizia la non punibilità dei minorenni ha impedito si potesse tutelare l’ordine, il rispetto delle proprietà private e collettive, anche se l’identità dei giovani è nota, come nota è la loro abitudine a lanciare pietre.

A Marsiglia un sacrestano ha sorpreso all’interno di una chiesa due giovani nudi che stavano per fare l’amore: nessun segno di vergogna o di imbarazzo da parte loro, salvo un manifesto fastidio per essere stati interrotti. Un parroco di Tolone ha impedito a un magrebino di urinare dentro la sua chiesa. All’indomani degli attacchi parigini, per esempio a Béziers, i quartieri musulmani hanno festeggiato la carneficina fino a notte inoltrata. I piccoli fatti di cui sono venuta a conoscenza io, ma figurarsi quanti altri ne sono capitati, sono avvenuti tutti nell’arco degli ultimi dieci giorni. Questo stato di intimidazione permanente in cui vive la popolazione non musulmana, la tolleranza dell’inciviltà quotidiana costruita sul mito del multiculturalismo e della laicità repubblicana, sono possibili grazie al sistematico disprezzo per la storia della Francia cattolica, ovunque diffuso a partire dalla scuola. Nei quartieri in cui la presenza musulmana è alta, la scuola repubblicana irride alla tradizione cattolica in tutti i modi, a cominciare, per esempio, dalla celebrazione del carnevale nel giorno del venerdì santo.

Risultato dell’odio per la Chiesa è la formazione nel corso dei decenni di enclaves musulmane, quasi piccoli stati nello Stato, che, come ovvio, tendono ad uscire dal loro ghetto per conquistare l’intero spazio urbano. L’intera nazione. Era successo allo stesso modo all’epoca della diffusione del credo calvinista: con violenze, intimidazioni, saccheggi delle regioni centro-meridionali resi possibili grazie all’intervento della “internazionale protestante”, gli ugonotti erano riusciti a costruire sul suolo francese un reticolato di città stato rette da illuminati calvinisti, nella prospettiva di trasformare tutta la Francia in una nazione riformata. Al tempo dei ripetuti tentativi dell’islam di prendere piede in Provenza grazie alla pirateria, al tempo della diffusione, sempre in Provenza, del credo e delle violenze catare, come al tempo degli ugonotti, la Francia, nonostante tutto, è riuscita a difendere la sua storia e la sua anima cattoliche.

«Se si crede, come nel mio caso, nella Repubblica, arriva il momento in cui bisogna passare per la massoneria»: a stare ai fatti, mettendo la propria fede nella Repubblica delle logge, i francesi non hanno fatto un grande acquisto. Hanno semplicemente perso la loro anima.