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SQUADRISMO ROSSO

Picchiare un sindaco leghista non è reato?

L’aggressione subita a Firenze dal sindaco di Massa, mentre si recava a una cena elettorale, non può lasciare indifferenti. Eppure non si vede indignazione. Anche sua moglie, sua figlia e l'assessore Veronica Ravagli sono state aggredite, ma nessuna femminista ha protestato. La violenza contro i leghisti è dunque legittimata?

Editoriali 03_12_2019
Francesco Persiani, sindaco di Massa

L’aggressione subita nei giorni scorsi a Firenze dal sindaco di Massa non può lasciare indifferenti. Non è un attacco come un altro. E’ un campanello d’allarme per il clima di odio che si sta creando nel Paese. Inoltre dimostra che i cosiddetti “fascismi di sinistra” o “nazismi rossi”, come li ha definiti Matteo Salvini, esistono eccome e sono tanto minacciosi quanto quelli di destra. La violenza e l’intolleranza non hanno colore politico e solo l’abbaglio delle ideologie può portare qualcuno a immaginare il contrario.

Ma prima i fatti. Sabato sera nel capoluogo toscano era in programma la manifestazione di piazza promossa dal neonato movimento delle Sardine. Contemporaneamente il sindaco leghista di Massa, Francesco Persiani, sua moglie, sua figlia e l’assessore Veronica Ravagli sono stati aggrediti, insultati, gettati per terra e offesi con parole irripetibili mentre stavano andando a una cena con Matteo Salvini. Una evidente azione ispirata da odio politico contro il Carroccio e il suo leader. Vittime in prevalenza donne, ben tre donne più il primo cittadino di quel Comune. Eppure non si è registrata alcuna indignazione a pochi giorni dalla Giornata contro la violenza sulle donne.

L’Assessore al turismo del Comune di Massa, Veronica Ravagli, che ha denunciato l’accaduto su Facebook, ha già fatto sapere che sporgerà denuncia ed è orgogliosa di aver avuta la forza, quando si è rialzata, di riprendere col cellulare la parte finale dell’aggressione. Ma è anche amareggiata come donna, come cittadina ed esponente politica e anche come fiorentina. «Sono nata a Firenze dove ho vissuto diversi anni. Dopo questa brutale aggressione mi aspettavo una telefonata di solidarietà da parte del sindaco Nardella. Niente. Eppure nella sua città un sindaco toscano e l’assessore di un comune sono stati offesi, aggrediti». Sgomento anche nelle parole del sindaco Persiani: «Questore e sindaco di Carrara mi hanno telefonato. Li ringrazio. Anche su Facebook ho ricevuto messaggi di solidarietà ma qualcuno ha detto che ce la siamo cercata. Sono gli stessi che quando una donna è violentata dicono che se l’è cercata? C’è un ritorno al passato».

Viene da chiedersi che cosa sarebbe successo se ad essere aggredita da qualche manifestante di Casa Pound fosse stata una sardina. Subito, in omaggio al politically correct, molti esponenti politici si sarebbero indignati e avrebbero gridato al fascismo e alla violazione della libertà di manifestare. E invece a Firenze, due giorni fa, nessuno ha intralciato le sardine che in piazza cantavano “bella ciao” e inneggiavano alla Resistenza. Invece chi andava a una cena politica è stato aggredito e nessuno lo ha difeso, se non una vigilessa peraltro intimorita e giustamente spaesata.

«Quando una certa parte della sinistra non ha fiducia nella democrazia – ha detto Matteo Salvini - ricorre all’odio e alla violenza fisica. Purtroppo è una storia già vista ed è richiesta la massima vigilanza da parte di tutti. Questo non è dibattito di idee, anche acceso: questo è Nazismo Rosso». Stupisce il silenzio di molti esponenti politici di fronte a quanto successo. La libertà di manifestazione delle idee non può arrivare fino all’utilizzo della forza fisica nei confronti di avversari peraltro impegnati a fare tutt’altro, in questo caso una cena.

E’ anche un discorso di bilanciamento tra diritti ugualmente meritevoli di tutela in quanto garantiti dalla Costituzione e dalle leggi vigenti. Da una parte la libertà di manifestare, di esprimere un’opinione, dall’altra il diritto all’incolumità, alla sicurezza e alla libertà di circolazione senza limitazioni. Si tratta di libertà inviolabili che l’ordinamento giuridico deve garantire e che assicurano alla dialettica democratica di essere viva e di esprimersi in forme costruttive per la personalità degli individui.

Se il maggiore o minore grado di tutela di quei diritti dipende dall’identità dei protagonisti e lo sdegno e la riprovazione morale si esprimono solo a senso unico, vale a dire quando ad essere aggrediti sono esponenti e rappresentanti di una certa parte politica, allora viene meno l’essenza stessa della democrazia e l’elemento propagandistico prende il sopravvento su qualsiasi concezione di Stato neutrale.