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IPOCRISIA E CRISI

Pochi ristori per i ristoranti ridotti sul lastrico

Il nuovo incomprensibile lockdown deciso dal Governo è destinato a tarpare definitivamente le ali alla ripresa. Per ristoranti e bar le perdite sono stimate in quasi 8 miliardi di euro, per la perdita delle feste natalizie. Ma il governo promette 645 milioni di ristori.

Politica 20_12_2020
Ristoranti

L’ennesima doccia fredda per ristoratori, baristi e titolari di esercizi commerciali è arrivata venerdì sera. Il nuovo incomprensibile lockdown deciso dal Governo è destinato a tarpare definitivamente le ali alla ripresa socio-economica e pone le premesse per un 2021 drammatico per tantissime categorie produttive.

Si fa presto a dire che anche in Germania e in altri Stati d’Europa hanno deciso di chiudere tutto. A parte che è vero solo in parte, visto che comunque alcune libertà personali sono garantite più che in Italia e che le limitazioni sono state annunciate per tempo, al fine di consentire ai cittadini di organizzarsi a livello famigliare e professionale. In quelle nazioni la situazione dei conti pubblici è decisamente meno allarmante che in Italia. Il nostro debito pubblico, a causa della pandemia, è schizzato al 170% del Prodotto interno lordo, e prima o poi qualcuno ci chiederà di ripianarlo. Dovremo farlo con gravosi sacrifici in termini di tasse e tagli ai servizi. Presto o tardi l’Unione Europea ci presenterà il conto e ci imporrà di rimetterci in regola con i parametri decisi dai Trattati. Peraltro in Germania la cancelliera Angela Merkel anche questa volta ha promesso ed erogato, esattamente come nella prima ondata della pandemia, il 75% delle perdite conseguite dai ristoratori rispetto al fatturato dello stesso periodo dello scorso anno.

Ecco allora che appare particolarmente offensivo lo stop and go utilizzato dal governo italiano nei confronti di ristoratori, baristi, albergatori e altre categorie che speravano di poter lavorare durante le vacanze natalizie, come solennemente promesso soltanto due settimane fa da Conte e soci, e che invece dovranno stare in casa.

Il premier Giuseppe Conte venerdì sera, durante la conferenza stampa per illustrare i contenuti dell’ultimo decreto “chiudi Italia”, ha detto che il suo ritardo nell’annunciare le nuove misure restrittive era imputabile proprio al tentativo di reperire risorse per ristori immediati a ristoratori e baristi. Molti di essi hanno infatti già preso prenotazioni per i pranzi di Natale e Capodanno e hanno già ordinato i prodotti alimentari da utilizzare in cucina. Ma quelle dichiarazioni del premier suonano come risibili, visto che i ristori ammonteranno nel loro complesso a 645 milioni di euro, a fronte di un danno stimato di quasi 8 miliardi. Infatti, a tanto ammonta solitamente il fatturato dei ristoranti nel mese di dicembre e quella cifra è il 20% del fatturato annuale, che rasenta i 40 miliardi. L’anno scorso, secondo la Federazione italiana dei pubblici esercizi (Fipe)-Confcommercio, ben 4,9 milioni di italiani sono andati al ristorante la sera di Natale e hanno speso 270 milioni di euro, dando lavoro a 85mila ristoratori e relativo personale di servizio.

Va ricordato che non esiste alcuno studio scientifico che dimostri che i ristoranti sono luoghi di contagio. Di recente è anche emerso, grazie alla pubblicazione dei verbali delle riunioni del Comitato tecnico-scientifico di un mese e mezzo fa, che i virologi non si erano mai espressi a favore della chiusura dei ristoranti, ma avevano solo suggerito cautela e rigorosa applicazione dei protocolli sul distanziamento. Dunque, la scelta di chiuderli è imputabile esclusivamente all’esecutivo, che ha la totale responsabilità di aver ridotto sul lastrico milioni di lavoratori della filiera agro-alimentare e della ristorazione. Va ricordato che in Italia esistono oltre 330mila locali, tra ristoranti e bar. Per loro il Natale 2020 sarà il più buio e disastroso di sempre. Dovranno sostenere i costi fissi senza guadagnare praticamente nulla, visto che con l’asporto e il delivery non si raccolgono che le briciole dei tradizionali incassi del periodo natalizio.

"La chiusura dei ristoranti e dei bar dal 24 dicembre al 6 gennaio è l’ennesimo colpo ad un settore ormai martoriato – ha dichiarato Matteo Musacci, vicepresidente della Fipe - I ristori annunciati, seppur importanti, sono parametrati ancora sul delta del fatturato di aprile 2019 su 2020, ma i fatturati del nostro settore nel mese di dicembre sono ben differenti. Occorrono quindi nuovi aiuti ma, soprattutto, una visione sul futuro: Iva agevolata, interventi sulle locazioni e abbassamento del cuneo fiscale".

In una Repubblica sempre più saldamente fondata sulla virologia e sulla divinizzazione del diritto alla salute a scapito di tutti gli altri, c’è un governo che, dopo aver promesso libertà agli italiani per le festività natalizie, non sa far altro che chiudere, vietare, proibire, soffocare. L’impressione è che si voglia aspettare la vaccinazione di massa e tenere in casa per altri mesi gli italiani. Peraltro è semplicemente grottesco parlare di riapertura di piste da sci il 7 gennaio, visto che fino al 6 sarà tutto chiuso ovunque. Probabili altri slittamenti, altre proroghe dei divieti, altre serrate. La misura è colma. La corda si sta spezzando e i malumori della gente presto esploderanno con esiti imprevedibili o, secondo alcuni, prevedibilissimi.