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LA PROTESTA PER LE NUOVE NORME

Pornografia, l'Ue vuole "sbianchettare" i divieti

Il Parlamento europeo sta esaminando una proposta di modifica della direttiva sui servizi di media audiovisivi, che potrebbe indebolire la protezione dei bambini rispetto alla trasmissione di contenuti pornografici. Come? Cancellando l'esplicito riferimento al fatto che il porno nuoce "gravemente allo sviluppo fisico, mentale o morale dei minori".

Educazione 11_02_2017
Mentre la pornografia continua a dilagare, con effetti distruttivi sia sui soggetti che in vario modo la alimentano sia sulla società nel suo complesso, il Parlamento europeo sta esaminando una proposta di modifica della direttiva 2010/13 sui servizi di media audiovisivi, che potrebbe seriamente indebolire la protezione dei bambini rispetto alla trasmissione di contenuti pornografici.
 
La denuncia proviene dalla European federation of catholic family associations (Fafce), che ha lanciato un appello ai parlamentari europei  chiedendo di migliorare la legislazione comunitaria in materia. La modifica della direttiva - che regolamenta le offerte di contenuti delle televisioni, dei servizi a richiesta e delle piattaforme online per la condivisione dei video - è diventata necessaria, a sette anni dalla sua entrata in vigore, per la continua e rapida evoluzione dell’universo digitale.
 
Il testo attuale prevede esplicitamente all’articolo 27 che le trasmissioni televisive non debbano contenere scene pornografiche o di violenza gratuita che possano “nuocere gravemente allo sviluppo fisico, mentale o morale dei minori”. Ai servizi on-demand è invece dedicato l’articolo 12, secondo cui gli Stati membri devono impegnarsi a garantire che i contenuti pericolosi “siano messi a disposizione del pubblico solo in maniera tale da escludere che i minori vedano o ascoltino normalmente tali servizi di media audiovisivi a richiesta”.
 
Ora, il problema sta proprio nella nuova formulazione dell’articolo 12, contenuta nella proposta che la Commissione ha inviato all’esame del Parlamento europeo, che renderebbe più vago il quadro normativo: “I contenuti più pericolosi, come la violenza gratuita e la pornografia, dovrebbero essere soggetti alle misure più severe, come la criptazione e un efficace controllo dei genitori”. Ma la previsione di queste “misure più severe” (in pratica, delle eccezioni alla norma generale) elimina di fatto il divieto del testo attuale. Altrettanto problematica, secondo la Fafce, è la proposta della commissione Cultura del Parlamento che, se fosse approvata così com’è, eliminerebbe del tutto l’articolo 12 originario, integrandolo in un nuovo e più lungo articolo, con un’uguale regolamentazione per tv e portali di condivisione video, ma con un linguaggio più morbido e senza alcun riferimento esplicito al divieto sulla pornografia.
 
La Fafce, che rappresenta associazioni familiari di 15 Paesi europei, mercoledì ha organizzato una conferenza a Bruxelles proprio per sensibilizzare gli europarlamentari sul rischio per i bambini, alla quale hanno preso parte la slovacca Anna Zaborska (Ppe) e l’italiano Luigi Morgano (S&D), presidente e vicepresidente del Family Friendly Policy Intergroup. L’organizzazione ha anche lanciato sul proprio sito una raccolta firme diretta a tutte quelle Ong che vogliono chiedere al Parlamento di riaffermare il divieto sulla pornografia e la violenza gratuita, estendendolo a tutti gli altri servizi audiovisivi.
Anche perché va considerato che i bambini di oggi sono ormai dei nativi digitali, che usano con disinvoltura vari mezzi tecnologicamente sofisticati, rendendo sempre più difficile il controllo dei genitori e la loro stessa opera educativa.
 
I dati e varie ricerche mostrano chiaramente che la pornografia - oltre a essere una piaga per gli adulti, che in diversi casi ne diventano dipendenti e incorrono più facilmente in depressioni, disagi relazionali e divorzi - è diffusissima anche tra i minori. In Italia, secondo un recente sondaggio, il 67% dei ragazzi e il 15% delle ragazze tra i 14 e i 19 anni hanno guardato materiale pornografico. In Svezia, queste percentuali salgono rispettivamente al 92% e al 57% per adolescenti di 15-18 anni, mentre nel Regno Unito un’indagine su minori nella fascia 11-16 anni ha scoperto che oltre la metà aveva già guardato filmati pornografici.
 
Per salvaguardare il più possibile l’innocenza e l’armonico sviluppo dei più piccoli, è perciò necessario scongiurare il pericolo che si nasconde dietro la proposta di modifica della direttiva e fare il possibile per migliorarla, perché come argomenta la Fafce “gli atteggiamenti e il comportamento dei bambini sono negativamente influenzati dalla pornografia. Attraverso la pornografia i bambini ricevono una povera, spesso umiliante e violenta, immagine delle relazioni sessuali, dissociando la sessualità dal più ampio contesto della relazione”.