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INCHIESTA ANGELI E DEMONI

Psicologa agli arresti. E la bimba viene "dimenticata"

Sequestri a Mirandola per il secondo filone dell'inchiesta Angeli e Demoni. Forza Italia scopre il ritardo dell'affidamento all'Asl della bambina che doveva essere seguita urgentemente dalla psicologa agli arresti. "O è stata lasciata senza cure in questi mesi o non c'era bisogno di quella consulenza". E sugli affidamenti alle Case famiglia iniziano ad arrivare conti salati. 

Educazione 04_09_2019

Con il sequestro di documentazione nella sede dell’unione dei comuni della Bassa modenese a Mirandola, il secondo filone dell’Inchiesta Angeli e Demoni acquisisce finalmente concretezza. In coincidenza della visita dei carabinieri al Servizio Minori dell’Unione (UCMAN) l’Unione ha reso disponibili ai consiglieri alcuni documenti relativi al caso che ha fatto scattare l’attenzione della procura di Modena: quello di una ragazzina di Mirandola - uno dei sette minori citati nell'ordinanza del gip di Reggio Emilia che ha fatto scattare gli arresti - che era stata affidata alla casa famiglia di Parma Madamdorè e ai professionisti del centro La Cura di Bibbiano, quest’ultimo poi finito nell’occhio del ciclone dopo gli arresti del 27 giugno. Si tratta di due determine del 30 e del 31 agosto in cui si conferma il sospetto già avanzato dai consiglieri di Forza Italia di Provincia e Unione Antonio Platis e Mauro Neri più il senatore azzurro Enrico Aimi: l’affidamento di un incarico di consulenza psicologica a Nadia Bolognini del centro Hansel & Gretel anche dopo la notizia del suo arresto.

Ebbene. Platis e gli altri hanno così potuto notare che “la bimba collocata a Bibbiano nel 2017 perché necessitava di cure super specialistiche è stata lasciata senza psicologo fino al 1 settembre. Per anni è stata affidata a professionisti privati, ma ora l’Ausl riesce a curarla internamente e a costo zero”. Che cosa è successo? Nel chiedere l’azzeramento di tutti i vertici del servizio minori dell’Unione “o per malafede o per incompetenza” Platis ha spiegato che la determina in autotutela che sospende la “porcheria” del 3 luglio in cui si conferiva l’incarico alla Bolognini mentre era agli arresti domiciliari è avvenuta soltanto adesso, due mesi dopo. “La toppa è quasi peggio del buco - dice -. Ricordiamo i 170 euro all’ora e la dichiarazione congiunta dei Servizi Sociali e dell’Ausl che sostenevano la necessità di andare avanti con la medesima psicologa. Necessità che, dopo l’esposto di Forza Italia, si sono evidentemente sciolte al sole".

Infatti, dai documenti nuovi si scopre che “sono state assunte – recita l’atto Ucman - decisioni circa la presa in carico sanitaria e psicoterapeutica dell'utente in tutela succitato, che coinvolgeranno direttamente il Servizio Sanitario Pubblico, che si è dichiarato temporaneamente disponibile, al fine di assicurare la prestazione sanitaria, ad attivare un intervento senza oneri di spesa a carico degli enti sottoscrittori del progetto, ovvero la Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza e l’Unione Comuni Modenesi Area Nord, con decorrenza dal prossimo 1° settembre 2019”.

In parole povere l’Unione non tira fuori un centesimo e l’Asl ha trovato al suo interno uno psicologo in grado di curare la ragazza di Mirandola, portata nel 2013 a Parma e dal 2017 in cura al centro Hansel e Gretel a Bibbiano. Quindi i soldi spesi per curare privatamente tutti questi anni la bimba erano necessari o no?, si chiede Platis. E ancora: “Sicuramente vi è un aspetto disumano. La ragazzina di Mirandola aveva così bisogno di cure – sostenevano Ucman e Asl – che il 3 luglio il Servizio Minori ha redatto un atto raffazzonato per aiutarla e invece oggi, dopo le polemiche sui giornali, scopriamo che non è stata seguita fino al 1 settembre! Perché questi mesi di buco? Era guarita? Oppure era meglio non curarla per evitare articoli sul giornale?”.

In sostanza, la bambina che necessitava così tanto di cure dalla Bolognini – e pagate profumatamente! – è stata lasciata senza consulenza psicologica per tre mesi, dall'1 giugno all'1 settembre. E’ davvero il caso di chiedersi se le cure fossero così urgenti o se invece ci sia stata un’inadempienza.

C’è poi un altro aspetto relativo alla seconda determina scovata e riguarda il rinnovo dell’affidamento dell’ormai ragazzina alla Casa famiglia Madamadorè. “Come è possibile – si chiede ancora Platis – che venga rinnovato un affidamento alla stessa casa famiglia che risulta indagata proprio in relazione a quella bambina?”. Quello degli affidamenti “facili” infatti è la seconda pista su cui gli azzurri stanno lavorando: “Lunedì sera – ha detto – nel corso dei lavori della commissione dell’Unione è emerso che ci sono 53 mila euro di debiti fuori bilancio causati dal Servzio minori dell’Unione dei comuni”.

Da dove provengono? “Si tratta di affidamenti diretti a Case famiglia o a strutture per minori concessi dal 1 gennaio al 15 giugno. Invii non regolarizzati - anche di pochi giorni o di mesi -, ma senza alcuna copertura”. E anche su questo bisognerà che i vertici dell’Unione spieghino.

La Legge Regionale infatti impone ai servizi sociali del territorio di controllare ed ispezionare le case famiglia. Il paradosso vede l’Unione dei comuni non solo cliente, ma perfino inadempiente nei confronti dei soggetti su cui deve vigilare.

"Ad esempio - spiega Platis - dal 23 gennaio al 2 giugno abbiamo mandato un ragazzo alla “Seconda stella a destra, l’isola che c’e’” prima a 140 euro al giorno, poi da metà aprile ad 80 euro al dì. Sempre nella stessa casa famiglia il Servizio minori ha mandato un ragazzo per 80 euro al giorno dall’1 gennaio a giugno. Dal 27.2 al 7.5 abbiamo inviato una ragazza ad un centro per 117,06 euro al giorno".