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NARRAZIONI E FAKE NEWS

Razzismo, l'indignazione è un obbligo. Ma nessuno ci crede

Italia costretta a indignarsi a comando per un presunto caso di razzismo in corsia a Sondrio, ma sulla frase contro la mamma nigeriana mancano tutti i riscontri. Inquirenti confermano alla Nuova BQ: «Nessuna denuncia». La consigliera di Sinistra ha usato il palco delle Sardine per creare il caso, ma poi ha ammesso di non aver fatto esposti perché non le sembrava importante e ammesso che quella frase poteva essere stata detta e non pensata, quindi ridimensionandone la portata. Questo però non viene raccontato. Sarebbe bastato svergognare quell'uomo davanti a tutti. Invece si è lasciato passare il messaggio che tutti i presenti avessero infierito sulla poveretta perché il dogma dell'Italia "Paese razzista" deve imporsi a tutti i costi.
-IL PROF VITTIMA DELLA VULGATA LGBT di Giuliano Guzzo

Attualità 20_12_2019
Francesca Gugiatti intervistata ammette di non aver dato peso a quelle frasi

Si può avere qualche dubbio sul caso di razzismo all’ospedale di Sondrio? Sembra proprio di no dato che nonostante le cronache siano infarcite di ricostruzioni ipotetiche, è già passato il messaggio che sia stato compiuto un gravissimo episodio di razzismo ai danni di una mamma nigeriana che aveva appena perso la sua bambina di cinque mesi.

Una sola fonte e nessun riscontro. Per giunta la smentita diretta dei carabinieri presenti, dell’ospedale e infine della stessa donna nigeriana e del marito. Nessuna denuncia sporta.

Niente da fare: razzismo deve essere e razzismo sarà e guai a chi non si piega al nuovo diktat: vedere il razzismo a tutti i costi, un’ossessione che stiamo pagando caro e che affidiamo a banditori sconosciuti presi dal nulla secondo un effetto sardina che ci sta imponendo di berci qualunque cosa venga detta da un Pincopallino qualunque, purché sia aderente alla vulgata desiderata. 

Il caso è quello della mamma nigeriana che sabato mattina è corsa all’ospedale col marito perché la piccola di cinque mesi stava morendo. Una tragedia. L’unica persona che avrebbe sentito le offese razziste degli astanti in Pronto Soccorso è Francesca Gugiatti, che quel giorno era anche lei nella sala d’attesa del nosocomio. “Tanto loro sfornano un figlio all’anno”, avrebbe detto un signore sulla 60ina in sala d’attesa. Così ha raccontato ai giornali la Gugiatti.

Ciononostante, è stato dato per assodato l’attacco razzista. E sì che gli stessi articoli di ieri, dal Corriere a Repubblica passando per la Stampa parlavano in termini ipotetici, pur alimentando contemporaneamente la narrazione del razzismo e della brava italiana impavida che lo ha denunciato.

E’ bene sapere che la Gugiatti, che è consigliera comunale nel capoluogo della Valtellina di una lista di Centrosinistra, alla sera del sabato ha denunciato questo presunto episodio di razzismo in piazza a Sondrio, dove le Sardine locali si davano appuntamento. E dato che ormai quello che esce dalla bocca delle Sardine è considerato legge e dogma, in poche ore è stato creato il caso. 

Così si è soffiato sul razzismo per dire che il clima in Italia è cambiato, che il nostro è un Paese pericoloso, soprattutto se al governo sale la Destra. E dato che il menu del giorno offre razzismo, tutti si devono accodare. Soprattutto quei politici considerati a rischio. Così è stato per Giorgia Meloni, che, da osservata speciale, ha fatto un tweet molto duro sulla vicenda, così come era stata raccontata dai giornali. Ma le cose sono andate davvero così? E che cosa hanno acquisito i carabinieri in merito?

La Nuova BQ ieri lo ha chiesto proprio al comando dell’Arma e ha scoperto che il rischio della narrazione è molto, molto concreto. I carabinieri che indagano sono gli stessi che già seguono la notizia – questa purtroppo vera - della morte della piccola a soli 5 mesi, probabilmente per morte in culla. 

Ebbene: da quanto la Nuova BQ ha appreso da fonti investigative, nessuno, a parte la consigliera comunale, ha sentito offese razziste all’indirizzo della povera donna che si stava contorcendo dal dolore per la morte della sua piccola. 

Ma c’è un fatto che è sfuggito a tutti e che invece getta più di un dubbio su quanto siano state razziste le parole dette da questo misterioso paziente in sala d’attesa e percepite dalla Gugiatti. La consigliera di centrosinistra, dopo aver fatto il suo comizio dal palco delle sardine, è stata intervistata da una web tv locale. E ha ammesso – proprio lei – di non aver ritenuto importante denunciare la cosa.

“Perché non si è rivolta alle forze dell’ordine?”, le chiede la giornalista. Risposta: “In quel momento abbiamo visto che c’erano i carabinieri, ma ho pensato che fossero lì per le grida della donna e non ho ritenuto in quel momento importante dar peso a ciò che veniva detto”. 

La giornalista la incalza: “E i giorni seguenti perché non ha fatto un esposto?”. La risposta della Gugiatti lascia di sasso: “Non lo so il perché: una parte di me pensa che sarebbe giusto denunciare, l’altra parte dice erano solo parole dette e non pensate”. Però alla domanda sul razzismo in Italia la risposta è da copione: “Ci sono persone cattive e ignoranti che seminano odio, non voglio pensare che Sondrio sia razzista”. E di chi semina allarmi ingiustificati e non provati vogliamo parlare?

La Gugiatti ha ammesso di non aver dato importanza a quelle parole, salvo poi, ringalluzzita dal palco delle Sardine, lanciare il suo anatema. Chissà quale parte di lei ha avuto il sopravvento? Forse quella del quarto d’ora di celebrità per senso civico con la scusa del razzismo, argomento apriscatole, passepartout per essere ascoltati, codice di apertura dei meccanismi mediatici di massa.

Ma c’è di più: mercoledì sera, dopo il clamore suscitato dalle notizie che uscivano sul loro conto, i due genitori della bambina, si sono recati al comando dell’Arma che chiedeva loro di spiegare come fossero andate le cose. Comprensibilmente – da quanto trapela da fonti investigative - i due hanno detto di non aver sentito nulla, anche perché impegnati nella tragedia che stavano vivendo. E’ evidente che, anche ci fossero state, quelle frasi razziste non erano state rivolte direttamente a loro, come invece i giornali hanno lasciato passare.

Agli inquirenti – mentre la Procura ha esteso le indagini sulla morte della bambina anche a questa unica segnalazione di razzismo – non resta altro che visionare le telecamere del triage per scovare eventualmente qualche cosa. Nel frattempo, sono costretti a scartare le tante segnalazioni di persone che – probabilmente mitomani o leoni da tastiera – stanno cercando di fornire elementi, che però sono invece un clamoroso buco nell’acqua.

E quindi, che cosa può essere successo? In linea teorica non è escluso che qualche frase sia stata detta, anche perché risulta difficile pensare che la Gugiatti si sia inventato tutto. Il punto semmai è cercare di capire se non si sia trattato piuttosto di una frase del “cavolo”, da bar, dal sen fuggita, pronunciata da un cretino e quindi – come ci suggerisce la stessa eroina nella sua prima intervista – «parole dette e non pensate». Meritevoli - magari - di uno sguardo di rimprovero, ma non certamente di un appello mondiale come se fossimo di fronte a nuove leggi razziali. Bisognava svergonarlo davanti a tutti facendosi coraggio in quel momento e non sul palco. La pretesa di trasformare tutto in reato è una barbarie.

Il punto è proprio questo: rendere identificabile l’autore di questa frase pecoreccia e riportare tutto a un tono molto più basso: una stupidata, che non potrebbe conquistare clamori ulteriori. Invece si è voluto a tutti i costi creare un mostro in corsia. Per stessa sopravvivenza del nuovo drago antirazzista: identificare quella persona, segnerebbe la fine del gioco. In fondo è la battuta di un cretino, non certo un’emergenza nazionale. Ma in questo caso addio narrazione, addio politici sotto scacco con il “razzistometro” e addio paginate tonanti su questa Italia razzista e becera.