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L’arte dell’ideologia

Rileggere l’arte in chiave trans

Sabine Pigalle è una fotografa che ha manipolato digitalmente alcuni ritratti dell’800: teste di uomini su busti di donne. «Rivendico un nuovo standard sociale per liberare il genere da vincoli normativi».

Gender Watch 21_12_2020

Sabine Pigalle è un’artista e fotografa che ha manipolato digitalmente alcuni ritratti dell’800: teste di uomini su busti di donne. Intervista da Gay.it ha rivelato il suo intento dietro queste manipolazioni: «Il mio vocabolario plastico riguarda l’ibridazione, riguarda la rottura. Creo chimere fluttuanti tra realtà e regno virtuale. […] La serie adotta le convenzioni visive della borghesia ritrattistica, presumibilmente ingrandendo il rango sociale e glorificando standard borghesi, ma li trascina nella confusione, stravolge, altera e denatura i codici di genere e posizione sociale. […]  la scelta dell’identità di genere, nonostante alcuni notevoli progressi, è ancora tabù e viene disprezzata nelle nostre società moderne.

Francoise Sironi, psicologa, nel libro «Psicologia di transessuali e transgender», afferma che "i trans sono contrabbandieri di mondi ed esseri di frontiera, capaci di distorcere senza scioglimento“. Il problema che riguarda la trans-identità non richiede una risoluzione, sia attraverso la medicina o la psicologia. Al giorno d’oggi, dovrebbe essere depenalizzata in alcuni paesi e rimossa dall’arena psichiatrica.

Le nozioni e le pratiche psicologiche sono invece necessarie per aiutare a liberare il genere da ogni vincolo ideologico e politico. […] Il tono dirompente della serie deride il galateo morale e l’arte accademica, graffia il immagine tradizionale di un maschio alfa dominante nella società patriarcale.

Mi allontano dalla correttezza politica, smantello la mentalità borghese, decostruisco l’ordine stabilito, rivelo l’equità nascosta di aspetti maschili / femminili che tutti portiamo dentro (alfa e omega), e rivendico un nuovo standard sociale per liberare il genere da vincoli normativi, utilizzando il diritto di avere un corpo ed essere in grado di costruire la propria identità, se fosse femminile, maschile, un mix di entrambi o anche oltre una categoria binaria».

Non entriamo nel merito di questa scelta che appare essere proprio un manifesto ideologico della teoria del gender, ma vogliamo solo sottolineare la mancanza di originalità della medesima scelta. Ormai anche i sostenitori della teoria del gender crediamo siano arcistufi di vedere, anche nelle rappresentazioni visive, uomini che sembrano donne e di sentire sempre i soliti discorsi sull’identità di genere, la decostruzione, il voler andar controcorrente, la ribellione alle regole morali che, se la Pigalle non si è accorta, ormai non esistono più da molti decenni. Insomma che noia questi discorsetti moraleggianti e stereotipati perchè tutti uguali. E’ tutta roba vecchia e che sa di stantio. Questa scelte artistiche sono assai prevedibili perchè viste mille volte. Volete fare gli artisti? Sforzatevi di essere originali, di non sprofondare in questi abissi di banalità e di non adeguarvi al conformismo dilagante. In tal modo il talento di artisti come la Pigalle non sarà speso invano.