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GAY PRIDE A IMOLA

“Riparare si deve”, vescovo smentisce la linea di Avvenire

Riparare bestemmie e irrisione alla fede cattolica emerse nei gay pride? E' un dovere cristiano. Almeno stando al vescovo di Imola Ghirelli che acconsente alla messa di riparazione a seguito dei gravi fatti della settimana scorsa in città. Una presa di posizione forte e cattolica, in controtendenza rispetto a quelle recenti di vescovi come Pompei, Bergamo o Rimini. E soprattutto smentisce la linea di Avvenire, per il quale la riparazione è sbagliata perché allontana gli omosessuali. 
- PREGHIERA "CONTRO"? È LA BIBBIA CHE LA INSEGNA, di Luisella Scrosati

Libertà religiosa 28_07_2018

Riparare con la preghiera le offese alla religione cattolica da parte di un gay pride si può. O meglio, stando a quanto disposto dal vescovo della diocesi in provincia di Bologna, è necessario. Il comunicato pubblicato sul sito diocesano non lascia spazio a dubbi né a interpretazioni accomodanti all'insegna del clerically correct. Mentre sono ormai diversi i vescovi in Italia che, vuoi per quieto vivere, vuoi per paura dell’opinione pubblica censurano i comitati spontanei di fedeli che si riuniscono per riparare con la preghiera le offese a Dio e al culto cattolico che i gay pride ostentano con superbia e arroganza, a Imola accadrà proprio l’inverso.

Qui ad approvare la messa di riparazione celebrata da un sacerdote diocesano nella chiesa del Suffragio, è stato proprio il vescovo Tommaso Ghirelli. Questi, evidentemente incurante dei diktat che sono giunti nei giorni scorsi da Avvenire, che in un editoriale ha sostanzialmente condannato le preghiere di riparazione in quanto «rischiano di allontanare ancora di più i cattolici con orientamento omosessuale», ma profondamente addolorato per quanto accaduto sabato scorso in città, ha fatto il suo mestiere, che è quello di custodire il bene più prezioso della fede e ha dato il suo via libera alla messa non solo pubblicando l’annuncio sul sito diocesano, ma condannando anche con parole di fuoco le gravissime bestemmie che alcuni giorni prima hanno lordato la cittadina emiliana. 

Al gay pride di Imola del 21 luglio infatti - ormai ogni città ne ha uno, è come la sagra del patrono - ci sono state molte bestemmie rivolte a Dio, segno che il Pride, ma non lo si scopre certo adesso, non è solo una manifestazione di orgoglio “omosex”, ma è fondamentalmente una kermesse di rivendicazioni anticattoliche. 

Il comunicato della diocesi, firmato dal portavoce del vescovo infatti parla chiaro: «La manifestazione di sabato 21 luglio ha visto sfilare dalla stazione di Imola a piazza Matteotti un corteo di donne, uomini e alcuni bambini che hanno inneggiato alla libertà di espressione sessuale. Tra i cartelli spiccava la bandiera arcobaleno con la scritta Pace. Molti slogan lanciati hanno contraddetto quella scritta: incitazioni a odiare una forza politica, insulti alle forze dell’ordine, ripetute luride bestemmie in piazza Matteotti. La Diocesi di Imola deplora con forza il comportamento di chi in nome della libertà calpesta la libertà degli altri, offendendoli nelle loro convinzioni più profonde. I cattolici non temono le offese e pregano per i loro offensori, ma non accettano di confondere la libertà con la prepotenza e l’arroganza».

Poi in conclusione l’annuncio: «Domenica 29 luglio (domani ndr.) alle 10.30 si terrà una messa di riparazione nella chiesa del Suffragio di Imola, celebrata da don Giuseppe Giacomelli».

Insomma: niente comitato di riparazione che trova le porte delle chiese chiuse, come successo in altre città italiane; niente vescovi che si la svignano facendo finta di nulla e raccomandando solo decoro (Pompei) e neppure uffici di curia che, condannando i riparatori, strizzano l’occhio a chi, uomo, scende in strada in tanga irridendo la fede cattolica (Bergamo). A Imola c’è un vescovo che ha ancora il senso del sacro e che ha compreso che un atto pubblico blasfemo e sacrilego va riparato per il bene di tutti, prima di tutto per Dio. Chissà cosa ne pensarà Avvenire? Uno dei tanti editori del giornale dei vescovi che agisce contro la linea editoriale stabilita dal giornale.  

La richiesta della messa di riparazione nasce dalla Fraternità Laica Domenicana di Imola che ha scritto una lettera al presule mostrando «l’oltraggio di piazza Matteotti che macchia indelebilmente la storia civile di Imola e rimarrà a lungo una ferita sanguinante nel cuore dei cattolici imolesi e di ogni persona animata da genuino sentimento religioso». Si fa riferimento a un video che circola su Youtube e si chiede «umilmente al vescovo Tommaso Ghirelli di celebrare un rito pubblico in riparazione dell'oltraggio blasfemo, da realizzarsi auspicabilmente nella stessa piazza teatro del vergognoso evento».

Ghirelli ha risposto dando il via libera. E da quanto risulta alla Nuova BQ, il prelato che in questi giorni è fuori città tornerà a Imola oggi. In tempo - secondo alcuni, ma la notizia non è confermata - per celebrare personalmente la messa di riparazione di domani. Anche se assente però, la pubblicazione della notizia della messa nella home page del sito mostra chiaramente che i vescovi non sono tutti come quelli a cui le cronache recenti ci hanno abituato. Ultimo caso ad esempio il vescovo di Rimini Lambiasi che ha congedato il comitato di riparazione con un poco diplomatico «grazie, ma i cattolici non fanno questo tipo di preghiere». Infatti. Tempo alcuni giorni e a smentirlo è arrivato proprio un suo confratello nell’episcopato.