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EDITORIALE

Riscoprire la virtù della prudenza

La vicenda della comunione data dal cardinale Bagnasco a Wladimiro Guadagno, in arte Luxuria, continua a generare sconcerto e indignazione. Forse una mossa studiata per creare il caso, sicuramente una mancanza di prudenza da parte della Chiesa. Come ci insegna papa Francesco. 

Editoriali 31_05_2013
Il cardinale Bagnasco e Wladimiro Guadagno


In questi giorni stanno crescendo le reazioni alle immagini che mostrano Wladimiro Guadagno, in arte Vladimir Luxuria, ricevere la comunione dalle mani del cardinale Angelo Bagnasco durante i funerali a Genova di don Andrea Gallo. La maggior parte delle reazioni sono di sconcerto e di indignazione, tanto che in diversi casi si arriva anche a giudizi pesanti sul cardinale Bagnasco, che non possiamo non definire inaccettabili. In ogni caso non si può negare che la vicenda abbia creato scandalo.

Della morte di don Gallo e del suo funerale ci siamo occupati nei giorni scorsi tralasciando la vicenda della comunione al signor Wladimiro Guadagno perché ciò che ci premeva sottolineare era anzitutto la gravità di proporre don Gallo – pur con tutta la comprensione umana possibile per la persona – quale modello evangelico e sacerdotale.

Qualche parola merita però anche la vicenda della comunione, partendo proprio dallo scandalo generato. Ed è qui anzitutto che dobbiamo cercare di capire. Cos’è infatti che genera scandalo? Non è il semplice fatto che venga data la comunione a un trans, perché il sacerdote non può ovviamente sapere se la persona che ha davanti, pur nella sua condizione, ha effettivamente iniziato un cammino di conversione, se si è confessato oppure no. La responsabilità di quel gesto è innanzitutto di chi va a ricevere la comunione, esattamente come accade per ognuno di noi. Se ci accostiamo al sacramento non essendo in stato di grazia, siamo noi che “beviamo e mangiamo la nostra condanna”, come dice San Paolo, non il prete che non può sapere.

Nel caso di Wladimiro Guadagno, però, siamo di fronte a un personaggio pubblico che non perde occasione per affermare con forza posizioni e pensieri in aperto contrasto con la Chiesa cattolica, ed è qui che si genera lo scandalo: egli lotta per il pieno riconoscimento della condizione trans così come per i matrimoni gay; è stato deputato dell’estrema sinistra e in Parlamento si è battuto per l’affermazione dell’identità di genere che, ricordiamolo, Benedetto XVI ha denunciato come un cultura che vuole negare Dio e sovvertire il piano divino. Insomma, è difficile immaginare qualcosa di peggio dal punto di vista della Chiesa cattolica. Ovviamente è anche entusiasticamente a favore dell’aborto e, tanto per non farsi mancare niente, appena un mese fa in una intervista al settimanale Oggi ha anche dichiarato di essere buddhista da 15 anni.

E’ abbastanza ovvio quindi che vederlo ricevere l’Eucarestia dalle mani del presidente dei vescovi italiani generi sconcerto. Forte è il sospetto che sia stata anche una mossa studiata proprio per creare il caso: a nessuno può sfuggire infatti che la forza d’impatto di quell’immagine vale più di mille discorsi e documenti. Del resto all’indomani del fatto né Wladimiro Guadagno ha giustificato il suo gesto come un cambiamento nella sua vita né l’arcidiocesi di Genova ha inteso precisare o puntualizzare alcunché. Insomma, tutto come se fosse normale. E questo accresce lo sconcerto e le perplessità.

Volendo mantenere uno sguardo benevolo, possiamo ritenere che il cardinale Bagnasco sia caduto in una trappola, magari anche mal consigliato da qualcuno. Del resto, si dirà, una volta che alla Comunione gli si è presentato davanti il signor Guadagno, che cosa poteva fare? Proprio per il primo punto sottolineato (non poteva sapere se si era confessato o no) sarebbe stato discutibile rifiutare l’Eucarestia, senza considerare il putiferio che ne sarebbe derivato.

La questione vera è che, senza mancare di rispetto a nessuno, bisognerebbe praticare maggiormente la virtù della prudenza, quell’essere “più astuti dei serpenti” che Gesù ci invita ad essere insieme a “candidi come le colombe”. E ad insegnarcelo è papa Francesco. Per coincidenza qualche settimana prima dei funerali di don Gallo, il vaticanista Sandro Magister metteva in evidenza come papa Bergoglio non distribuisca mai la comunione. Da quando è papa non ha mai detto il perché, però lo ha fatto quando era arcivescovo di Buenos Aires.

In un libro del 2010 spiegava infatti che capita che ci siano alcuni che «si spacciano per cattolici ma hanno comportamenti indecenti di cui non si pentono». Proseguiva Bergoglio: «Per questa ragione in alcune occasioni non do la comunione, rimango dietro e lascio che siano gli assistenti a farlo, perché non voglio che queste persone si avvicinino a me per la foto. Si potrebbe anche negare la comunione a un noto peccatore che non si è pentito, ma è molto difficile provare queste cose». Insomma, papa Bergoglio ha sempre tenuto a evitare situazioni che potessero dare scandalo o creare confusione e sconcerto tra i fedeli: «Non voglio che queste persone si avvicinino a me per la foto».

Basta vedere che effetto ha avuto l’immagine di Genova per capire quanto sia saggio seguire il papa anche in questi che sembrano dettagli.