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Scuola

Rivoli, petizione contro mozione antigender

A  Rivoli il mese scorso è stata approvata una mozione che permette ai genitori di monitorare quei corsi che parlano di «gender». Per eliminare questa mozione è stata lanciata una petizione.

Gender Watch 05_02_2021

L’amministrazione di centro destra del comune di Rivoli (TO) lo scorso gennaio ha approvato una mozione in cui bandisce il gender dalle scuole. Il vicesindaco Laura Adduce spiegò in sintesi il contenuto di questa mozione che potrebbe essere imitata da altre amministrazioni comunali: niente «educazione gender» nelle scuole elementari; richiesta agli insegnanti di vigilare su questa ideologia che «si è insinuata nei programmi didattici»; «preventive e dettagliate relazioni scritte alle famiglie sugli argomenti che i docenti intendono trattare con gli alunni».

Ora è stata lanciata una petizione, che ha raccolto quasi 3mila firme (ma chiunque nel mondo può sottoscriverla non solo gli abitanti di Rivoli), per ritirare questa mozione. I promotori della petizione hanno scritto poi al sindaco: «Gentile Sindaco Andrea Tragaioli, gentili membri del consiglio comunale di Rivoli, nella scorsa settimana è stata lanciata una petizione tramite la piattaforma change.org per chiedere il superamento della mozione in oggetto, presentata dal gruppo Lega Rivoli e approvata in data 18 gennaio. La raccolta firme ha raggiunto ad oggi quota 2700 firmatari che chiedono a gran voce di fermare questa mozione presentandone una nuova che ne corregga i termini. Riteniamo inadeguata la mozione perché non crediamo esista una "cultura gender", perché crediamo sia fondamentale non interferire con il lavoro delle insegnanti nelle scuole e perché troviamo sia grave che un partito politico possa pensare di "vigilare sull'istruzione dei rivolesi di domani" (cit. da testo della mozione)».

Qualche risposta. Esiste eccome la cultura gender: è quella cultura che, tra le altre cose, predica che l’omosessualità è un orientamento naturale e che il «cambiamento» di sesso sia una scelta moralmente lecita. In secondo luogo gli insegnanti hanno un’autonomia relativa: devono rispondere al Provveditorato agli studi e, ancor prima, ai genitori. Infine in merito alla vigilanza sui programmi: tale invito era rivolto agli insegnanti, ma, al di là di questa precisazione, anche un partito politico deve vigilare sull’istruzione, perché l’istruzione è parte del bene comune, fine a cui deve tendere chi fa politica. Inoltre la proposta di legge Zan prevede corsi gender nelle scuole: non è anch’essa una decisione che va ad incidere nell’ambito dell’istruzione?