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IN IRLANDA

Santuario di Knock, riconosciuto il primo miracolo

Dopo le testimonianze raccolte e le indagini mediche, la Chiesa cattolica irlandese ha riconosciuto come inspiegabile la guarigione improvvisa e completa di Marion Carroll, avvenuta nel 1989 dopo la benedizione con l'ostensorio. Si tratta del primo miracolo ufficialmente associato al santuario di Knock, teatro 140 anni fa di un’apparizione della Madonna con san Giuseppe e san Giovanni Evangelista. Un segno di speranza per l’intera Irlanda.

Ecclesia 06_09_2019

A 30 anni di distanza dai fatti, avvenuti nel settembre 1989, la Chiesa cattolica irlandese ha riconosciuto il miracolo riguardante una donna di nome Marion Carroll, oggi sessantottenne e all’epoca affetta da una grave forma di sclerosi multipla o altra malattia neurodegenerativa, improvvisamente guarita nel corso di una visita al santuario di Knock.

Si tratta della prima, inspiegabile, guarigione ufficialmente associata al santuario nazionale dell’Irlanda, che sorge sul luogo dove 140 anni fa - per l’esattezza la sera del 21 agosto 1879 - si verificò una silenziosa manifestazione mariana (giudicata autentica dalla Chiesa), i cui segni vennero testimoniati da 15 persone del posto, giovani e adulti, compresi un bambino di 11 e un altro di appena 5 anni, nonché una bambina di 8.

I veggenti affermarono di aver visto la Vergine Maria, bellissima, vestita di bianco e con una corona brillante; alla sua destra san Giuseppe, in atteggiamento di profonda devozione verso la sua sposa, e alla sua sinistra, un po’ più staccato, san Giovanni Evangelista con in mano un libro aperto. Videro quindi un altare con sopra un agnello, simbolo di Gesù, e alle sue spalle una croce. L’apparizione si protrasse per circa due ore e, malgrado l’oscurità che andava calando, i fedeli continuarono a vedere nitide le figure celesti, avvolte nella luce. Tra i diversi Papi ad aver legato il loro nome a quello di Knock c’è san Giovanni Paolo II, che nel 1979 - nel centenario delle apparizioni - donò al santuario una Rosa d’Oro, inginocchiandosi in preghiera davanti al muro della visione.

Il riconoscimento pubblico della guarigione è stato fatto domenica 1 settembre da Francis Duffy, vescovo di Ardagh, diocesi che comprende la cittadina (Athlone) dove abita la signora Carroll. «Riconosco che Marion è stata guarita dalla sua malattia di lungo corso durante il pellegrinaggio in questo luogo sacro», ha detto monsignor Duffy, tenendo l’omelia nel santuario gremito, dove erano presenti Marion, il marito Jimmy, i loro due figli e cinque nipoti. «Molti hanno testimoniato il radicale cambiamento che è capitato a Marion qui e al suo ritorno ad Athlone nel 1989. Senza dubbio c’è stata una guarigione, una cura della malattia che ha afflitto Marion per diversi anni», ha aggiunto il vescovo di Ardagh.

Alle parole di Duffy hanno fatto eco quelle di monsignor Michael Neary, arcivescovo di Tuam, arcidiocesi in cui ricade il santuario di Knock. «Oggi la Chiesa riconosce formalmente che questa guarigione non ammette alcuna spiegazione medica e si unisce alla preghiera, alla lode e al ringraziamento a Dio». Neary ha quindi ricordato l’abituale prudenza che contraddistingue la Chiesa quando si tratta di valutare se si possa effettivamente parlare di una causa soprannaturale. «In queste situazioni, la Chiesa deve essere sempre molto cauta». E nei 30 anni trascorsi dall’evento che ha cambiato la vita di Marion c’è stato tutto il tempo per il necessario «esame da parte dell’Ufficio medico», che ha confermato la mancanza di una spiegazione scientifica.

Ma in che modo è avvenuta la piena guarigione di Marion Carroll? La donna, in un’intervista con il Catholic News Service, ha spiegato che il giorno dell’annuale pellegrinaggio diocesano, in quel settembre 1989, era stata portata al santuario su una barella perché «completamente paralizzata». Tutto il suo stato di salute era pessimo. «Ero cieca da un occhio e avevo ben poca vista nell’altro. Non riuscivo a mangiare bene, non riuscivo a parlare bene e avevo l’epilessia», ricorda adesso. A ciò si aggiungevano una seria incontinenza, continue complicazioni renali e altri disturbi che la facevano sentire vicina alla morte.

Tutto cambiò quando l’allora vescovo di Ardagh, Colm O’Reilly, al momento della benedizione dei malati, benedisse Marion servendosi dell’ostensorio con il Santissimo Sacramento. «Quando mi ha benedetto – racconta la signora Carroll al CNS – ho avuto questa bellissima sensazione, era una sensazione magnifica», che si accompagnò all’idea - di fatto un’ispirazione - di poter scendere dalla lettiga e camminare. A Messa finita, venne trasportata in un centro di riposo lì vicino, dove chiese, tra la sorpresa del personale sanitario, di abbassare le sbarre protettive della barella. Un’infermiera che la seguiva acconsentì infine alla richiesta solo per «calmarla», come la donna rivelò poi a Marion. Quest’ultima mise le gambe a terra, si alzò dritta in piedi e, nonostante anni di paralisi, «non mi sentii nemmeno rigida». Aveva recuperato completamente anche l’uso delle braccia e della parola.

L’Ufficio medico del santuario di Knock è guidato dal dottor Diarmuid Murray, il quale ha spiegato a RTE News che i 30 anni di attesa per il pronunciamento definitivo sono dovuti anche al fatto che non vi era una formale diagnosi della condizione di Marion. Del resto, come ha detto la stessa donna, «all’epoca c’erano meno informazioni sulla sclerosi multipla. A mia figlia è stata diagnosticata, ma al giorno d’oggi possono darti rapidamente una diagnosi grazie alle risonanze magnetiche». Tra i pareri chiesti e ottenuti dall’Ufficio medico risulta quello di un gastroenterologo, che in una lettera afferma: «A prescindere dal fatto che la sua condizione fosse di tipo organica o psicologica, il sensibile miglioramento dal momento della sua visita a Knock è inspiegabile».

Come impiega il suo tempo Marion dopo la grazia ricevuta? In questo trentennio è stata lei stessa, assieme al marito Jimmy, a dedicare molte delle sue giornate all’assistenza dei pellegrini malati, agendo a Knock tra i Volontari di Nostra Signora. Anche nella sua parrocchia si adopera per gli infermi e i morenti. E inoltre va in giro per il mondo a testimoniare quello che le è successo. Il perché lo spiega così: «La mia guarigione a Knock non appartiene a me. Questo è un dono speciale per far sapere alla gente che Gesù e Maria sono lì».

Certo è che il riconoscimento del miracolo a Knock è un segno di speranza per l’intera Irlanda, un tempo chiamata «l’Isola dei santi» per il gran numero di anime predilette che vi diffusero la fede in Cristo o la annunciarono da missionari all’estero, da san Patrizio a santa Brigida di Kildare, a san Colombano. Può essere il segno della prossima rinascita di un Paese che in questi ultimi anni, vedi gli esiti nefasti dei referendum sulle “nozze gay” e l’aborto (con l’abrogazione dell’8° emendamento che proteggeva i nascituri), ha mostrato di aver smarrito la sua identità cattolica, ormai ridotta a un piccolo gregge. Ma che Dio non abbandona.