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IL CASO CHOC DEL DOTTOR MORTE

Saronno Il male per il male

Il medico e l'infermiera amanti arrestati per una serie di omicidi. Impressiona il livello di amore nutrito per la morte e la lucidità con cui viene descritto. Uccidevano per puro piacere della morte nell’omertà generale. Come a indicare che non basta volere il diavolo per regalargli spazio. Serve anche il vuoto di una società ignava a scatenarlo

Editoriali 03_12_2016
 Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga

Non è come quando Pietro Maso uccise i suoi genitori per ottenere l’eredità. Non è nemmeno come quando Erika uccise parte della sua famiglia per un rifiuto dell’autorità o per gelosia nei confronti del fratello, come confessò anni dopo il suo complice Omar Favaro. Non è neppure come quando Olindo e Rosa per costruirsi il “paradiso” in casa uccisero i loro vicini. Certamente in questi, come in altri delitti (e come in tutti i peccati in forma minore) c’è lo zampino del diavolo (di Erika si trovarono addirittura lettere in cui si parlava di sacrifici animali e sedute spiritiche con disegni satanici) che inganna l’uomo promettendogli la felicità a cui aspira attraverso l’eliminazione, l’invidia, la calunnia di persone che sente di impedimento alla vita, oppure attraverso il loro possesso. Ma il demonio in questi casi prima fa leva sul desiderio di vita eterna e sulla sua paura di perderla (sul terrore che si ha di morire) e poi inganna circa il modo di ottenerla. Ogni peccato al fondo nasce da qui.

Invece, nell’ultimo episodio di cronaca nera che sta invadendo le pagine dei giornali c’è qualcosa più, c’è una serie di omicidi che nascono da altro, facendo più difficilmente sperare, rispetto ai casi citati, in un possibile ravvedimento. L’infermiera Laura Taroni e il suo amante, il vice primario di anestesia e rianimazione Leonardo Cazzaniga, entrambi dipendenti dell’ospedale di Saronno, uccidevano per puro piacere e gusto della morte: “Secondo te – chiese Cazzaniga a Taroni  all’inizio delle indagini - potrei essere accusato di omicidio volontario? Se si documenta che ho praticato l’eutanasia…io non sono neanche l’unico”. Perché “l’eutanasia è un’altra cosa”, precisava il medico chiarendo che la sua non era una scelta ideologica dettata dall’inganno luciferino di fare il bene delle persone cancellandone la sofferenza attraverso la morte. No, la sua era una decisione della morte per la morte, ossia del diavolo per il diavolo. Tanto da arrivare a definire se stesso “l’angelo della morte”.

Secondo le indagini il medico avrebbe ucciso dal 2012 al 2015 diversi malati e anziani tramite dosaggi di farmaci letali. Ma l’indagine è anche sulla donna che avrebbe assassinato il marito e la madre e che voleva eliminare anche la nonna e la zia: “Io una strage la farei volentieri”, disse nel maggio del 2015 all'amante, il quale in un dialogo in cui lei esternava la sua “voglia di uccidere” le spiegò, quasi descrivendo una bulimia di morte, che “lo so amore sei come un lupo affamato dentro un ovile. Affamato perché non mangia da un mese ma non può toccare le pecore”. Un istinto lo chiamava lei, ma un istinto che di umano ha ben poco. Impressiona, infatti, (e si fatica a riportarlo) il livello di amore nutrito per la morte e la lucidità con cui viene descritto, scelto: “Hai un’ira dentro che ti sballa completamente. Li tortureresti, ne faresti di tutti i colori (ai familiari, ndr). Li accopperesti e poi li appenderesti come facevano un tempo gli unni. Le teste mozzate davanti a casa, sulla picca, un pezzo di legno. E le metteresti al pubblico ludibrio finché la testa non si scarnifica. Poi torneresti a casa a berti un caffè”. La donna avrebbe ucciso anche i figli ma l’uomo l’aveva fermata, concependoli come parte della squadra della morte. L’”angelo blu” e l’”angelo rosso” li chiamava il medico. Dalle intercettazioni emerge infatti che loro stessi spingevano la madre a uccidere anche altri parenti: “Non sai – le confessò il figlio maggiore – quanto le nostre menti omicide messe insieme siano così geniali”.

Nonostante l'evidente delirio il medico e l’infermiera, che avevano minacciato alcuni dei loro colleghi sospettosi, hanno comunque operato senza impedimento. Tanto che fra gli indagati ci sono altre dodici persone. Si va da quanti pur avendo ricevuto segnalazioni hanno chiuso gli occhi, a chi è accusato di favoreggiamento o di falsa certificazione. E, sebbene il principio dell’inferno non sia nella struttura ospedaliera ma nel cuore di due amanti che hanno deciso lucidamente per il nulla puro, non si può chiudere gli occhi sul fatto che due persone così assetate di morte siano riuscite ad agire per oltre due anni nell’omertà e indifferenza generali. Come a indicare che non basta volere il diavolo per regalargli spazio. Serve anche il vuoto di una società ignava a scatenarlo.