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ELEZIONI USA

Scientific American sfida Trump. E la scienza diventa politica

In 175 anni di storia, la prestigiosa rivista Scientific American non è mai scesa in campo per delle elezioni presidenziali americane. Adesso lo fa, per la prima volta, per appoggiare Joe Biden, contro Trump, accusato di disastri su Covid e riscaldamento globale. Ma si tratta di critiche politiche, molto più che scientifiche. E confermano un fenomeno in crescita: la politicizzazione delle scienze naturali

Esteri 18_09_2020
Joe Biden

In 175 anni di storia la prestigiosa rivista Scientific American non è mai scesa in campo per delle elezioni presidenziali. Non ha mai parteggiato per Zachary Taylor contro Lewis Cass e Martin van Buren nelle elezioni del 1848, le prime dopo che la rivista aveva visto la stampa, quando i partiti erano ancora gli Whig, i vecchi Democratici e il Partito della Terra Libera. Non è scesa in campo nel 1860, alla vigilia della Guerra Civile, nella storica e sciagurata sfida fra Abraham Lincoln, primo candidato repubblicano, contro i due candidati democratici John Breckinridge (del Sud) e Stephen Douglas (del Nord). Non è scesa in campo per Wilson, il presidente dell’intervento nella Grande Guerra e dei 14 Punti. E neppure per Roosevelt, quando promise il New Deal e un decennio dopo la vittoria nella Seconda Guerra Mondiale. Eppure Scientific American, in queste elezioni del 2020, si sente in dovere di scrivere un articolo in cui dà il suo illustre appoggio a Joe Biden, il candidato democratico. E lo fa con un articolo che è più un insulto al presidente in carica, Donald Trump, che un elogio al candidato preferito.

“Quest’anno ci sentiamo costretti a farlo – si legge nell’editoriale – Non prendiamo la cosa alla leggera. I fatti e la scienza ci mostrano che Donald Trump abbia gravemente danneggiato gli Stati Uniti e il loro popolo, perché rifiuta sia i fatti sia la scienza”. Un incipit così è già una condanna senza appello. Il resto dell’articolo rincara la dose, imputando a Trump la colpa di aver condotto una politica “disonesta e inetta” contro l’epidemia di Covid-19 e di “aver attaccato le protezioni ambientali, la sanità, la ricerca e le agenzie pubbliche scientifiche che aiutano questo Paese ad affrontare le sfide più importanti”. Oltre a sottolineare le gravi conseguenze del coronavirus negli Usa, con 190mila morti, l’articolo sottolinea anche l’avversione di Trump alle politiche di lotta al cambiamento climatico. “Continuando a negare la realtà – si legge – Trump ha indebolito la preparazione degli Usa al cambiamento climatico, dichiarando falsamente che non esiste e ritirandosi dagli accordi internazionali per mitigarlo. Il cambiamento climatico sta già causando morti correlate all’alta temperatura e un aumento di tempeste, incendi e inondazioni”.

Se lo dice Scientific American vuol dire che è vero? Non possiamo, nel nostro piccolissimo, far a meno di notare che gli Usa hanno subito meno morti di Covid di molti altri grandi Paesi europei, Italia inclusa. Se guardiamo alle cifre in termini relativi alla popolazione, infatti, vediamo che la performance Usa non è stata peggiore di quella di Regno Unito, Belgio, Spagna, Italia, Francia. E se proprio si devono indicare le responsabilità, in un sistema federale come quello americano, non si può anche qui ignorare che la stragrande maggioranza delle vittime è nello Stato di New York (governatore Andrew Cuomo, democratico). Scientific American condanna ampiamente le politiche anti-Covid più permissive, incoraggiate da Trump e applicate dai governatori repubblicani di Texas e Florida, ad esempio. Ma ignora completamente il disastro commesso da Cuomo a New York.

Per quanto riguarda il cambiamento climatico, invece, l’editoriale di appoggio a Biden giunge proprio nel momento giusto, nel pieno degli incendi sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Il governatore della California, Gavin Newsom (democratico) ha dichiarato che gli incendi che stanno devastando da settimane il suo Stato sono causati dal cambiamento climatico. Trump, in visita nello Stato della costa meridionale pacifica, ha invece rimproverato alla classe dirigente democratica un qualcosa di molto più immediato e concreto: la cattiva gestione delle foreste. In effetti

Alla fine dell’articolo ci si chiede come mai una rivista che si è astenuta da ogni campagna elettorale, anche ai tempi della Guerra Civile e di due conflitti mondiali, adesso debba scegliere di scendere in campo, con argomenti per altro così deboli e facilmente confutabili. La prima risposta è nello stato del giornalismo americano (e non solo) che è sempre più esplicitamente ideologizzato. Ormai non è un mistero che la maggior parte dei media sia dichiaratamente schierata dalla parte dei Democratici, o per lo meno contro Trump. Gordon Sauter, già presidente di Cbs News, ha dedicato un ampio studio sul tema, sostenendo che la faziosità filo-progressista dei media abbia ormai passato ogni limite.

La seconda riflessione riguarda, invece, proprio l’ambiente scientifico, che è sempre più politicizzato. Sarebbe un sollievo pensare che sia solo una questione di soldi: denigrare il candidato che promette meno fondi alla ricerca pubblica e parteggiare per quello che ne dà di più. C'è anche questo fattore (lo si legge fra le righe dello stesso editoriale), ma non solo. Il punto vero è sempre l'ideologia. Il sostegno di Scientific American a Biden segue a ruota e completa una massiccia campagna di anti-razzismo nelle accademie scientifiche, incluso un manifesto di condanna delle origini “suprematiste bianche e capitaliste” dell’America pubblicato dall’Associazione degli Psicologi Americani. In più occasioni, medici ed esperti di medicina delle accademie americane hanno condannato il razzismo come male peggiore del Covid, chiudendo un occhio e invitando a chiuderne anche due sugli assembramenti creati dalle manifestazioni di Black Lives Matter. Anche Scientific American, in questo, ha fatto la sua parte, mischiando arbitrariamente scienze sociali e medicina, attribuendo a una causa ideologica e politica (il presunto “razzismo” del 2020) la mortalità per Covid maggiore nelle comunità afro-americane. Se dopo la scienze umane anche quelle naturali vengono egemonizzate dalla nuova sinistra, l’effetto, però, sarà quello di screditare le scienze naturali. Con conseguenze sempre peggiori. Se le premesse sono queste, infatti, il consiglio che mi darà un medico non verrà più considerato come il parere di un esperto, ma come quello di un attivista di sinistra. E magari il suo attivismo non coincide con la mia salute.