Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico
LIBERTA' DI EDUCAZIONE

Scuola paritaria, un'emergenza dimenticata

Nella prolusione della scorsa settimana, il cardinale Bagnasco ha invitato i politici a valorizzare il patrimonio della scuola cattolica.

Attualità 03_10_2011
scuola cattolica

Ci sono parole, nella prolusione al Consiglio permanente della Cei pronunciata dal Card. Angelo Bagnasco la scorsa settimana, per le quali si rende necessario un approfondimento, perché non siano considerate un puro esercizio di retorica o un semplice riferimento, quasi rituale, a temi di cui la Chiesa italiana, per sua stessa natura, “deve” parlare.


Non si tratta, evidentemente, delle parole “strombazzate” e strumentalizzate dai mass media nazionali per “bastonare” il Presidente del Consiglio o, comunque, i comportamenti moralmente riprovevoli della parte politica avversa, qualunque essa sia…


Ci riferiamo, invece, a quelle più ignorate da certa stampa, forse perché considerate irrilevanti o, forse, proprio perché più dirompenti, che riguardano la libertà di educazione.


La scuola paritaria sta attraversando un momento di forte difficoltà, mortificata sia dalle estenuanti divisioni ideologiche e politiche che sembrano incomponibili, sia dalla crisi economica e finanziaria che ha aumentato sensibilmente il rischio di chiusura di tante strutture, già pesantemente messe alla prova, in questi ultimi anni, dai ripetuti tagli dei contributi statali e da una legge di parità mai completamente attuata.

L’invito rivolto alla classe politica di valorizzare “il patrimonio della scuola cattolica e sostenere il diritto dei genitori di scegliere l’educazione per i propri figli”, costituisce un autorevole richiamo a tenere presente che la libertà di educazione non è un diritto di pochi o una invenzione della Chiesa cattolica, preoccupata della propria “riserva indiana”, ma un inalienabile valore che rappresenta un vantaggio per tutti: la possibilità che in Italia possano esistere anche istituzioni scolastiche che non siano statali è garanzia, infatti, di libertà, di pluralismo, di democrazia.

Se venisse meno la scuola paritaria cattolica, poi, andrebbe a disperdersi nel nulla una grande tradizione pedagogica che ha contribuito ad educare intere generazioni di lavoratori ed intellettuali, a creare sviluppo e benessere, a rafforzare la stessa unità d’Italia. Ha dunque senso sacrificarla sull’altare dell’ideologia o per valutazioni economiche prive di fondamento o addirittura controproducenti?


Lo stesso cardinale Bagnasco lo ha ricordato: “Ogni volta che una scuola paritaria è costretta a chiudere, ne deriva un aggravio economico per lo Stato e una ferita per la scuola nel suo insieme”. Togliere “l’ossigeno” alle scuole paritarie significa infatti aggravare sotto ogni profilo la situazione del nostro Paese: quella economica, dato che con le scuole paritarie lo Stato risparmia circa 6 miliardi di euro ogni anno; quella sociale, poiché si mortificano le migliori energie che vengono “dal basso”, quelle che hanno a cuore l’educazione dei nostri giovani.

Forse non tutti sanno, a tale proposito, che il bilancio pluriennale dello Stato, approvato a dicembre 2010, prevede per gli anni 2012 e 2013 uno stanziamento di 280 milioni di euro per l’istruzione non statale. Lo stanziamento “storico” (cronicamente inadeguato, ma meglio che niente…), da ormai un decennio ammonta a circa 535 milioni all’anno, pertanto tale previsione per gli anni 2012-2013 comporterebbe una riduzione del 45% circa delle risorse. Se il taglio rimanesse quello previsto, moltissime scuole paritarie sarebbero costrette a cessare l’attività, causando gravissimi problemi per le comunità locali e per la stessa spesa pubblica.


I tagli, se effettuati con intelligenza e con l’intendimento di eliminare gli sprechi, possono essere senz’altro utili; questo, consumato ai danni della scuola paritaria, è davvero un capolavoro di autolesionismo dello Stato….


C’è dunque da augurarsi che queste parole, così ragionevoli e illuminate, siano ascoltate da tutti e in particolare da chi ha la responsabilità di governo, e generino decisioni altrettanto illuminate e costruttive, a favore del miglior investimento che qualsiasi società può fare particolarmente in tempi difficili come questo: l’educazione/istruzione delle nuove generazioni.


Come ha detto Benedetto XVI nel suo straordinario discorso al Bundestag nei giorni scorsi: “Servire il diritto e combattere il dominio dell’ingiustizia è e rimane il compito fondamentale del politico”.