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CASO KENDALL JONES

Se gi animalisti danno la caccia alla cacciatrice

La 19enne americana Kendall Jones è diventata un "mostro", braccata da migliaia di persone che la insultano sui social network. Perché è cacciatrice e si fa fotografare sorridente assieme alle prede, in Africa. Un altro caso esemplare

Creato 06_07_2014
Kendall Jones e un leone

Nei ruggenti anni ’20, o meglio ancora nell’epoca vittoriana, l’apogeo degli imperi europei in Africa, Kendall Jones sarebbe stata un’eroina e sarebbe andata in giro per teatri a raccontare le sue gesta. Sarebbe stata un’amazzone senza paura, le femministe (suffragette) l’avrebbero presa ad esempio per dimostrare agli uomini che anche le donne hanno gli attributi e quindi pure il diritto di voto.

Kendall Jones, una ragazza texana, di 19 anni, da sei appassionata di caccia grossa in Africa, è ora invece considerata un mostro. Ha postato le sue foto su Instagram e Facebook, sorridente, assieme alle belve che ha ucciso (fra cui anche leopardi e leoni), mostrandole come suoi trofei. Il risultato? Una valanga di insulti e minacce da tutto il mondo. Questo giovedì è partita una petizione per bandirla dai social network.

Alcuni esempi di odio in rete, giusto per far capire di che cosa stiamo parlando: “Continua a vantarti di aver ucciso scimmie, leoni, ghepardi, rinoceronti, aspetta che tornino indietro a darti loro la caccia, brutta pu*** egoista!”. “Sei una me***! Ucciditi, che è meglio! Spero di vederti morta il prima possibile!”. “Pena di morte per Kendall Jones!”. I commenti sono tutti così e sono ormai migliaia. È talmente diffuso l’odio in rete, che anche tutte le omonime Kendall Jones iniziano ad essere bersagliate sui loro profili Facebook e Twitter e devono discolparsi o prendere le distanze. Uccidere animali, nel 2014 - a prescindere dal motivo - è considerato un crimine degno della pena di morte, per tutta questa gente che interviene su Internet. Lo avevamo constatato anche con il caso delle liste nere per i ricercatori che praticano la vivisezione e soprattutto con il caso di Caterina Simonsen, la studentessa di veterinaria che si è beccata in pochi giorni 500 insulti e 30 auguri di morte per aver ringraziato chi, grazie alla sperimentazione animale, le ha permesso di vivere e di sperare in un futuro. Si dirà che il caso di Kendall Jones è diverso da quello della sperimentazione animali, perché non ha finalità mediche, ma dà la caccia agli animali africani per divertirsi e, per di più, uccide animali rari, considerati in via di estinzione. 

Lei nega e si difende dicendo che non è un divertimento, ma una necessità. Ha infatti comprato una licenza dallo Zimbabwe, che chiede questi tipi di interventi per svariati motivi, tutti indispensabili. Fra le sue risposte leggiamo che una delle sue prede fa parte di una «sovrappopolazione di leopardi che fa strage di greggi. Invece di lasciare che siano gli abitanti dei villaggi a uccidere un leopardo (che non è proprio l’animale più docile del mondo, ndr), il governo vende permessi per far sì che siano i cacciatori a farlo. Vendendo permessi, non solo si prende cura degli animali, ma si producono ricchezze che tornano a beneficio delle comunità locali, per scavare pozzi, costruire scuole e migliorare la vita di comunità». La Jones sostiene, fra l’altro, che con un solo elefante abbattuto, si nutrono decine di persone. E che, oltre a sfoltire la sovrappopolazione di certe specie e a proteggere le popolazioni (umane) locali da belve pericolose, la sua è anche una missione scientifica. «Mentre tutti gli attivisti anti-caccia si nascondono dietro a un computer scrivendo commenti repellenti e mandandomi minacce di morte, io sto partecipando alla White Rhino Green Hunt. Ho narcotizzato un rinoceronte bianco e il veterinario ha preso alcuni campioni del suo sangue, il suo profilo del Dna, ripulito e medicato una sua zampa ferita e iniettato antibiotici. Il rinoceronte si è risvegliato in grande forma e ora sarà classificato in un database del Dna utile per la lotta al bracconaggio».

In realtà gli argomenti "umanitari" della Jones sono poco sostenibili, anche se la sua passione non è contro la legge e risponde ai suoi aggressori virtuali postando articoli del National Geographic, sul ruolo della caccia nella conservazione della fauna africana. Negare che la molla principale delle sue avventure sia il divertimento è difficile, e non è il caso di farla diventare un'eroina, però il punto è un altro. Alcuni o molti potranno anche trovare disdicevole l'attività e la passione di Kendall Jones, ma questo in nessun modo può giustificare la violenza verbale (per ora) e le minacce di morte cui è sottoposta. Purtroppo per certi ecologisti e animalisti sono gli uomini a essere ospiti sgraditi della natura, per cui la vita di una persona vale molto meno di quella degli animali. Gli animali hanno diritti, gli uomini un po’ meno e solo se imparano a farsi da parte. Si preferisce ripopolare l’Italia di lupi piuttosto che difendere un villaggio da un leopardo.