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Se l'emergenza serve a rinviare il voto

Le elezioni regionali e il referendum sono alle porte. E il governo si presenta con sondaggi molto sfavorevoli. Siamo sicuri che la nuova campagna di terrore sul Covid, la nuova emergenza, non sia un espediente per rinviare il voto?

Politica 18_08_2020
Tamponi a Roma

Le elezioni regionali sono alle porte ed entro venerdì bisogna chiudere le liste. I partiti di governo sono in fibrillazione perché, guardando i disastrosi sondaggi, temono una figuraccia. Nelle sei regioni decisive per il voto (la Valle d’Aosta fa storia a sé) il centrosinistra viene dato in netto vantaggio solo in Campania, con Vincenzo De Luca, “sceriffo anti-Covid” peraltro per nulla amato dai partiti di governo. Nel resto delle sfide, il centrodestra può vincere un po’ ovunque, anche in Toscana, da sempre roccaforte rossa.

Mentre Veneto (con Luca Zaia) e Liguria (con Giovanni Toti) sarebbero già al sicuro, il centrodestra punta a conquistare, oltre la Toscana, anche le altre due regioni in bilico (Marche e Puglia), strappandole ai rivali. In questo caso finirebbe 5-1 per l’opposizione e la stabilità del governo sarebbe ancora più a rischio. Infatti, ora che l’accordo Pd-Cinque Stelle viene blindato anche sui territori e non solo per il governo nazionale, se quell’alleanza uscisse con le ossa rotte dalla tornata elettorale del 20 e 21 settembre, le ricadute sull’esecutivo sarebbero inevitabili.

Ma, ciliegina sulla torta, non è escluso che il quadro politico possa saltare dopo il 20 settembre anche per un’altra ragione. E’ così sicura come si dice la vittoria dei “si” al referendum confermativo sul taglio del numero di parlamentari? Nel segreto dell’urna deputati e senatori saranno disposti davvero ad autoeliminarsi, cioè a rinunciare a ben 345 poltrone? Diranno davvero ai loro fedelissimi di confermare la sforbiciata di seggi oppure punteranno sull’astensione (la paura del Covid-19 potrebbe scoraggiare molti cittadini impauriti dai possibili contagi nei seggi) e segretamente voteranno no, pur avendo fatto campagna per il sì? Ce li vedete i tanti miracolati parlamentari pentastellati votare per la loro soppressione? In fondo, se prevalessero i no, Luigi Di Maio e soci potrebbero sempre dare la colpa agli altri partiti che invece sono molto più tiepidi e si stanno impegnando poco nella campagna referendaria. Anche perché, se venisse confermato dagli elettori il drastico taglio dei parlamentari, il Parlamento uscirebbe delegittimato e sarebbe più logico sciogliere le Camere e tornare al voto con la composizione ridotta delle assemblee di Montecitorio e Palazzo Madama senza tirare in lungo la legislatura fino alla scadenza naturale del 2023.

Alla luce di tali incertezze e della necessità di avere un po’ più tempo per oliare i meccanismi della nuova santa alleanza Pd-5S, un nuovo rinvio, causa rischio sanitario, dell’election day di settembre non dispiacerebbe ai partiti di governo.

La macchina del terrore, peraltro, è in movimento, con nuove restrizioni delle libertà personali contraddette dagli stessi membri del Governo. Ieri, sul Fatto Quotidiano, giornale non propriamente anti-governativo, campeggiava un’intervista al viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, che criticava come eccessiva l’ordinanza di chiusura delle discoteche, sostenendo che forse sarebbe stato più equilibrato e ragionevole potenziare i controlli all’interno dei locali. Inoltre Sileri, smentendo quindi l’operato del Ministro Roberto Speranza, tranquillizzava sul fatto che i ricoveri in terapia intensiva e negli altri reparti sono stazionari e che le misure di precauzione rispettate per mesi dagli italiani assicurano al momento una situazione assolutamente tranquilla.

Dunque, allarmismi infondati secondo alcune autorevoli voci dello stesso esecutivo. E poi è facile proibire, chiudere, vietare. Basta un’ordinanza. Più complesso, impegnativo, sfidante è assicurare ai cittadini una libertà compatibile con le doverose cautele anti-Covid e quindi monitorare e gestire le situazioni, e verificare senza soffocare e senza sopprimere spazi di libertà.

Da questo punto di vista appaiono incomprensibili tante delle misure prese in questi mesi dal Governo e motivate dal dovere di coerenza con i pareri del Comitato tecnico-scientifico, coerenza peraltro smentita, in materia di chiusura delle zone rosse, dai verbali delle riunioni dello stesso Comitato. Siamo proprio sicuri che chiudere le discoteche sia stata una buona idea? Ma il popolo della movida di fronte a questo provvedimento si chiude in casa e rimane in famiglia senza uscire e senza divertirsi? Probabilmente sta già provocando assembramenti nelle strade, in luoghi privati, ovunque risulti possibile senza dare nell’occhio. Piccola differenza è che almeno nei locali notturni, limitando la capienza, monitorando la temperatura all’ingresso e obbligando all’uso della mascherina, diventa possibile scongiurare guai ancora peggiori. Ora, con i locali chiusi, l’indisciplina nei comportamenti e nel rispetto delle precauzioni regnerà sovrana e le conseguenze quanto meno numeriche, in termini di contagi, potrebbero essere più gravi.