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EDITORIALE

Servi inutili

Alle volte mi immagino la mia casa, il mio studio vuoto, e la vita che in essa continua anche se io non ci sono più. È una scena che fa male, ma estremamente realistica: mi fa capire che sono, e sono stato, un servo inutile, e che tutti i libri che ho scritto, le conferenze, gli articoli, non sono che paglia. Ma spero nella misericordia del Signore, e nel fatto che altri raccoglieranno parte delle mie aspirazioni e delle mie battaglie, per continuare l’antico duello. (Mario Palmaro)

Editoriali 12_03_2014
Mario Palmaro

Nel giorno delle esequie di Mario Palmaro (Duomo di Monza, ore 10.45) vogliamo pubblicare alcune delle lettere pervenute in redazione, a testimonianza dell’affetto e della preghiera da cui era circondato. Ma prima vogliamo riproporre una riflessione che lo stesso Palmaro ha espresso nell’approssimarsi dell’ora della morte: è una testimonianza di umanità e di fede che merita di essere conosciuta e fatta conoscere.

“La prima cosa che sconvolge della malattia è che essa si abbatte su di noi senza alcun preavviso e in un tempo che noi non decidiamo. Siamo alla mercé degli avvenimenti, e non possiamo che accettarli. La malattia grave obbliga a rendersi conto che siamo davvero mortali; anche se la morte è la cosa più certa del mondo, l’uomo moderno è portato a vivere come se non dovesse morire mai.

Con la malattia capisci per la prima volta che il tempo della vita quaggiù è un soffio, avverti tutta l’amarezza di non averne fatto quel capolavoro di santità che Dio aveva desiderato, provi una profonda nostalgia per il bene che avresti potuto fare e per il male che avresti potuto evitare. Guardi il Crocifisso e capisci che quello è il cuore della fede: senza il Sacrificio il cattolicesimo non esiste. Allora ringrazi Dio di averti fatto cattolico, un cattolico “piccolo piccolo”, un peccatore, ma che ha nella Chiesa una madre premurosa. Dunque, la malattia è un tempo di grazia, ma spesso i vizi e le miserie che ci hanno accompagnato durante la vita rimangono, o addirittura si acuiscono. È come se l’agonia fosse già iniziata, e si combattesse il destino della mia anima, perché nessuno è sicuro della propria salvezza.

D’altra parte, la malattia mi ha fatto anche scoprire una quantità impressionante di persone che mi vogliono bene e che pregano per me, di famiglie che la sera recitano il rosario con i bambini per la mia guarigione, e non ho parole per descrivere la bellezza di questa esperienza, che è un anticipo dell’amore di Dio nell’eternità. Il dolore più grande che provo è l’idea di dover lasciare questo mondo che mi piace così tanto, che è così bello anche se così tragico; dover lasciare tanti amici, i parenti; ma soprattutto di dover lasciare mia moglie e i miei figli che sono ancora in tenera età.

Alle volte mi immagino la mia casa, il mio studio vuoto, e la vita che in essa continua anche se io non ci sono più. È una scena che fa male, ma estremamente realistica: mi fa capire che sono, e sono stato, un servo inutile, e che tutti i libri che ho scritto, le conferenze, gli articoli, non sono che paglia. Ma spero nella misericordia del Signore, e nel fatto che altri raccoglieranno parte delle mie aspirazioni e delle mie battaglie, per continuare l’antico duello”.

Mario Palmaro

 

Caro direttore,
Vorrei far giungere il mio cordoglio a tutti quelli che hanno voluto bene a Mario Palmaro, a cominciare dai suoi familiari. Adesso sta vedendo con maggior chiarezza tante cose che l’hanno appassionato. Potrà aiutare chi, da qui, deve fare i conti con oscurità e nebbie.
E’ questa la maggior consolazione, per chi ha cercato Dio con i talenti che sapeva aver ricevuto da Dio.  

Ruggero Sangalli

 

Caro direttore, 
ho appena appreso della morte di Mario Palmaro, che non ho mai conosciuto se non tramite le vostre pagine. Dal vigore con cui scriveva (e che, devo dire, condivide con molti altri che scrivono per la Nuova BQ), mi sono fatto l'idea di uno che combatte, e chi combatte la buona battaglia non solo non rimane senza la sua ricompensa, ma dà coraggio anche ad altri che magari, lasciati da soli, getterebbero la spugna (me, per esempio). 
Non ci salviamo da soli, ma tutti insieme, e confido che il Signore renderà a Mario quello che lui ha dato a me, e prego che un giorno anche a me renderà quel (poco) che io avrò dato ad altri; e la Comunione dei Santi in fondo è (anche) questo. 

Un forte abbraccio alla famiglia Palmaro dalla famiglia Braconi

Gentile direttore,
apprendiamo adesso della morte di Mario Palmaro, e la notizia ci lascia senza fiato, sapevamo della sua malattia ma non si è mai pronti ad affrontare certi passaggi. Siamo sempre stati ammiratori di Mario, della forza della sua Fede, della passione e dell’amore per la Chiesa, del suo amore per la verità che non ammetteva sconti né scorciatoie. Ringraziamo il Signore per avercelo donato, anche se lo abbiamo conosciuto solo attraverso i suoi libri e i suoi articoli, preghiamo per la sua anima che adesso contempla la Verità faccia a faccia, e preghiamo per la sua famiglia che il Signore possa sostenerli con la sua Grazia in questo difficile passaggio, sicuri che le Sue vie sono sempre per il nostro maggior bene. La preghiamo di estendere le nostre condoglianze alla moglie Annamaria e ai suoi figli.
Un saluto in Gesù e Maria

Mauro e Lucia Pittaro dal Friuli


Caro direttore,
mii unisco alla preghiera dei tanti amici e colleghi e di tutti coloro che hanno, come me, avuto modo di conoscerlo attraverso le sue battaglie, i suoi scritti, la sua limpida testimonianza.

Quintilia Lucchesi


Preg.mi Amici,
Non trovando diverso modo, Vi prego voler inoltrare alla Famiglia di Mario Palmaro sinceri sentimenti di vicinanza, stima e affetto, in specie per i più piccoli.
Da stamani, appena letto l'editoriale del Direttore, al senso di tristezza per un compagno di strada che si allontana si è associata l'eco della sua voce, del modo autorevolmente caritatevole con cui "spiegava" la retta via della dottrina e del magistero dai microfoni di Radio Maria.
Diversamente da tanti altri, stasera mi sento un po' più "indifeso": la "sentinella" Mario ha lasciato il suo posto di combattimento e noi siamo più sguarniti di prima.
Con affetto a Voi della Bussola ed ai familiari e amici di Mario,
Un caro saluto

Marco Ruggio
Avvocato in Lecce

Caro Mario,
ora che ci hai lasciati, sentiamo un vuoto profondo, come un faro nella notte che si è spento, ma nello stesso tempo ognuno di noi sente una forza interiore nuova che ci spinge a continuare le tue battaglie “l'antico duello” in difesa della nostra fede cattolica dalle insidie del diavolo, il quale, come dice la Scrittura, va in giro come leone ruggente cercando chi divorare.
Il nostro grande Mario Palmaro, esempio di fede, di preghiera, di cultura, di amore alla Chiesa e al Papa, oltre che di grande semplicità e umiltà, ci ha lasciato questo prezioso scritto come testamento: dopo tanto lavoro, si è sentito “servo inutile!”, cioè ha capito, dietro illuminazione dello Spirito Santo, che per quanto uno faccia, se non ci si affida al Signore, poco o nulla si raccoglie, mentre con lui, l'efficacia apostolica è assicurata. E con questa, anche l'efficacia soprannaturale, cioè la salvezza delle anime, dal momento che questa nostra povera vita, volente o nolente, è destinata a perire per accogliere o il premio o il castigo eterno.
Ogni tanto vale la pena fermarsi a riflettere su certe domande di fondo, i cosiddetti “Novissimi” - Morte, Giudizio, Inferno, Paradiso -sul senso del nostro vivere, sulla precarietà della vita sulla terra, senza farsi prendere dallo sconforto, ma dalla gioiosa speranza che nulla si perde di ciò che si soffre sulla terra. "Tanto è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto" diceva il nostro Santo Francesco d'Assisi.
Grazie, caro Mario, per il tuo esempio di vita e la grande dignità con cui hai sopportato tanto dolore. Dal Cielo prega per tutti noi e conforta la tua famiglia.

Patrizia

Caro direttore,
In seguito alla tristissima notizia, tengo a far sapere a voi e alla famiglia di Mario Palmaro che una Santa Messa è stata celebrata lunedì 11/03 nella Basilica di Sant'Eustachio in Campo Marzio di Roma dal Rev. Mons. Antonio Menegaldo su mia richiesta per il riposo dell'anima del nostro comune amico.

Fr-Ph Durbach