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PICCOLI TIFOSI

Stadio Mapei, una dimostrazione di civiltà

Allo Juventus Stadium di Torino, i tifosi più piccoli urlavano insulti contro il portiere dell'Udinese esattamente come i più grandi. Ma non ci sono solo esempi di sfascio. Allo Stadio Mapei di Sassuolo, i 120 piccoli tifosi della squadra di casa...

Sport 10_01_2014
Stadio Mapei

Ha fatto scalpore e suscitato qualche polemica l’ammenda di 5.000 euro alla Juventus per i cori dei giovani tifosi di domenica 1 dicembre scorso in occasione del match contro l'Udinese. Come recita la sentenza, la società bianconera ha pagato "per avere suoi (giovanissimi...) sostenitori rivolto ripetutamente ad un calciatore della squadra avversaria un coro ingiurioso".

L’insulto partito ripetutamente nel Juventus Stadium di Torino, ad accompagnare ogni rinvio del portiere dell’Udinese (un giocatore avversario, colpevole solo di essere tale, secondo un malcostume imperante da anni nella maggior parte degli stadi), scandito dalle voci “innocenti” di 12mila bambini, ha colpito nel segno e procurato un brusco risveglio ad una opinione pubblica colpevolmente assopita.

Dispiace, infatti, ma non è stata una sorpresa. I piccoli tifosi crescono, e purtroppo scimmiottano le brutte abitudini degli adulti, favorite per di più dal fascino che suscitano tra i giovani certi comportamenti e certi luoghi comuni: “Il buono è noioso, la trasgressione esalta e diverte”.

Diciamoci la verità: è una questione di educazione, e non nel senso formale o perbenistico del termine. Educazione come rapporto fra adulti e ragazzi caratterizzato dalla tensione e azione volte a far emergere (e-ducere: tirare fuori) nei giovani tutti i talenti, il desiderio di bene, le capacità di costruzione che ogni uomo porta in sé dalla nascita.

E non manca, in questo, solo l’esempio dato dai genitori: c’è «tutta una società in cui i grandi tendono a regredire verso l’età adolescenziale e i figli cercano di apparire sempre più grandi, con una grande confusione di ruoli. C’è una contaminazione, appunto». (M. Lodoli, Avvenire 3 dicembre 2013)

Appare grave, in questa corsa allo sfascio, anche la complicità dei media, che si interessano (e fanno interessare l’opinione pubblica) solo alle cose negative, trascurando deliberatamente gli avvenimenti positivi e gli esempi di “buona educazione” che certo non mancano.

Come quello analogo - anche se in “scala ridotta”- alla vicenda dei bambini allo stadio della Juve, che riguarda i piccoli tifosi del Sassuolo. Il giorno 22 dicembre, 120 bambini della scuola paritaria Vladimiro Spallanzani di Sant’Antonino di Casalgrande (RE) (per conoscerla meglio: www.opendayinseme.com), erano presenti allo Stadio Mapei, invitati dall’allenatore Di Francesco (il cui figlio frequenta la scuola Spallanzani) ad assistere alla partita Sassuolo-Fiorentina. Questo il racconto del loro preside, il prof. Giuliano Romoli, che val la pena riportare “in diretta”:

“La giornata passata al campo Mapei è stata una bellissima occasione, che, penso, si ripeterà. È mancata solo un po’ l’organizzazione da parte degli ospitanti, che, forse, non si aspettavano tanta partecipazione. Siamo arrivati, ciascuno con mezzi propri, a Reggio alle 10.00. Eravamo 170 adulti e 120 bambini – ragazzi, bandiere, magliette neroverdi e tante facce gioiose e sorridenti. Un disguido organizzativo ci ha costretti a passare più di un’ora davanti allo stadio per raccogliere i soldi e distribuire i biglietti, tutti nominativi, sulla base delle prenotazioni ricevute nei giorni precedenti.

I ragazzi fino a 14 anni sono entrati gratis, mentre gli adulti hanno pagato 10 euro per un posto nei distinti centrali e laterali. Non tutti i mali vengono per nuocere: ragazzi e genitori, genitori e insegnanti hanno trovato il modo di passare un po’ di tempo insieme, tra amici, senza l’assillo delle cose da fare. Si è parlato dello spettacolo messo in scena due sere prima dalla scuola elementare, cantato da un coro 105 bambini, compresa Camilla (una bambina con una disabilità gravissima - Ndr) in primo piano. Noi cantiamo “live” con una band di genitori che accompagna i nostri alunni: due chitarristi, una mamma di provenienza americana con il basso, un batterista e una pianista, tutti con esperienza di gruppi musicali professionisti o semi professionisti. Alla band si aggrega un fisarmonicista, più per ragioni umanitarie che per bravura. Ma quando abbiamo suonato e cantato la tarantella “Santa Maria delle grazie” anche il fisarmonicista si è scatenato che sembrava morso dalla tarantola. Ritrovarci due giorni dopo alla partita, in piene vacanze è stato davvero bello.

Gli alunni con alcuni accompagnatori adulti della scuola sono stati invitati a visitare lo stadio ancora vuoto, passando sul terreno di gioco e percorrendo gli spalti in tutti gli ordini di gradinate. Abbiamo visto dove si sarebbero sedute le autorità, tra cui Squinzi e Renzi, e le postazioni dei giornalisti. All’uscita dallo stadio siamo andati tutti a pranzo. Lo stadio Mapei sorge sopra un grosso centro commerciale dove risiedono cinque o sei miniristoranti – fast food, nei quali ci siamo distribuiti a gruppi di famiglie. È stato un momento di cordialità conviviale durante il quale abbiamo parlato di tutto: dalla crisi, ai mercati russi e cinesi, a come molte delle nostre ditte riescono a mantenersi in piedi, a quale stadio potrebbe comprare la cooperativa Don Magnani, tenendo conto della spesa di Squinzi per il Mapei Stadium e concludendo che al massimo potremmo acquistare il campo dell’Atletico Villalunga, facendo un mutuo...

Poi siamo entrati nello stadio per assistere alla partita. Il tempo ci ha graziato, tanto che in alcuni momenti abbiamo potuto godere di qualche squarcio di sereno. Siamo riusciti a mettere insieme una lunga fila con la scritta SCUOLA VLADIMIRO SPALLANZANI, con letterone nere e verdi ognuna su foglio A4 plastificato. Speriamo che la cosa sia stata visibile a Di Francesco, che era proprio davanti a noi nei settori dedicati agli allenatori, dall’altra parte del campo. Nei giorni precedenti avevo inviato una mail a tutti i genitori e ricordato agli alunni che il nostro tifo doveva essere costruttivo: niente parolacce e niente insulti, solo urla di incoraggiamento alla nostra squadra.

Il tifo fiorentino era organizzatissimo e agguerritissimo; i nostri ultras un po’ più spenti, anche perché amareggiati dalla vicenda del calciatore del Sassuolo Acerbi, malato di tumore. La cosa bella è che mentre la curva della Fiorentina gridava le solite litanie da stadio, la curva del Sassuolo si limitava a mostrare cartelli con su scritto”Ace combatti” e protestando di tanto in tanto per qualche decisione arbitrale un po’ dubbia. Tutti, genitori e alunni, sono stati rispettosi delle mie direttive; abbiamo urlato “forza Sassuolo”, abbiamo alzato più volte i cartelli col nome della scuola, ci siamo divertiti. Ad un certo punto, quando un giocatore del Sassuolo è stato atterrato con un fallo “da dietro”, fallo da espulsione, e l’arbitro si è limitato al cartellino giallo, un genitore mi si è avvicinato e mi ha chiesto gentilmente: “Direttore si può dire -Arbitro, va a cagare- ?” Io: “No”. E il genitore “Ah, mi scusi”. A cinque minuti dalla fine è arrivato il goal di Pepito Rossi, che ha condannato il Sassuolo ad un’immeritata sconfitta. Ma non è finita qui. Quasi per scusarsi dei disguidi organizzativi, il responsabile dell’evento ci ha promesso di invitarci di nuovo in primavera, con un trattamento tutto speciale. Chissà che non possiamo vedere il Sassuolo ai massimi livelli e magari… la Juve umiliata?

L’uscita dai parcheggi dello stadio è stato un calvario. Siamo arrivati a casa alle 18.30. Ma possiamo ben dire (con titolo caro alle nostre maestre): “quel giorno siamo arrivati a casa stanchi ma felici”.

Adulti e bambini, insieme, in un rapporto educativo attento e costruttivo. Quello che manca oggi tanto spesso. Ma anche quello che in tante realtà è ancora presente e vivo; a noi tutti il compito di andarle a cercare a farle conoscere.