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FINO AL 15 OTTOBRE

Stato d’emergenza, la proroga è una forzatura

Non senza polemiche, il Parlamento ha approvato a maggioranza la proroga fino al 15 ottobre dello stato d’emergenza per il Covid. Che appare ingiustificata e «illegittima», come ha denunciato anche il costituzionalista Sabino Cassese. Le opposizioni (in primis Giorgia Meloni) sono insorte, e pare che pure il Quirinale non sia entusiasta dello strappo di Giuseppe Conte.

Attualità 30_07_2020

In Italia fino al 15 ottobre resterà in vigore lo stato d’emergenza. Lo ha deciso il Parlamento a maggioranza, non senza polemiche. Sia martedì al Senato che ieri alla Camera si è consumato uno scontro molto aspro tra maggioranza e opposizione sull’opportunità di prolungare questa misura, in vigore dal 31 gennaio e in scadenza il 31 luglio, giustificata dal premier come necessaria per continuare a gestire al meglio l’emergenza sanitaria.

Giuseppe Conte, ieri a Montecitorio, ha chiarito che «non vi è alcuna intenzione di drammatizzare o alimentare paure o creare una ingiustificata situazione di allarme» e che prorogare lo stato d’emergenza fino al 15 ottobre non vuol dire affatto che il Governo andrà avanti a colpi di Dpcm (tali atti dovranno sempre essere autorizzati con decreto legge, passando dal Parlamento per la conversione in legge) o che si tornerà al lockdown e a nuove misure restrittive dal primo agosto.

Tuttavia, in altri Stati europei, dove pure i numeri dei contagi sono più alti (Francia e Germania in primis), i rispettivi governi si sono ben guardati dall’adottare misure così drastiche, che rischiano di avere un impatto devastante sulla qualità della vita delle persone, sul godimento dei diritti di libertà, sull’immagine dell’Italia all’estero e sull’andamento dell’economia.

Per mesi in tutta Europa ci hanno visto come untori, anche a causa di una scorretta rappresentazione delle vicende relative al Covid-19 da parte dei media. Lanciare oggi un segnale del genere, con il prolungamento di una misura che non trova giustificazione nei numeri relativi all’andamento della pandemia, rischia di alimentare il sospetto che l’Italia possa ancora essere uno dei Paesi più a rischio.

Da una parte si trasmette all’opinione pubblica una sensazione di insicurezza, con tutto ciò che ne consegue in termini di fobie e di resistenze a tornare a una vita normale, fatta di incontri in presenza, socialità, shopping, cinema, teatri, bar, ristoranti, musei e tanto altro. Dall’altra si tarpano le ali al potenziale interesse che investitori stranieri potrebbero avere verso l’Italia.

Tutto questo andava evitato per ragioni di opportunità. Non c’è al momento alcuna emergenza nel nostro Paese. I focolai dei contagi, ben circoscritti e delimitati, vengono gestiti con relativa tranquillità dalle autorità sanitarie, senza peraltro alcun sovraccarico sulle strutture ospedaliere, che risultano sostanzialmente vuote. Parlare di emergenza appare fuorviante e destabilizzante, senza alcun ancoraggio alla realtà concreta.

Le opposizioni sono insorte. La più dura è stata Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che in aula ha usato parole al vetriolo nei confronti del premier: «Con quale faccia avete multato i commercianti che scendevano in piazza chiedendo aiuto in modo composto, con quale faccia chiudete le attività di chi non mantiene il distanziamento, con quale faccia rincorrevate la gente con i droni sulle spiagge e oggi consentite a migliaia di immigrati clandestini di entrare sul territorio italiano violando i nostri confini per poi violare la quarantena andandosene a zonzo anche quando sono contagiati? Con quale faccia? Ci dite cosa diavolo state facendo? È da pazzi irresponsabili, presidente Conte, perché noi abbiamo fatto sacrifici enormi per limitare il contagio, abbiamo condannato a morte decine di migliaia di attività, rischiamo milioni di disoccupati, e non renderemo tutto vano per la vostra furia immigrazionista. E non rida perché non c’è niente da ridere». «Vi state occupando della salute del governo, non degli italiani».

L’impressione è che il governo si stia preoccupando più della sua sopravvivenza, peraltro messa a repentaglio da profonde divisioni interne. Sembra che il Movimento Cinque Stelle fosse compatto sulla proroga dello stato d’emergenza, mentre il Pd, anche per non continuare a lasciare troppo potere a un sempre più ingombrante “Giuseppi”, avrebbe probabilmente rinunciato a quella che appare una forzatura, anche di natura costituzionale.

Di quest’avviso è peraltro uno dei più autorevoli costituzionalisti italiani, Sabino Cassese, che definisce senza mezzi termini “illegittimo e inopportuno” il provvedimento adottato dal Governo e commenta: «Si dichiara lo stato di emergenza ma la domanda è: siamo in uno stato di emergenza in questo momento? Inoltre viene data la spiegazione che bisogna comprare i banchi monoposto per le scuole e le mascherine. Lo stato è in condizioni tali che ha bisogno di dichiarare lo stato di emergenza per acquistare banchi e mascherine?». Non c’è dunque alcuna urgenza di un atto del genere, che potrebbe essere adottato in qualunque momento da una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri. Non esistono al momento evidenze scientifiche circa una possibile seconda ondata del virus o un rischio concreto e attuale per le persone. Come aggiunge Cassese, la proroga dello stato d’emergenza allontana il ritorno alla normalità perché continua ad alimentare tensioni sociali e sui mercati. Fino al 15 ottobre il premier potrà fare il bello e il cattivo tempo in autonomia, aggirando le trappole che alle Camere i dissidenti pentastellati e soprattutto i dem e i renziani potrebbero tendergli.

Ma l’insofferenza verso l’autoreferenzialità di Giuseppe Conte e la sua attitudine a blindarsi sulla poltrona di Palazzo Chigi è crescente. Anche tra i vertici istituzionali. Pare che il Quirinale non sia entusiasta della decisione del prolungamento dello stato d’emergenza fino al 15 ottobre. Inoltre Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, ha stigmatizzato ieri l’eccessivo ricorso ai Dpcm e al voto di fiducia, che scardina il funzionamento della democrazia parlamentare. Se le prime due cariche dello Stato non si allineano alle scelte del presidente del Consiglio forse un problema c’è. Ma esploderà definitivamente in autunno?