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LA RICERCA

Trans avvantaggiati se in gara con donne, dice la scienza

Uno studio svedese da poco pubblicato sul British Journal of Sports Medicine ha in buona sostanza ribadito un concetto fondamentale: livelli più elevati di testosterone avvantaggiano enormemente, drogandola, una determinata prestazione sportiva e conferma lo scorretto vantaggio ormonale delle "donne trans".

Attualità 26_10_2019

Le uomini e le donne sono differenti. Un’affermazione oggi sconveniente anzi culturalmente eretica che tuttavia continua ad avere dalla sua, con granitica ostinazione, un’alleata formidabile: la ricerca scientifica. Lo conferma uno studio svedese da poco pubblicato sul British Journal of Sports Medicine che ha in buona sostanza ribadito un concetto fondamentale: livelli più elevati di testosterone avvantaggiano enormemente, drogandola, una determinata prestazione sportiva.

Nello specifico, con questa ricerca - intitolata «Effects of moderately increased testosterone concentration on physical performance in young women» - gli studiosi hanno effettuato un esperimento semplice ma al contempo illuminante: prendendo un campione di una cinquantina donne sportive di età compresa tra i 18 ed i 35 anni, le hanno suddivise in due collettivi.

Successivamente, per 10 settimane al primo gruppo è stata somministrata una crema al testosterone, al secondo invece un prodotto placebo. Morale: le atlete che avevano nel sangue un livello di ormone maschile accresciuto (4,3 nanomoli al litro contro gli 0,9 delle altre) hanno migliorato il loro tempo di corsa in precedenza registrato di oltre 20 secondi, facendo registrare un balzo positivo delle loro prestazioni dell’8,5%. Le donne a cui invece non era stato somministrato alcun trattamento ormonale hanno fatto registrare le prestazioni di prima.

Questo che cosa conferma? Che il limite fissato nel 2015 (e tuttora vigente) da parte del Comitato olimpico internazionale – che richiede alle donne trans che il loro livello totale di testosterone nel siero sia mantenuto al di sotto di 10 nanomoli al litro nei 12 mesi precedenti alla prima gara – è estremamente blando. Esattamente come blando, anche se in misura più ridotta, sarebbe – come ipotizzato da alcuni – ridurre questa soglia a 5 nanomoli. A provarlo è proprio questo studio che ha evidenziato, come si diceva poc’anzi, come basterebbe e avanzerebbe un valore del 4,3, per le donne trans (che ne hanno ben altri), a fare una differenza del tutto innaturale ai danni delle atlete femmine.

Anche perché all’università medica di Solna, vicino a Stoccolma, pare si sia riscontrato come, anche dopo un anno dal trattamento per abbassare i livelli di testosterone, i maschi «diventati» femmine non registrino alcuna perdita della forza muscolare, restando beneficiari dei vantaggi fisici della pubertà maschile, inalterati pure dopo la transizione. I maschi restano sempre maschi, insomma, e perciò nettamente superiori alla controparte femminile in svariate discipline.

Motivo per cui fa bene chi – correndo il rischio d’essere tacciato di transfobia – continua a ribadire come sia del tutto sleale far competere donne e donne trans assieme. Ciò non è documentato solo da questo recente studio o dalle stellari prestazioni di Caster Semenya, l’iperandrogina velocista sudafricana in lotta contro le regole dell’Iaaf, l’associazione internazionale delle federazioni di atletica, che prevedono che le atlete che superano il limite di 5 nanomoli di testosterone per litro di sangue debbano ridurre il valore del proprio testosterone intraprendendo uno specifico trattamento farmacologico.

Conferma lo scorretto vantaggio ormonale delle donne trans anche la recente vittoria ciclistica di Rachel McKinnon, professore di filosofia al College of Charleston, in Canada, che sabato ha - di nuovo - stravinto un campionato del mondo femminile, e durante le qualificazioni ha stabilito il nuovo record mondiale. Interpellata da Sky News circa la sua partecipazione ad eventi per donne, McKinnon ha detto che «nessun atleta degno di questo nome si rifiuterebbe di competere contro di me. Solo un bigotto cercherebbe di farmi escludere». Chiaro? Adesso sottolineare i lampanti vantaggi ormonali di cui godono le donne trans rispetto alle altre è diventato addirittura bigottismo. Mala tempora currunt.