Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Marco a cura di Ermes Dovico
SCHEGGE DI VANGELO

Una familiarità fuorviante

Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua (Mt 13, 57)

Schegge di vangelo 01_05_2020

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. (Mt 13, 54-58)

Per coloro che sono disposti a valutare onestamente i fatti, sono sufficienti solo poche prove per credere in Gesù. Anzi, a ben vedere, una sola prova è sufficiente: la Sua risurrezione dai morti. Potremmo pensare che quelli che hanno visto Gesù da quando era bambino fino a quando è diventato adulto siano avvantaggiati nel credere a Lui, rispetto a noi. Invece averLo conosciuto così da vicino, senza uno sforzo di umiltà, questa circostanza non è sufficiente per credere in Lui, anzi, questa familiarità diviene motivo di ostacolo alla Fede. Per questo non saranno beati in primo luogo coloro che umanamente sono prossimi a Gesù, a partire dai Suoi parenti e concittadini, bensì quelli che, avendo creduto in Lui, ascoltano la Volontà del Padre che Lo ha inviato e la mettono in pratica. Facciamo quindi attenzione che il nostro essere sempre a contatto con Gesù presente nell'Eucaristia non ci faccia perdere l'entusiasmo di avere Dio con noi tutti i giorni.