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EDITORIALE

Un'altra spallata alla democrazia

La vicenda Berlusconi insegna che la giustizia non è uguale per tutti. Di più, è l'ennesima dimostrazione di una deriva "magistrocratica" del nostro paese, in cui i giudici hanno ormai invaso il campo politico e legislativo.

Editoriali 28_11_2013
Berlusconi

Con buona pace di Pd e Grillini, la vicenda Berlusconi insegna che la giustizia non è uguale per tutti. Si può discutere il Berlusconi politico e il Berlusconi uomo, ma parlare di accanimento giudiziario nei suoi confronti non è certo un’esagerazione. Basta vedere la sua storia giudiziaria degli ultimi venti anni: è sicuramente l’unico caso per cui il nostro paese non rischia la condanna per la lunghezza dei processi da parte della Corte Europea. Ma forse avrà qualcosa da dire la Corte dei Conti riguardo all’investimento di risorse – le nostre tasse – per poterlo incastrare in qualche modo.

Il problema va oltre il destino di Berlusconi e del centrodestra, è l’ennesima dimostrazione che l’Italia è governata dai giudici e questo dovrebbe allarmare tutti. Da Tangentopoli in poi, la magistratura ha di fatto condizionato la scelta della classe politica e dei governi. La storia ci dirà se c’è davvero un disegno per portare definitivamente le sinistre al governo; certo è che dopo la decimazione dei partiti del centrosinistra all’inizio degli anni ’90, è entrato nel mirino il personaggio che con la sua discesa in campo aveva scombinato i piani della “gioiosa macchina da guerra” del Pci-Ds-Pd che sembrava ormai padrona assoluta del campo. E ora, di nuovo, la strada è spianata per il Pd.

Ma non è solo un problema di politica. I giudici hanno anche invaso il campo legislativo, intervenendo praticamente in ogni campo. Dai temi della giustizia a quelli della bioetica. Sappiamo benissimo come in questi anni siano state le sentenze di vari giudici a “riformare” la legislazione nel campo della vita e della famiglia, e non certo per vuoto legislativo come sostenuto in diverse occasioni. Anzi, in questi settori c’è stata proprio un’opera di scardinamento delle leggi, come la questione della fecondazione artificiale o della definizione di famiglia dimostrano.

Una classe politica responsabile dovrebbe essere molto preoccupata per questa deriva "magistrocratica", invece bisogna riconoscere che i partiti di sinistra hanno volentieri assecondato questa tendenza certi di avvantaggiarsene sia dal punto di vista politico sia legislativo. A tal punto che nel caso specifico, per essere certi di fare fuori Berlusconi si sono anche violate norme minime del Parlamento per garantire la libertà dei senatori, imponendo il voto palese (caso unico) sulla decadenza. Si è detto che il Pd non poteva fare altrimenti in tempi di primarie e di congresso, spinto dai suoi elettori e dall’oltranzismo dei grillini, ma è ben triste lo spettacolo di politici che si preoccupano solo della piazza e non di perseguire il bene comune.

Chi oggi stappa spumante per brindare a Berlusconi fuori dal Parlamento, sta festeggiando l’ennesima spallata alla democrazia, la rinuncia a porre un qualsiasi argine allo strapotere della magistratura, che è diventato il pericolo più grave per le istituzioni.