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LE LINEE GUIDA

Unesco: l'educazione sessuale che espropria i figli ai genitori

La guida dell'Unesco indebolisce il ruolo dei genitori proponendo che si identifichino degli “adulti di fiducia” e rendendo la materia obbligatoria. Il delegato norvegese ha detto che “i bambini devono decidere autonomamente” su materie legate alla sessualità, proprio come vorrebbero i pedofili. Insomma, si va verso l'esproprio dei figli.

Famiglia 25_01_2018

C’è da rimanere sconcertati nel leggere i programmi di “educazione sessuale” (le virgolette sono d’obbligo) che le agenzie dell’Onu, con l’Unesco e l’Unicef in testa, propongono per bambini e adolescenti. Sebbene l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che rappresenta tutti i Paesi membri, abbia già rigettato l’idea di usare nei documenti internazionali l’espressione “educazione sessuale onnicomprensiva” - che implica tutta una serie di insegnamenti volti ad assecondare contraccezione, aborto, pretese Lgbt e altro ancora - le singole agenzie dell’Onu continuano a spingere affinché i governi la adottino nei propri curriculum scolastici.

L’ultimo tentativo in questo senso si può riscontrare nella nuova guida pubblicata dall’Unesco, che aggiorna la precedente versione del 2009 e già dal titolo esplicita le sue ambizioni globali: “Guida tecnica internazionale sull’educazione sessuale”. È sostenuta da Oms, UnAids, Unicef, UnWomen e Unfpa (il Fondo per la popolazione), ed è stata pensata nell’ambito dell’Agenda 2030 per l’Istruzione, che rientra a sua volta tra i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, altro termine impregnato di una fortissima carica ideologica e legato innanzitutto all’idea di controllare le nascite, diffondendo una cultura anti-vita.

La guida si autopresenta come fondata sull’evidenza, ma in realtà ha tra i suoi ispiratori dichiarati dei gruppi che pensano solo a portare avanti i loro interessi: Planned Parenthood, cioè la multinazionale degli aborti coinvolta nello scandalo della compravendita di organi e tessuti di bambini abortiti, e Outright International, un’organizzazione che promuove le rivendicazioni Lgbt e definisce “gruppi d’odio” (così ha bollato nei mesi scorsi il Center for Family, “colpevole” di contrastare l’agenda arcobaleno e femminista al Palazzo di Vetro) le realtà che difendono la famiglia naturale.

Ma a cosa mira nello specifico la guida? Intanto, indebolisce il ruolo dei genitori e propone che i figli identifichino in alternativa dei non meglio specificati “adulti di fiducia”, che nel documento sembrano riecheggiare i sedicenti esperti che entrano nelle nostre scuole proponendo controversi programmi sulla sessualità. Per difendersi dalle mire dei gruppi che spingono verso l’autonomia decisionale dei bambini in campo sessuale, già a novembre l’Assemblea generale aveva approvato una misura - sostenuta dai Paesi africani e dagli Stati Uniti - proprio per precisare la necessità in tutti i programmi educativi sensibili di “un’appropriata direzione e guida dei genitori”. Tale misura è stata contrastata da Australia, Canada e molti Paesi latinoamericani ed europei, tra i quali segnaliamo l’intervento del delegato norvegese che è arrivato a dire esplicitamente: “I bambini dovrebbero decidere liberamente e autonomamente” su materie che riguardano la sessualità, un’affermazione che potrebbe benissimo essere applaudita dai gruppi pedofili, come don Fortunato Di Noto, presidente dell’associazione Meter, ha spiegato in un’intervista a questo quotidiano.

La guida dell’Unesco, forte dell’accettazione acritica di cui gode presso governi e media progressisti pressoché ogni documento elaborato da un’agenzia dell’Onu, cerca perciò di far rientrare dalla finestra ciò che l’Assemblea generale ha respinto. E così propone di insegnare ai bambini, dai cinque anni in su, che il genere è un costrutto sociale slegato dal dato biologico e di esortarli, a partire dai nove anni, ad “apprezzare la loro identità di genere e dimostrare rispetto per l’identità di genere degli altri”, secondo un tema caro alle istanze del transessualismo e che viola nell’intimo tanti bambini.

Gli obiettivi indicati nella guida includono anche la trasmissione di informazioni sulle “famiglie non-tradizionali” nella fascia 5-8 anni, il coinvolgimento dei leader religiosi per sostenere l’introduzione dell’educazione sessuale onnicomprensiva nelle scuole, l’insegnamento – dai nove anni in su – che la masturbazione “non causa danno fisico o emotivo”, accompagnato chiaramente da amene discussioni sulla pornografia, che è non mai scoraggiata nella guida (guai a parlare dello svilimento del sesso e dei drammi che essa comporta), la quale si preoccupa solo dei possibili “stereotipi di genere” veicolati dalle immagini pornografiche.

Pur precisando quanto dovrebbe essere ovvio a tutti, e cioè che l’adozione della guida è volontaria, rispetto alla versione del 2009 si insiste sulla necessità che l’educazione sessuale onnicomprensiva (così detta anche perché un altro obiettivo è quello di essere trasversale alle varie materie e, del resto, in Italia le recenti Linee guida sull’educazione di genere ci danno un’idea di cosa questo significhi) diventi obbligatoria. Le agenzie dell’Onu stanno cercando appunto di raggiungere questo fine Paese per Paese, come mostra il caso di un’analisi relativa al 2016 e pubblicata dall’Unicef e dal ministero dell’Istruzione tailandese, dove si mostrano tra l’altro dei disegni di bambini e ragazzini aventi per oggetto organi genitali e preservativi. E dove all’inizio del documento si criticano coloro che sottolineano l’importanza della castità prematrimoniale e si lamenta il poco rilievo dato da alcuni insegnanti a temi quali “la diversità sessuale e di genere”, “l’aborto sicuro” (per il bambino in grembo?) e “il sesso sicuro per le coppie dello stesso sesso”. Insomma, il sesso come mero piacere e privato di tutti i suoi significati più alti. E questa sarebbe “educazione sessuale”?