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IL CASO

Visite e Rosari, il Papa fa politica? Il timore in Argentina

Il dibattito investe politici e giornalisti in Argentina. Tutto nasce dalle personalità che Bergoglio incontra in privato. Alcune sono sotto i riflettori: come un giudice "superstar" che indaga sul presidente attuale Macrì, ma anche sui Kirchner. E che ha ricevuto una benedizione a continuare proprio dal Papa. 

Esteri 11_06_2016
Il Papa incontra Hebe de Bonafini

L’ultima stoccata è stata sferrata dal leader ultra kirchnerista Luis D'Elia: “Quel bambino nella foto in braccio a Peron ed Evita è il Papa da bambino”. E’ giù insulti della rete, perché, anagrafe di Jorge Mario Bergoglio alla mano, quel piccolo in braccio alla coppia simbolo nazionale argentina non poteva essere lui dato che la Juan Domingo Peron e Eva Duarte si conobbe solo nel 1944 quando il futuro Papa aveva già otto anni. Ma il falso scatto è servito per tenere vivo un vivace dibattito imperniato su come Papa Francesco si occupi della politica del suo Paese e su come ogni suo gesto o contatto con personaggi argentini sia letto sempre con le lenti dello scontro politico.

Tema, questo, interessante per capire non tanto quali siano i gusti politici di Bergoglio in fatto di politica argentina, ma per capire come si concilia questo supposto attivismo con il caso italiano. Quando durante l’approvazione delle Unioni civili Bergoglio disse: “Il Papa non si immischia nella politica nazionale”, tutti si interrogarono. Infatti per l’Italia la questione Cirinnà non è stata gestita, se non con gli esiti insufficienti che sappiamo dalla Cei galantinizzata, ma forse questo disinteresse non vale per altre piazze che a Bergoglio sono più congeniali. Dove, in sostanza, sente di muoversi più a suo agio.

In effetti di gesti che potrebbero essere intesi ad hoc, ben assestati per dare la stura alle critiche di commentatori e politici di ingerenza di politica del Papa negli affari nazionali non sono mancati. Anche se il Papa, da ultimo, è sempre riuscito a scansare i sospetti. Come il più recente, quello che ha fatto “litigare” di più i media argentini: l’incontro di Francesco con il magistrato Sebastián Casanello. Si tratta di una piccola star nel Paese. Un po’ come qualche nostro pm, la cronaca ci ha abituato a tanti esempi, molto esposto mediaticamente per le sue inchieste che fanno tremare il potere.

Casanello è titolare, tra le altre, di due inchieste che colpiscono due “avversari” del presente e del passato recente di Bergoglio: la cosiddetta “rotta del fondo K”, una complessa inchiesta di riciclaggio di denaro che, partendo da un imprenditore e da un fondo svizzero arriva a lambire l’ex presidente argentino Nestor Kirchner, la cui moglie Cristina Fernandez, durante gli anni in cui era alla presidenza argentina è stata la principale oppositrice dell’allora cardinale arcivescovo di Buenos Aires.

La seconda inchiesta di cui si occupa Casanello è relativa ai Panama Papers e al conto corrente acceso nel paradiso fiscale dall’attuale neo presidente Mauricio Macrì. Il quale non è né peronista di destra, orientamento nel quale viene collocato spesso Bergoglio, per via delle sue simpatie passate per la Guardia di ferro (formazione politico culturale cattolico-peronista), ne Kirchnerista, quindi peronista di sinistra, compagine che ha detenuto il potere fino a quest’anno. Che Bergoglio non sia un particolare afiocionado dell’ex sindaco di Buenos Aires e presidente del Boca Juniors, visto non nella sua accezione conservatrice, ma come esponente classico di quel neo liberismo menemiano che si imputa essere stato uno dei fattori scatenanti la crisi Argentina, è cosa nota. Tanto che i principali media vicini a Macrì, come La Nacion, non hanno mancato di rimarcare gli appena 20 minuti di incontro concessi a Macrì, quando si è presentato con la moglie in Vaticano in un incontro definito dalla stampa “freddo”.

Era andata meglio invece a Hebe de Bonafini, la leader dell’ala più estrema di sinistra delle nonne di Plaza de Mayo che dagli anni ’70 chiedono la verità sul destino dei loro figli desaperecidos durante gli anni della junta militar. Il ruolo giocato dalle “abuelas” in Argentina è molto incisivo in senso simbolico politico. Un po’ come quando in Italia l’Anpi prende posizione contro qualche cosa, dando un’idea di un sentire del popolo della Sinistra. E per questo sono spesso ascoltate, almeno nel dibattito mediatico.

Hebe de Bonafini è stata una nemica giurata di Bergoglio, che aveva accusato di aver flirtato con i colonnelli durante gli anni della dittatura. Accuse mai dimostrate per le quali, con il capo cosparso di cenere, ha chiesto scusa proprio il mese scorso quando il Papa le ha dato udienza. Due ore di incontro, anche questo notato dai giornali, nel corso del quale la Bonafini, kirchneriana sfegatata, ha spiegato al Papa che il clima politico in Argentina, da sei mesi, cioè da quando è stato eletto Macrì, è precipitato, fino ad evocare un parallelo col primo golpe argentino al seguito del quale negli anni ’50 Peron dovette lasciare il potere.

Apriti cielo. Politici, commentatori e persino vescovi hanno rimproverato la Bonafini, come l’emerito di San Isidro Jorge Casaretto: “Non è lei la persona più indicata per illustrare al Papa la situazione del suo Paese”. C’è anche chi come l’alleata di Macrì, Elisa Carrìo, ha criticato per quella visita lo stesso Bergoglio. Ma non solo quella visita: da tempo la Carrio rimprovera a Bergoglio di frequentare gente violenta e di non “aiutare a pacificare il Paese”, come quando regalò un Rosario alla leader Tupac Amaru, Milagro Sala, incarcerata con l’accusa di sottrazione di fondi statali.

Al giudice invece è andata benissimo perché Bergoglio lo ha incontrato per circa un’ora in privato, nel corso del vertice internazionale di giudici e magistrati che si è svolto in Vaticano sulla schiavitù. E anche qui un diluvio di critiche e di interrogativi al limite della dietrologia. Anche perché è vero che l’incontro è stato privato, ma ben pubblicizzato sui giornali e a gettare benzina sul fuoco ci ha pensato la foto dei due pubblicata sulla versione in lingua spagnola del web journal Vatican insider nel quale venivano illustrati alcuni inviti del Papa al magistrato a continuare la sua battaglia per la legalità e veniva lodato per le sue inchieste coraggiose che non gli ha risparmiato numerosi attacchi.

Ma quali in particolare? C’è chi, come il deputato amico di Bergoglio Gustavo Viera, ha addirittura ricordato di quando un funzionario dei servizi segreti molto vicino all’allora presidente Nestor Kirkhner, Antonio Stiuso, avrebbe intercettato il telefono dell’allora Arcivescovo e anche su questo il giudice indaga. Ma Casanello indaga anche su una tragedia a seguito di una festa di musica techno nel corso della quale morirono cinque persone per uso di droga. E per quel fatto sono sotto indagine cinque funzionari del Comune di Buenos Aires, che fu amministrato da Macrì. Infine Casanello indaga anche per traffico di influenze il presidente del Boca Juniors, di proprietà di Macrì.

Insomma: cause che scottano, per un protagonista della vita politica argentina che è andato dal Papa ricevendo cordiale amicizia. Chiunque incontri Papa Francesco, in Argentina si mettono sull’attenti. Lo ha notato anche il quotidiano della Sinistra Argentina, El Clarin, che in un editoriale di Ricardo Kirshbaum chiamato maliziosamente “Bergoglio per interposta persona” ha notato come “i pellegrinaggi di tanti argentini a Roma non sono un fatto di devozione e di fede, ma di peregrinazione politica”. Una peregrinazione che ricorda quella dei fedelissimi di Peron che si recavano alla Porta di Ferro di Madrid quando il leader peronista era in esilio.

C’è chi invece, come Diariouno, definisce un Bergoglio per l’Argentina e un Francesco per il resto del mondo, laddove il secondo è aperto ed ecumenico, il primo è profondamente peronista nell’affrontare le questioni calde del suo Paese. Intanto, per essere meglio sicuri, l’ex presidente Cristina Kirchner ha cercato da tempo di fare pace con il Papa, come dimostra anche l’incontro con la Bonafini, mentre l’attuale presidente Macrì ha fatto una cospicua donazione al progetto Scholas Occurrentes promossa proprio dal Papa. Il quale ha dichiarato che “se mi usano, non è un problema mio”.

Intanto però al giudice Casanello sono arrivati gli incoraggiamenti a portare avanti le sue battaglie nientemeno che dall’argentino più famoso. Ma quali? Quelle contro Macrì o quelle contro i Kirchner? O forse entrambe?

Intanto, mentre infuria il dibattito, un aggiornamento clamoroso. I principali giornali argentini sabato mattina hanno aperto con una notizia sensazionale. La donazione del presidente Mauricio Macri di quasi 1 milione e mezzo di dollari a Scholas Occurrentes è stata rifiutata dai vertici dell'organizzazione che gestisce il progetto delle scuole in rete caro a Papa Francesco. Dai titoli dei media argentini l'ordine di rifiutare la donazione la presidente è partita direttamente da Papa Francesco. Uno sgambetto secondo la Nacion e El Clarin, ma anche secondo Pagina 12, che in italia è stato notato dal blog del vaticanista Sandro Magister Settimo Cielo