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IL RITRATTO

Addio Capovilla, testimone del respiro del Concilio

Ieri i funerali del cardinale che fu per 11 anni segretario di Papa Giovanni XXIII. Il ricordo del suo figlio spirituale: "Tenne vivo lo stile e l'amore di Papa Roncalli per una Chiesa capace di ascoltare il mondo nella fedeltà alla sua missione evangelizzatrice"

Ecclesia 31_05_2016
Loris Capovilla

Si sono svolti ieri a Sotto il Monte in provincia di Bergamo i funerali del Cardinale Loris Capovilla, morto a 100 anni. Capovilla è stato per 11 anni segretario di Angelo Roncalli, prima a Venezia quando era Patriarca e poi a Roma, divenuto Papa Giovanni XXIII. Di seguito il ritratto tracciato per la Nuova BQ da un suo figlio spirituale, Monsignor Ettore Malnati, Vicario episcopale per il laicato e la cultura della Diocesi di Trieste. 

La vita di don Loris ha  avuto la sua significatività dall'incontro con Angelo Giuseppe Roncalli. Fu quella luce che rese luminosa la sua spiritualità e il suo porsi nella Chiesa e nella realtà secolare.

Certo Capovilla tenne vivo lo stile, il pensiero e l'amore di Papa Roncalli per una Chiesa capace di ascoltare il mondo nella fedeltà alla sua missione evangelizzatrice e di attenzione ai drammi e alle speranze dell'uomo moderno. Leggere Capovilla al di fuori della sfera giovannea è non dare giusta valutazione al suo pensiero e al suo operato.

Con Roncalli egli assaporò quel respiro universale, sociale ed ecumenico insieme che lo indussero a prendere coscienza che il mondo va ben oltre le calli veneziane, le basiliche romane, i circoli di Azione Cattolica, i seminari, ma si invera tra gli operai, gli intellettuali in ricerca, tra gli scrittori russi e francesi, tra le varie Chiese cristiane, gli ebrei, i perseguitati, tra i carcerati e profeti della pace. Egli ebbe l'opportunità, grazie a Roncalli, di conoscere la Comunità di Taizé, la figlia di Krusciov, il senatore Nenni, l'onorevole Giorgio La Pira e preti come don Primo Mazzolari, monsignor Luigi Civardi, don Albino Luciani, poi Papa Giovanni Paolo I, don De Luca, don Angelo Dell'Acqua poi cardinali e tanti altri. Capovilla fu segretario e confidente di Giovanni XXIII durante il suo pontificato, sempre con quel rispetto riverente che fece di lui un collaboratore leale.

Si prodigò, su indicazione di Roncalli, a seguire la documentazione del periodo anti-preparatorio e preparatorio del Concilio Vaticano II, assecondando le scelte del Pontefice e facendole conoscere ai vari organismi, che non sempre le ricevevano con gradimento. Giovanni XXIII fu il garbato profeta di quella avventura unica nel suo genere che fu la preparazione del Concilio. La morte di Papa Giovanni fece temere la continuità del Concilio. Capovilla si sentì dire da un alto prelato nella Basilica Vaticana:”Vedrai che con il prossimo Papa di Concilio non si sentirà più parlare”. All'indomani dell’elezione di Montini a Vescovo di Roma, il primo atto che fece Paolo VI fu quello di assicurare la continuazione del Concilio, spostando di qualche settimana dalla data prevista la sua seconda sessione.

Capovilla ebbe la stima e la fiducia del nuovo Pontefice, che lo consultò e gli affidò il compito della Prefettura della Casa Pontificia. Lo nominò nel 1967 e lo ordinò personalmente nella Basilica Vaticana arcivescovo - metropolita di Chieti e Vasto.

Dopo qualche anno Capovilla chiese di essere sollevato dal governo di quella diocesi per occuparsi e far conoscere l'opera e la figura di Papa Roncalli attraverso i suoi scritti. Paolo VI nel 1971 lo nominò delegato pontificio della Prelatura di Loreto, dove ebbe l'opportunità di incontrare pellegrini provenienti sia dalle varie regioni d'Italia che dall'estero, ai quali mise a cuore la devozione a Maria e l’attenzione di Papa Giovanni per il mondo della sofferenza e per una Chiesa –Popolo di Dio.

Nella stagione lauretana organizzò e partecipò a molti convegni e fece conoscere l’opera di Giovanni XXIII per la pace nel mondo e per l’impegno ecumenico. Fu sempre disponibile ad accogliere tutti. Ricordo che dovendomi recare per il terremoto dell’Irpinia a coordinare la presenza della diocesi di Trieste  nella parrocchia di Satriano, passai da Loreto con alcuni volontari e dopo aver celebrato, grazie a lui, nella Santa Casa, volle incontrarci per conoscere come ci eravamo organizzati.

Gli dissi che diverse parrocchie di Trieste si erano organizzate con sacerdoti e laici, compresi i giovani, per essere presenti in successione di tempo. Si erano previsti durante il periodo estivo, proprio per essere vicini alla gente di Satriano, alcuni campi scuola. Si commosse e chiese a Suor Primarosa di darci dei viveri per il viaggio.

Ricordo il nostro primo incontro ad un convegno organizzato dalla commissione ecumenica della Cei a Roma presso la Domus Mariae con Monsignor Clemente Riva, monsignor Giacchetti, e lui, che mi presentò un diacono che si occupava della neocostituita Comunità di Sant'Egidio. Vi era a questo convegno anche il giovane don Bruno Forte. Lì nacque la nostra conoscenza e poi l'amicizia nella sensibilità del cammino ecumenico che stava tanto a cuore a Papa Giovanni e al Vescovo di Trieste monsignor Santin. Da allora, erano gli anni ‘70, ci tenemmo sempre in contatto con scritti.

Lasciata la Prelatura di Loreto e trasferitosi a Sotto il Monte gli interscambi spirituali e culturali furono più facili e frequenti. Mi suggerì e mi mise a cuore le encicliche sociali di Giovanni XXIII, chiedendomi di ripresentarle, come feci. Voleva essere informato sulle attività dell'associazione culturale Studium Fidei di Trieste, dove fu più volte relatore su tematiche del Concilio e del cammino ecumenico. Mi introdusse nella spiritualità di Taizé e fu tramite per l'amicizia con Fr. Schutz,il priore di quella comunità ecumenica tanto preziosa non solo per i giovani che ricercano la spiritualità del Vangelo e l'unità tra i cristiani.

Mi fu guida spirituale quasi per 30 anni. Lo incontravo ogni mese la domenica sera o il lunedì. Erano sempre momenti dove inseriva la preoccupazione del ministero in una luce di apertura al mondo nella fedeltà di un essere Chiesa, che si lascia accompagnare dal cuore di Cristo che attende, va incontro, piange con l'umanità e sostiene i Pastori, che vuole uomini di misericordia e di amore per gli ultimi.

L'elezione di Papa Francesco e il suo sottolineare l'attenzione per le periferie ha illuminato il suo tramonto. Non dimenticherò facilmente i nostri ultimi incontri sia a Sotto il Monte come alla clinica Palazzolo, né il libro che a Ca’ Maitino mi fu dato: Il tesoro dei Papi, dicendomi grazie per il mio impegno di commento teologico-pastorale dei documenti pontifici, da Giovanni XXIII a Francesco, né il suo abbraccio fraterno e la benedizione per Trieste, come diceva lui, primavera della convivenza religiosa “Tantum aurora est”.

*Vicario episcopale per il laicato e la cultura della Diocesi di Trieste