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ISLAM

"Aisha" e il proselitismo a goccia

A due mesi dal rilascio, ecco Silvia Romano che rilascia la sua prima intervista a un giornale legato alla Fratellanza Musulmana: parla della sua conversione ma il vero obiettivo è la promozione del velo islamico come conquista di libertà. Un vero insulto alle tante donne che soffrono - e a volte sono uccise - per questa imposizione.

Editoriali 07_07_2020
Silvia "Aisha" Romano

A quasi due mesi dal rilascio, il tempo necessario a “reintegrarsi” nella società italiana, ecco Silvia Romano passare all’azione come strumento del proselitismo fondamentalista. Il “velo simbolo di libertà”, grida felice nelle vesti di Aisha dalle colonne della rivista “La Luce”, che già di per sé è tutto un programma politico-ideologico del peggior islamismo, come attestano origini ed opere del suo editore milanese.

Gli aspetti legati al percorso spirituale effettuato durante la prigionia di cui la giovane parla nell’intervista – quindi il suo rapporto con Dio e con le sacre scritture – non sono altro che il contorno all’interno del quale s’inserisce la vera posta in gioco: la promozione dell’uso del velo da parte delle donne.

Silvia potrà anche aver trovato una dimensione autentica di libertà, sia interiore che esteriore, nella trasformazione in “Aisha”. Parlarle oggi di plagio, manipolazione, abbaglio potrebbe solo ingenerare una reazione contraria e di ulteriore attaccamento radicale alla sua nuova se stessa. Le criticità riguardano invece la dimensione pubblica della sua conversione e del ruolo che ha cominciato, con entusiasmo, a svolgere.

Da questo punto di vista, non si può omettere di rilevare come Silvia, parlando di “velo simbolo di libertà”, abbia gravemente offeso tutte quelle donne che subiscono il velo come un’imposizione che non ha nulla a che vedere con religione e spiritualità. Basti pensare alle giovani iraniane, che continuano a combattere contro il velo obbligatorio in un regime che incarna oppressione, violenza e reclusione: l’esatto opposto di libertà e dei diritti umani.

Basta politica sulla testa delle donne. Silvia sa che molte ragazze come lei, anche in Italia, sono state uccise per il rifiuto di portare un indumento che, legittimamente, consideravano un simbolo di reclusione, umiliazione, non certo di libertà?

Nessuna lezione sul velo, pertanto, al servizio di un fondamentalismo le cui tracce conducono immancabilmente alla Fratellanza Musulmana, sponsorizzata dalla Turchia di Erdogan e dal Qatar, i liberatori di “Aisha”, e tanto cara a “La Luce” e agli ambienti dell’islamismo militante diffuso all’interno del territorio italiano ed europeo.