Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
UN SAGGIO PROFETICO

Amore e responsabilità, la lezione di Wojtyła

Durante gli anni del corso di etica sessuale a Lublino, Karol Wojtyła scrisse il saggio Amore e responsabilità, coinvolgendo coppie di sposi e fidanzati. Nel testo, il futuro Giovanni Paolo II illustra perché utilitarismo e comandamento dell’amore siano in contrasto. E prende le mosse dal concetto di “persona” per spiegare cosa significhi davvero il dono di sé.

Cultura 22_10_2022

«In Amore e responsabilità ho cercato di dimostrare almeno una cosa. Il pericolo di mescolare due definizioni sullo sfondo del pensiero, delle parole e prima di tutto delle azioni. Il pensiero, la parola e le azioni riguardanti l’amore. (...) L’amore è prima di tutto una realtà interiore, interna alla persona. E contemporaneamente è una realtà interpersonale, da persona a persona, comunitaria. E in ogni dimensione, in questa dimensione interiore come in quella interpersonale o comunitaria, ha una propria particolarità evangelica. Ha ricevuto una certa luce».

Così Karol Wojtyła, in uno scritto rimasto inedito fino al 2016, spiegava il contenuto del suo saggio teologico e filosofico, Amore e responsabilità, scritto durante gli anni del corso di etica sessuale condotto presso l’Università Cattolica di Lublino. In questa istituzione accademica, era stato docente dal 1954 al 1961. Quel professore diventerà Pontefice di Santa Romana Chiesa; sarà proclamato santo nel 2014: la sua memoria liturgica sarà fissata per il 22 ottobre, giorno di inizio del suo pontificato durato ventisette anni. In un così prosperoso e lungo periodo, Giovanni Paolo II, in più occasioni, affronterà con grande attenzione il tema dell’amore sponsale: il fulcro di tutta la sua meditazione su questa tematica è da trovarsi - appunto - in quel saggio scritto negli anni della sua docenza universitaria di Lublino.

Assai curiosa e particolare la genesi dell’opera: l’estate precedente l’inizio del corso, il carismatico professor Wojtyła, approfittando di una gita sui laghi cristallini della Polonia, fa circolare, tra gli amici partecipanti alla gita, una prima bozza delle dispense preparate per il corso. Alla gita partecipano, per la maggior parte, coppie di sposi e fidanzati; chiede a loro di redigere una relazione su ogni capitolo del suo studio. Non è interessato soltanto al loro giudizio critico sui contenuti, ma vuole soprattutto sapere se ciò che ha scritto ha un senso concreto nella loro esperienza di vita. Il tempo speso con i giovani nelle gite in montagna, i corsi di preparazione al matrimonio, le confessioni ascoltate e i dialoghi in amicizia, diventano l’incipit, il materiale su cui basare Amore e responsabilità, libro che - come lo stesso autore scrive - «non costituisce l’esposizione di una dottrina, ma rappresenta prima di tutto il frutto di un continuo confronto tra dottrina e vita». Il segreto del testo è proprio questo: lo studioso Wojtyła si interroga sul tema della sessualità e del corpo, non partendo semplicemente da dati “empirici”, bensì da visioni, riflessioni, interrogativi, concretamente vissuti nell’esistenza di ognuno.

Lo studio sull’amore dell’allora professor Wojtyła è suddiviso in cinque capitoli: 1. La persona e il desiderio sessuale; 2. La persona e l’amore; 3. La persona e la castità; 4. Giustizia verso il Creatore; 5. Sessuologia e morale. Nell’introduzione alla prima edizione (1960), l’autore descrive il perché abbia voluto cimentarsi in un simile testo, «nato principalmente dalla necessità di porre le norme della morale sessuale cattolica su una base solida, una base il più definitiva possibile, facendo affidamento sulle verità morali più elementari e incontrovertibili e sui valori più fondamentali». Il libro si apre con un’asserzione ben precisa: «L’etica sessuale costituisce il dominio della persona. Non si può capire l’etica se non si è capita la persona, il suo modo di essere, di agire». Compaiono due parole chiave: “persona” e “agire”, termini che troveremo in un altro suo saggio che potrebbe considerarsi complementare ad Amore e responsabilità: ci riferiamo a Persona e Atto, del 1969.

Nel testo, Wojtyła propone una prospettiva nuova all’etica sessuale introducendo, a fondamento di questa, il comandamento dell’amore e la conseguente “norma personalistica”: «Il principio dell’utilitarismo e il comandamento dell’amore si contrappongono, perché alla luce di questo principio il comandamento dell’amore perde di significato. È chiaro che se il comandamento dell’amore e l’amore, suo oggetto, devono conservare il loro significato, è necessario far sì che si fondino su un principio diverso da quello dell’utilitarismo, su un’assiologia e una norma principale diverse, e ciò il principio e la norma personalistici».

Porre l’attenzione sulla “persona” vuol dire che l’amore fra un uomo e una donna non può che rappresentare l’incontro fra due “persone”; considerazione che potrebbe sembrare, a prima lettura, alquanto scontata; eppure non è così. Proprio partendo dal concetto di “persona” è possibile comprendere il dono di sé verso l’altro; il dono della propria persona, appunto, all’altra persona. Scrive Wojtyła: «L’essenza dell’amore si realizza nel modo più profondo nel dono di sé che la persona amante fa alla persona amata. Grazie al suo carattere particolare, l’amore sponsale differisce radicalmente da tutte le altre forme e manifestazioni dell’amore. Ci si può rendere conto di questo quando si comprende in che cosa consista il valore della persona».

L’amore, di conseguenza, per il filosofo-teologo-antropologo Wojtyła può essere solo l’incontro di due libertà in cui ciascuna è responsabile per il bene dell’altro: da ciò, la parola della seconda parte del titolo del testo, “responsabilità”. Solo in questo modo il sesso cessa di essere qualcosa che semplicemente accade, o qualcosa di tollerato per altri fini, e diviene espressione di pienezza in cui uomo e donna cercano insieme il bene personale e comune donandosi reciprocamente l’uno all’altro. Wojtyła si spinge ancora più avanti, parlando - senza indugi - della sessualità di coppia, un tema-tabù che rappresentava, all’epoca, una terra relativamente inesplorata nel mondo cattolico.

Ci sono due domande di fondo che animano il testo. Due domande che sembrano essere scritte nel nostro oggi così “fluido” - per usare il termine coniato dal sociologo e filosofo Zygmunt Bauman - in cui i rapporti sono basati solo sull’aspetto utilitaristico, soprattutto nelle relazioni amorose: «Si può coltivare l’amore? Non è una cosa già fatta, data all’uomo, o più esattamente a due persone, una specie di avventura del cuore? È quel che si pensa spesso, soprattutto tra i giovani». La risposta che darà Karol Wojtyła è inequivocabile e nel nostro tempo presente dovrebbe riecheggiare ancora più forte che mai: «L’amore non è mai una cosa bell’e fatta e semplicemente “offerta” alla donna e all’uomo: deve essere elaborato. Ecco come bisogna vederlo: in certa misura, l’amore non “è” mai, ma “diventa” in ogni istante quel che ne fa l’apporto di ciascuna delle persone e la profondità del loro impegno». E, dietro a questo impegno umano, la Grazia che «è partecipazione nascosta del Creatore invisibile che, amore Lui stesso, ha potere di formare ogni amore».