Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Venerdì Santo a cura di Ermes Dovico
DOPO IL VOTO

Argentina, strada in salita pro life nel nuovo congresso

La battaglia pro vida in Argentina dopo le elezioni: la Camera è in mano agli abortisti, Senato a maggioranza "celste" anche se molto fragile. 

Esteri 09_11_2019

Le elezioni per la carica di presidente e vice presidente della nazione argentina sono terminate con il trionfo del ticket formato da Alberto Fernàndez e Cristina Fernandez de Kirchner per il Frente de Todos. Il risultato si inscrive a sua volta nel contesto del cambio recente clima politico in Sudamerica come ha spiegato Luca Volontè.

Sembrerebbe che soffi una "brezzolina bolivariana" almeno secondo le osservazioni e il desiderio di Diosdado Cabello, presidente dell'assemblea nazionale costituente venezuelana.

In un articolo recente pubblicato da Aci Prensa, Santiago Santurio, direttore dell'associaizone pro Life Vota le 2 vite ha segnalato che la Repubblica argentina è inserita in uno scenario complesso nel quale il congresso ha la maggioranza di deputati verde, abortista, a dall'altro lato, il Senato che ha già una maggioranza provita però è una maggioranza molto fragile.

Santurio ha avvertito che “questa maggioranza al Senato argentino è molto scarsa - sottolinea Aci Prensa - e ha alcuni senatori che, sebbene abbiano votato contro l'aborto nel 2018, è molto difficile che che tornino a votare così nel caso in cui si dovesse aprire un nuovo dibattito". "E' una situazione complessa”, ha aggiunto. Il direttore di vota le 2 vite ha segnalato che, nonostante il risultato sembri non essere del tutto positivo perché le elezioni sono finite con meno legislatori di quelli che “avevamo alla fine dell'anno, d'altro lato si verificano dei vantaggi come il fatto di avere in alcune province alcuni legislatori provita su cui si può fare affidamento”.

Conviene aggiungere da parte nostra che, inoltre, per la cura e la difesa della vita e delle madri e dei loro figli, in congresso si deve consolidare anche un'alternativa politica di governo che risulti coerente con questi principi non negoziabili rispetto a quelli definiti da Benedetto XVI:
1) il rispetto e la difesa della vita umana dal concepimento fino alla sua fine naturale.
2) la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna.
3) la libertà di educazione dei figli.
4) la promozione del bene comune in tutte le sue forme.

In ogni paese e tuttavia a maggior ragione in Argentina la politica concreta si fa principalmente a partire dalle cariche dell esecutivo. L'attuale sistema elettorale è una trappola e non rappresenta gli interessi reali dei cittadini. Ciò che deve essere messo in evidenza tra le altre proposte, è la necessità di una riforma del sistema elettorale a partire dai criteri del bene comune. Com'è stato insegnato da Giovanni Paolo II nel discorso ai governanti argentini alla Casa Rosada il 6 Aprile al 1987: “Il potere politico che costituisce il vincolo naturale è necessario per assicurare la coesione del corpo sociale; deve avere come finalità la realizzazione del bene comune”.

Conviene rimarcare che questo risulta possibile con la corrispondente volontà politica da parte di coloro che producono le leggi e dei governanti al fine che risulti attiva e si consolidi una autentica Repubblica e che non se la fagociti l'attuale sistema di partiti politici con il quale evidentemente non si beneficia il popolo argentino ma i loro mandatari.

Gli argentini hanno votato con il sistema elettorale vigente, non crediamo - senza dubbio - che secondo la percezione dei sentimenti dei votanti si sia votato a favore della Repubblica. Lo vediamo bene che entrambi gli spazi politici formano parte del caos che uno attribuisce all'altro.

Da ultimo buona parte del laicato cattolico avrà passato il test di "non votare per la borsa della spesa, di non praticare il voto utile e di non vendere l'anima per un pugno di una qualche moneta circolante anche se si mettono a rischio i principi non negoziabili?". 

Nella sua prima visita in un paese straniero da quando è stato eletto presidente della nazione, Alberto Fernandez è stato in Messico e ha visitato la basilica di Nostra Signora di Guadalupe, dove è stato ricevuto dal rettore del santuario. Nel libro delle dediche in basilica il presidente eletto ha sottolineato “l’immensa gioia di poter visitare e affidare alla Santa vergine di Guadalupe il destino della nostra amata patria argentina e di tutti i popoli del latinoamerica”. Nello stesso con contesto Fernandez ha detto che “l'aborto non dovrebbe essere mai un delitto. Io non sono ipocrita, se c'è una cosa che mi complica la vita è dire quello che credo” ha detto Alberto Fernandez dell'antico collegio di Sant ildefonso, interno all'Università Nazionale autonoma del Messico.

A sua volta tuttavia si ricordano le parole del presidente Macri verso la chiusura del congresso eucaristico nazionale del 2016 a San Miguel de Tucumán e il suo auspicio a “sconfiggere le varie forme di povertà, sradicare la corruzione in tutte le sue manifestazioni e proteggere la vita dal concepimento fino alla morte", come ha detto nel pronunciare una preghiera di consacrazione durante la messa di chiusura. Già conosciamo le giravolte dell'ex presidente rispetto alla cura e alla difesa della vita dal concepimento: nel 2018 ha dato il via libera al dibattito parlamentare per legalizzare l'aborto e promuovere la modifica del codice penale. Coerenza tra fede cattolica e vita? Un conto in sospeso che accomuna i presidenti uscente e eletto della Repubblica argentina.