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PREGHIERA PER LA PACE

Assisi, si cercano dei buoni artigiani della pace

«Non ci stanchiamo di ripetere che mai il nome di Dio può giustificare la violenza». Queste parole di Papa Francesco sono al centro del discorso che ha pronunciato nel corso della Cerimonia Conclusiva della Giornata mondiale di preghiera per la Pace ad Assisi.

IL RELATIVISMO PACIFISTA DI ZYGMUNT BAUMAN di Stefano Magni

Ecclesia 21_09_2016
Papa Francesco ad Assisi

«Non ci stanchiamo di ripetere che mai il nome di Dio può giustificare la violenza». Queste parole di Papa Francesco sono al centro del discorso che ha pronunciato nel corso della Cerimonia Conclusiva della Giornata mondiale di preghiera per la Pace svolta nei giorni scorsi ad Assisi.

Si cercano artigiani di pace, uomini e donne di buona volontà capaci di mettersi veramente in gioco per fare la pace. «La nostra strada, ha detto il Papa ai rappresentanti delle varie religioni, è quella di immergerci nelle situazioni e dare il primo posto a chi soffre; di assumere i conflitti e sanarli dal di dentro; di percorrere con coerenza vie di bene, respingendo le scorciatoie del male; di intraprendere pazientemente, con l’aiuto di Dio e con la buona volontà, processi di pace». 

Viene così indicato un cammino della carità per vivere e costruire la pace, un cammino che con i cristiani diventa ecumenismo della carità, e si affianca a quell'ecumenismo del sangue che varie volte è stato richiamato da Francesco pensando soprattutto ai tanti cristiani perseguitati. 

Nella meditazione che il Papa ha tenuto nel corso della preghiera ecumenica dei cristiani nella Basilica Inferiore di S.Francesco, si è sottolineato proprio che «il Signore è consolato quando, in nome suo, ci chiniamo sulle miserie altrui». Bambini abortiti, poveri, sofferenti, perseguitati, vittime della guerra, migranti costretti a lasciare la casa: «Chi li ascolta? Chi si preoccupa di rispondere loro?», si chiede il Papa. La risposta va cercata nel Crocifisso. «Sulla croce, albero di vita, il male è stato trasformato in bene; anche noi, discepoli del Crocifisso, siamo chiamati a essere “alberi di vita”, che assorbono l'inquinamento dell'indifferenza e restituiscono al mondo l'ossigeno dell'amore».

I cristiani sanno dove attingere questa forza, guardando al Cuore di Cristo trafitto dalla lancia di Longino. Da lì sgorga “l'ossigeno dell'amore” capace di costruire la vera pace, un ossigeno che si mette in azione tramite i cristiani che si chinano su quanti oggi vivono da crocifissi. 

«”Vieni Signore Gesù” è la massima testimonianza di ogni cristiano», ha ricordato il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, ma per poterlo gridare dobbiamo avere una capacità di conversione. «Per testimoniare che Gesù Cristo è la pienezza della rivelazione e che in Lui, Dio Padre ha detto tutto ciò che aveva da dire all'umanità in vista della salvezza». 

La preghiera delle diverse tradizioni religiose è avvenuta, ha ricordato il Papa, “senza sincretismi e senza relativismi”, secondo una formula che è già stata utilizzata più volte anche per gli altri incontri di Assisi: “abbiamo pregato gli uni accanto agli altri”, ma non insieme. Questo non ha mai zittito completamente coloro che comunque ravvisano un certo rischio sincretistico dovuto alla simultanea preghiera rivolta a divinità diverse per ottenere il dono della pace. A questo proposito proprio Giovanni Paolo II nel 1986, nel suo discorso conclusivo, diceva esplicitamente che “la forma e il contenuto delle nostre preghiere sono molto differenti […] e non è possibile ridurle a un genere di comune denominatore”.

Nell'Appello finale, sottoscritto da tutti i rappresentanti delle varie religioni convenute ad Assisi, si sottolinea il valore del dialogo e si ribadisce che «la violenza e il terrorismo si oppongono al vero spirito religioso». Si implorano «i Responsabili delle Nazioni perché siano disinnescati i moventi delle guerre: l'avidità di potere e denaro, la cupidigia di chi commercia armi, gli interessi di parte, le vendette per il passato». Di fronte alla “terza guerra mondiale a pezzi” da Assisi si alza questo grido di pace, nell'impegno di consolidare un lavoro concreto di pace tra i popoli e le nazioni. Ci si augura davvero che vi siano uomini e donne di buona volontà capaci di essere artigiani della pace. 

I cattolici da parte loro devono ricordare che attraverso il dialogo e la collaborazione con i seguaci delle altre religioni rendano sempre testimonianza alla fede e alla vita cristiana, consapevoli che “la pace porta il nome di Gesù Cristo” (Giovanni Paolo II, Discorso ai rappresentanti delle Chiese cristiane e Comunità ecclesiali e delle religioni mondiali, Assisi 27/10/1986).