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"Bella ciao" e "Dio è morto". Per il 25 Aprile si può profanare una chiesa

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Guccini, Scanzi e Paolo Hendel nel 25 aprile di Loro Ciuffenna. Si canta "Dio è morto" e "Bella ciao". Un comizio contro la destra e contro la Meloni condito da volgarità. Ma il "teatro" è la Pieve di Gropina concessa dalla diocesi al Comune piddino senza riguardi per il culto. Cronache di una "messa civile" chiamata 25 aprile che usa la libertà per calpestare il sacro sotto gli occhi del vescovo. 
- Un 25 aprile milanese di odio e violenza di Stefano Magni

Attualità 26_04_2024

Cantare Dio è morto e Bella ciao in una chiesa sotto gli occhi di Francesco Guccini. Ecco il sogno di tanti anticlericali col chiodo del comunismo. E se l’occasione è la Festa della Liberazione ancora meglio. Pensavamo di averle viste e raccontate tutte nel corso della nostra campagna #salviamolechiese. Ma quello che è accaduto ieri a Loro Ciuffenna (AR), le supera davvero tutte.

È qui che, nella splendida Pieve Romanica di Gropina, il Comune aretino ha concluso le celebrazioni del 25 Aprile. Con un evento che ha visto protagonista il cantante bolognese intervistato da Andrea Scanzi e il comico Paolo Hendel incentrato sul 25 aprile. “Quel giorno d’aprile”, dal nome della canzone che Guccini dedicò allo zio partigiano, è stato voluto fortemente dal Comune a trazione Pd per «ascoltare i racconti e l’esperienza personale del cantautore inerenti al Giorno di liberazione nazionale dal fascismo». E che c’entra una chiesa? E per giunta ancora aperta regolarmente al culto tanto che è qui che molti locali vengono a sposarsi?

«Perché Gropina è un incanto fuori dal tempo», aveva detto Scanzi sulla sua pagina Facebook per annunciare la sua presenza. Per la verità qualche motivazione in più andrebbe chiesta alla Chiesa locale, non coinvolta nell’organizzazione, ma benedicente come ha spiegato alla Bussola il parroco don Piero Mastroviti: «Ha gestito tutto il vescovo – ci ha detto -, ci sarà comunque qualche tipo di spiritualità». Quale? Chiediamo. «Ora non lo so». E sui relatori, non propriamente persone abituate a stare in presbiterio a parlare? «Noi siamo aperti a tutti», ha tagliato corto. Aperti a tutti? Anche a Paolo Hendel che nel 1988 finì nella bufera per uno squallido sketch su Gesù e che ieri ha definito Guccini "il sex symbol di questo popolo"?

E che dire di Andrea Scanzi, telepredicatore dalla battuta pronta, sempre pronto a infilzare gli altri? Come quando nel 2017 riproverò Matteo Renzi di aver tenuto un comizio elettorale nella basilica di Paestum. Lo raccontammo anche noi, solo che Scanzi volle calarsi nella parte dell’indignato a difesa del luogo di culto e denunciò la profanazione del tempio in diretta da Lilly Gruber: «Non si è mai visto un politico tenere un comizio in chiesa, forse solo Cetto Laqualunque». Vero. Se è per questo però, fino a ieri, non si era mai visto neppure Andrea Scanzi intervistare in chiesa un cantante col sottofondo di Dio è morto. Ma evidentemente per Scanzi questo non è un uso profano della chiesa, vista la sacralità con la quale ormai si affronta il 25 aprile. Invece, la cosa sacrilega lo è, ed è davvero curioso che nessuno nei giorni precedenti l’evento lo abbia fatto notare.

Del resto, lo stesso sindaco aveva vantato una collaborazione con il vescovo Andrea Migliavacca, quindi, evidentemente la cosa è andata bene a tutti, curia compresa. Infatti il vescovo era in prima fila ad applaudire.

Peccato, però, che al di là della riuscita dell’evento, come si può vedere dalle foto che circolano sui social, questo rimanga un sacrilegio al pari di tanti altri, compiuto in faccia a dei religiosi, compiacenti. Infatti, proprio dietro all’altar maggiore, si intravede un monaco, l’abate Bernardo Gianni, che ha accolto tutti all’inizio con un «care compagne e compagni» mentre il suo intervento è stato definito dai presenti «potente».

E i contenuti? Un comizio scontato contro la destra, contro il fascismo strisciante, contro la Meloni, sotto la quale - dice Guccini - "tira una brutta aria" -. Un concentrato di volgarità e battute da osteria ("mi sento un vecchio coglione", "sono masochista, guardo Rete 4") e l'immancabile difesa a spada tratta di Saviano e Scurati, come novelli Giordano Bruno.  

Insomma, il 25 aprile è ogni anno che passa sempre più la Pasqua di una religione civile che si impone a suon di antifascismo e narrazioni addomesticate per presentare la Resistenza come un fenomeno meno complicato e contradditorio di quello che in realtà è stato, con le sue pagine oscure, anche e le sue terribili e ingiuste tragedie.

E per una Pasqua non si bada a spese: si mette il vestito bello e si utilizza la miglior sala che si ha a diposizione, ed evidentemente il comune aretino non ha niente di meglio da offrire ai suoi ospiti che una chiesa romanica costruita per rendere il culto al Signore e trasformata in un bivacco vociante di nostalgici del sol dell’Avvenire grazie alla complicità del clero locale.

In fondo, non è tanto quello che è avvenuto ieri alla pieve che dovrebbe far rizzare i capelli, la narrazione del 25 aprile ci ha regalato molte perle in questi anni, ma che si sia voluta strumentalizzare la Chiesa e profanare le sue millenarie vestigia per imporre la propria visione sulla storia presentandola come un evento di tutti.