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POLITICA

Bersani, l'odio ideologico della sinistra

«Se al governo ci fosse stato il centro-destra non sarebbero bastati i cimiteri». Parole choccanti e ingiustificabili quelle di Pierluigi Bersani, ma incredibilmente ignorate dalla grande stampa che, fossero state pronunciate da un esponente del centro-destra, si sarebbe stracciata le vesti.

Politica 06_06_2020
Pierluigi Bersani

Sia il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte hanno auspicato un clima di condivisione tra maggioranza e opposizione per affrontare insieme le drammatiche difficoltà del momento. In particolare il premier ha chiesto collaborazione e condivisione al centrodestra visto che il Paese ha bisogno di uscire prima possibile dalla recessione conseguente alla pandemia.

Forse però Conte dovrebbe in primo luogo tirare le orecchie ai suoi alleati e richiamarli a non gettare benzina sul fuoco quando partecipano a talk show televisivi. Rischiano, infatti, di compromettere in modo irreparabile lo spirito di solidarietà nazionale che qualcuno, anche Silvio Berlusconi, sta faticosamente cercando di alimentare.

L’uscita di Pierluigi Bersani martedì sera nel salotto di Bianca Berlinguer su Rai 3 (trasmissione Cartabianca) è indegna di un leader politico e conferma che il lupo perde il pelo ma non il vizio e che l’odio ideologico della sinistra verso il nemico è qualcosa di invincibile, anche quando abilmente mascherato da perbenismo istituzionale e senso delle istituzioni e del bene comune.
Le parole del leader di Leu si commentano da sole: «Il messaggio che il centrodestra sta dando da fuori e da dentro il Parlamento è una coltellata al Paese. E questa gente qua, lo lasci dire a uno di Piacenza, viene il dubbio che se avessero governato loro non sarebbero bastati i cimiteri».

Affermazioni macabre che non possono in alcun modo giustificarsi con l’attitudine di Bersani a parlare in modo iperbolico e per metafore. Qui si gioca con le vittime del Covid-19 e si insinua il dubbio che i governatori del centrodestra siano in qualche modo assassini e, di conseguenza, i loro leader politici abbiano l’incapacità di governare. Uno schiaffo anche alla Lombardia, che è stata particolarmente colpita dalla pandemia e che non può certamente essere giudicata dalla sinistra. Chi ha dimenticato le fotografie di Giorgio Gori al ristorante a febbraio o gli hashtag di Beppe Sala (“Milano non si ferma”) o le reazioni di alcuni rappresentanti della sinistra che ironizzavano quando il governatore della Lombardia, Attilio Fontana indossava la mascherina durante le interviste televisive? Chi è senza peccato, verrebbe da dire, scagli la prima pietra. Anche per queste ragioni Bersani non aveva alcun motivo di attaccare in modo così frontale gli avversari di sempre. Definire le sue parole una caduta di stile è financo riduttivo.

Bersani, in verità, non è nuovo ad attacchi ad esponenti del centrodestra. Celebre la sua espressione “Smacchieremo il giaguaro”, usata in campagna elettorale nel 2013 contro Silvio Berlusconi. Ma quello era uno slogan a effetto per galvanizzare l’elettorato. Poi sappiamo come andò a finire. Il giaguaro non fu affatto smacchiato, ma dalle urne uscirono tre schieramenti equivalenti in termini numerici e lo stesso candidato premier di centrosinistra, cioè Bersani, non riuscì ad andare a Palazzo Chigi, anzi fu umiliato in diretta streaming da Beppe Grillo e i suoi.

Ma a stupire non è solo la frase di Bersani. Fa rabbrividire il silenzio di certa stampa, che ben altra reazione avrebbe avuto se a parti invertite fosse stato un leader del centrodestra a pronunciare quelle parole sui cimiteri.
In verità la conduttrice Bianca Berlinguer non ha nascosto, lì per lì, un certo imbarazzo. Nessun organo di informazione ha biasimato il linguaggio inopportuno utilizzato dall’esponente di Leu, nessun editorialista ha censurato le sue parole, tanto più in un momento come questo in cui si invoca da più parti una riappacificazione nazionale.

Le opposizioni sono giustamente indignate. «L'odio ideologico della sinistra non si ferma nemmeno di fronte ai morti», tuona Giorgia Meloni, che parla di parole «vergognose». Anche Matteo Salvini ha reagito con veemenza: «Dichiarazioni disgustose, a me sembra un cretino, scherza con 30mila morti? Qui c’è gente che non sta bene…». E il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, nell’invitare Bersani a chiedere scusa, ha aggiunto: «Non c’è limite al peggio, non c’è limite alla decenza e alla vergogna».

Le parole di Bersani hanno scatenato una vera e propria bufera politica. È mancata, invece, la reazione del mondo dell’informazione. Ma quando un rappresentante del popolo esagera nei toni è giusto che la stampa, in quanto cane da guardia dei potenti, lo ravvisi e lo segnali all’attenzione dell’opinione pubblica.

Peraltro il deputato di Leu non ha fatto marcia indietro: «Chiaro che ho usato un'iperbole. Ma un ex ministro dell'interno che ridicolizza mascherine e distanziamento dopo che a pochi giorni dalla prima zona rossa chiedeva di aprire tutto si espone a un giudizio che, ripeto, per iperbole, confermo assolutamente».
Il leader di Articolo Uno, Gianni Cuperlo, è andato in suo soccorso e ha provato a giustificarlo durante un’altra trasmissione televisiva.
Silenzio, invece, da grillini, dem e altri esponenti di governo. Forse lo stesso premier, proprio perché cerca di porsi in questo momento come federatore di mondi di destra e di sinistra in nome di una rinascita nazionale, avrebbe potuto censurare la frase di Bersani, richiamando tutti a una maggiore sobrietà nei toni.

E i giornalisti avrebbero dovuto sottolineare che il linguaggio d’odio non è solo quello a sfondo razzista o sessista, ma anche quello che offende e demonizza l’avversario politico, scherzando perfino sulle vittime del Covid-19. Davvero uno stile comunicativo esecrando che ci lascia sgomenti.