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CAOS COMUNICATIVO

Campagna vaccinale, quanta confusione sotto il cielo

Se tutte le cure per il Covid sono state sottovalutate, il vaccino è stato da subito sopravvalutato come arma finale per sconfiggere la pandemia. Ma mentre si manifestano le controindicazioni, le autorità reagiscono con un incredibile caos comunicativo, affermando quel che poco fa negavano, su età massime e minime e somministrazioni eterologhe.

Editoriali 15_06_2021
Un centro vaccinale a Roma

Per oltre un anno, a proposito di eventuali protocolli per le cure domiciliari anti-Covid, si è detto che non era possibile autorizzarle perché mancavano evidenze scientifiche della loro efficacia. Eppure è stato dimostrato che tantissimi medici hanno curato a casa i malati di coronavirus ai primi sintomi, con risultati ragguardevoli. Il Covid può non essere mortale se preso all’inizio, mentre se trascurato può degenerare. Lo documentano esperienze consolidate dell’ultimo anno.

Sui vaccini l’approccio seguito dalle autorità di quasi tutti gli Stati è puramente fideistico. Somministrazioni massive a seguito delle approvazioni delle agenzie Aifa ed Ema, e campagne di sensibilizzazione a tappeto anche quando le cautele sarebbero d’obbligo e la sospensione del giudizio la regola maestra. Se ne sta avendo la riprova in queste ore. Si moltiplicano i casi sospetti di trombosi e morti a seguito della somministrazione di Astrazeneca e si ritorna alla raccomandazione, che ora diventa perentoria, di iniettare quel siero solo agli over 60. Un'intenzione che era già stata manifestata mesi fa e che ora è tornata prepotentemente d’attualità. Peraltro questa querelle sul vaccino inglese fa passare in secondo piano gli altri casi di morti sospette anche per altri vaccini.

Il carattere puramente sperimentale della somministrazione dei vaccini dovrebbe quanto meno suggerire un atteggiamento più prudente nelle istituzioni e nelle persone, evitando di assecondare quell'euforia che storicamente accompagna la fine di un conflitto mondiale. Si è detto per oltre un anno che eravamo in guerra contro un nemico invisibile. Ora si accredita la visione che l’unica arma per sconfiggerlo sia stata trovata e che l’uscita in fondo al tunnel coincida con la vaccinazione della stragrande maggioranza della popolazione mondiale.

Ma alcuni segnali non andrebbero sottovalutati. L’atteggiamento ondivago delle autorità preposte alla salute pubblica in merito all’opportunità di somministrare uno o l’altro siero e di provare a sperimentare un mix di vaccini, vale a dire la seconda dose eterologa, alimenta fondate preoccupazioni nella popolazione. E gli scienziati come Andrea Crisanti stanno gettando benzina sul fuoco sostenendo che non esistono evidenze scientifiche a supporto della validità e della sicurezza del mix di vaccini. In altre parole, chi ha già fatto una dose di Astrazeneca non è detto faccia bene a farsi somministrare come seconda dose Pfizer o Moderna. Si ricorderà che Crisanti sei mesi fa aveva perfino dichiarato che il vaccino non se lo sarebbe fatto, salvo poi cambiare repentinamente idea. Ora manifesta perplessità sul mix di vaccini, che invece, secondo alcuni suoi colleghi, rafforzerebbe addirittura le difese immunitarie.

Sono posizioni talmente antitetiche tra loro da confermare l’amara convinzione che si tratti davvero di sperimentazioni ad alto rischio e senza una casistica ancora significativa, sicuramente per gli effetti dei vaccini a lunga durata ma anche per quelli a breve. Si pensi ad esempio all’ipotesi, già ampiamente ventilata, di una terza dose a settembre.

Peraltro le Regioni ora si muovono in ordine sparso. La Lombardia, che ha riacquistato il suo primato nelle azioni di contrasto al Covid, sia sul piano vaccinale che dell’assistenza ospedaliera, dapprima aveva escluso la seconda dose eterologa, poi si è uniformata alle indicazioni nazionali. Il governatore campano, Vincenzo De Luca, invece, si conferma ribelle e ha sospeso le somministrazioni delle seconde dosi eterologhe perché esprime perplessità sul mix di sieri. E’ evidente che la confusione regna sovrana e le persone vorrebbero maggiore chiarezza delle autorità, ma non possono averla perché le certezze su questi vaccini non ci sono. Sono uno degli strumenti per combattere la pandemia, ma ricoprirli di aspettative messianiche potrebbe rivelarsi fallace e illusorio.

Peraltro c’è anche un tema di correttezza e coerenza comunicativa. Ieri a Milano, durante una manifestazione Rai, perfino la seconda carica dello Stato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Presidente del Senato, ha sollevato dubbi sull’attuale piega che sta prendendo la campagna vaccinale, con la relativa comunicazione a supporto. «Una informazione non gestita e discorde – ha detto - rischia di alimentare confusione, incertezze e instabilità. Come è avvenuto, ad esempio, in questo terribile anno di pandemia e isolamento con un affollamento mediatico di esperti e virologi, che hanno detto tutto e il contrario di tutto su pretese basi scientifiche e che, nella loro contraddittorietà, hanno finito con l’alimentare il “fai da te” dei cittadini».

E una domanda sorge spontanea. Non sarebbe stato più logico puntare fin da subito su un concorso di strumenti anti-Covid, testando le cure farmacologiche già esistenti anche sui pazienti colpiti dal virus e attendere con maggiore serenità e nel rispetto dei tempi naturali di sperimentazione, l’avvento dei vaccini? E se fosse vero che sono proprio i vaccini a favorire l’avvento di nuove varianti? Neppure questo può essere del tutto escluso, guardando all’esempio inglese, con una vaccinazione di massa pianificata con ampio anticipo e rivelatasi inadeguata a fronteggiare le nuove manifestazioni del Covid. Ecco perché ora la gente è disorientata e neppure il generale Figliuolo questa volta potrebbe bastare a rasserenarla.