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TRAPPOLA

Cannabis terapeutica, un possibile cavallo di Troia

La Toscana avvia un progetto-pilota di fabbricazione di farmaci derivati dalla cannabis nello stabilimento chimico-militare di Firenze. Lo scopo è medico, ma non c'è ancora un'evidenza abbastanza solida per capirne gli effetti. In compenso esiste la possibilità che si trasformi in un pretesto per liberalizzare la marijuana.

Politica 05_02_2015
Serra

“Il Governo faccia come la Regione Toscana”, dice Filomena Gallo, Segretario dell'Associazione Luca Coscioni, entusiasta del fatto che il presidente di quella regione abbia finanziato la legge regionale per l'accesso alla cannabis terapeutica.

“Questa decisione – aggiunge la Gallo - consentirà quindi a tutti i malati che ne faranno richiesta al proprio medico di poterne usufruire senza doversi sobbarcare degli enormi costi che una terapia di quel tipo comporta”. I complimenti vengono anche rivolti all’Ordine dei medici di Firenze, “che sul proprio sito internet ha pubblicato tutte le informazioni necessarie alla prescrizione, sopperendo all'apparente disinteresse del Governo”. Infine, l’appello al Ministro Lorenzin, “perché venga lanciata una campagna informativa istituzionale nazionale che renda note le modalità di prescrizione della cannabis terapeutica. Sono ormai cinque mesi che quotidianamente siamo bombardati da richieste di pazienti che non sanno a chi possono rivolgersi per essere curati. In attesa che la collaborazione tra Ministero della Salute e quello della Difesa inizi a dare i suoi frutti, occorre che il Governo inviti le regioni a farsi carico dei relativi costi dei medicinali che, almeno per qualche tempo, dovranno ancora esser importati dall'Olanda”.

La collaborazione di cui parlano i radicali fra Ministero della Difesa e Ministero della Salute, si riferisce all’accordo siglato lo scorso 18 settembre per avviare un progetto pilota di produzione nazionale di farmaci a base di cannabinoidi, nello stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze. Il tavolo tecnico ha già iniziato a lavorare nel mese di ottobre e i primi farmaci potrebbero essere disponibili nelle farmacie territoriali e ospedaliere nel corso di quest’anno, con un risparmio, per chi ne volesse far uso, che secondo il Ministro Lorenzin si aggirerebbe sui 15 euro a grammo di principio attivo, evitando di ordinare i medicinali all’estero. “Con l’avvio della produzione tale principio entrerà nei livelli essenziali di assistenza e le Regioni si accorderanno sui ticket”, dichiarò il Ministro della Salute. I radicali rivendicano la primogenitura di quest’iniziativa, insieme ai parlamentari del Movimento 5 Stelle e a quelli di Sinistra e Libertà, ma chi l’ha di fatto consentita è stato il Governo Renzi, che l’anno scorso ha deciso di non impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale la legge regionale abruzzese n. 4 del 4 gennaio 2014, che disciplina le "modalità di erogazione dei farmaci e dei preparati galenici magistrali a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche". I precedenti esecutivi di centrodestra, fino a quello “tecnico” guidato da Monti, avevano sempre impugnato le leggi regionali che avrebbero voluto regolamentare quel principio.

Attualmente, le regioni che hanno introdotto dei provvedimenti che riguardano l’erogazione di medicinali a base di cannabis sono nove: Puglia, Veneto, Liguria, Marche, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Sicilia, Umbria e Toscana, dove la legge fu varata due anni fa. Nello scorso mese di settembre furono approvate le delibere attuative, che rendono più celeri le procedure e aumentano il numero delle patologie in base alle quali anche il medico di famiglia, in base ad un piano terapeutico redatto dal medico specialista, potrà prescrivere la cannabis, evitando l’acquisto oneroso del medicinale (il Bediol), che viene importato dall’Olanda a costi molto cari (da 30 a 120 euro al mese) per le patologie che secondo gli sponsor di quest’iniziativa sarebbero interessate dal farmaco: infiammazioni, artrite reumatoide, spasmi, traumi cerebrali, glaucoma, nausea, sclerosi multipla,  ictus, sindrome di Tourette, epilessia, cure palliative, terapia del dolore cronico e di supporto contro la nausea e il vomito nella chemioterapia. Qualche giorno fa, i senatori del Pd Sergio Lo Giudice e Luigi Manconi, riprendendo una denuncia dell'Associazione Luca Coscioni relativa alla sospensione dell’importazione del farmaco, hanno depositato un'interrogazione al Governo – sottoscritta anche dai senatori Battista, Cirinnà, Dirindin, Elena Ferrara, Mastrangeli, Puppato, Ricchiuti – nella quale il farmaco è descritto come “un'infiorescenza di cannabis con ridotti effetti collaterali ed è molto indicato per il trattamento di pazienti pediatrici, per i quali rappresenta l'unico tipo di cannabinoide prescrivibile. Facciamo in modo che possano presto riprendere le importazioni di Bediol o di altri farmaci analoghi affinchè siano garantite le terapie". E’ un modo per mettere pressione al Governo perché affronti con urgenza le problematiche strutturali e burocratiche per la distribuzione della cannabis in tutte le farmacie e a tal fine  viene anche chiesto di convocare la VI Conferenza nazionale sulle droghe, “il luogo istituzionale – sostengono i radicali – per affrontare quel fenomeno a tutto tondo”.

Sullo sfondo, due questioni. La prima riguarda l’efficacia della cannabis: è incontestabile che gli studi clinici sono troppo pochi e non ancora definitivi. La seconda – ancora più consistente – riguarda il business che si potrebbe ottenere diffondendola su larga scala. Negli Stati Uniti – dove l’uso medico della cannabis è ammesso in 18 Stati, ai quali se ne aggiungeranno presto altri 10 – il giro d’affari è pari a miliardi di dollari e il mondo della finanza americano pare stia guardando con grande interesse le aziende che si stanno specializzando nella coltivazione e nella distribuzione della sostanza. Anche in Italia, vengono espresse posizioni analoghe. La Coldiretti, ad esempio, ha affermato: “la coltivazione permetterebbe di uscire dalla dipendenza dall’estero e avviare un progetto di filiera nazionale con potenzialità enormi sul piano occupazionale oltre che per il vantaggio dei malati”. L’obiettivo tracciato è quello del danaro, checchè ne dica il Ministro Lorenzin: «L’Italia sarà autosufficiente, noi ragioniamo in termini sanitari». Il secondo obiettivo evidente – almeno per buona parte di coloro che sono favorevoli all’uso della cannabis cosiddetta terapeutica – è la liberalizzazione della majurana tout court, propedeutica alla liberalizzazione di tutte le sostanze stupefacenti. Così, all’immoralità della criminalità, che gestisce il traffico degli stupefacenti, si sostituirebbe l’immoralità dello Stato, che ne trarrebbe i suoi profitti.