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LUMEZZANE

Caos scuola: bimbi con febbre "sequestrati" dallo Stato

«In caso di febbre, per il bambino a scuola chiamare i carabinieri e affidarlo non ai genitori, ma all'autorità sanitaria». A Lumezzane la misura “coreana” di un preside è stata cancellata dopo le proteste delle famiglie. Ma il dirigente dice di averla vista applicata anche in altre scuole e si è giustificato dicendo che i chiarimenti dell'Ast e del ministero sono arrivati tardi. Il caso dimostra il caos in cui versa la scuola a un mese dalla riapertura dei cancelli e conferma la mentalità ormai affermatasi dello Stato padrone dei figli. Come anche l'ex ministro Lorenzin ha ribadito. 

Educazione 14_08_2020

Studente con la febbre a scuola? Chiamate i carabinieri e isolatelo dai famigliari. A Lumezzane Pieve il preside di un istituto comprensivo, che va dall’Infanzia alle Medie Dante Alighieri, ha pensato bene di inviare un’informativa ai genitori dal vago sapore coreano. Fortunatamente la comunicazione della scuola è rientrata e ora al punto sette dove si affronta la procedura di isolamento è previsto che il bambino torni subito al suo domicilio, ma per sei giorni i genitori dell’istituto in provincia di Brescia hanno avuto di che tremare.

Ecco quanto pubblicato sul sito della scuola il 6 agosto scorso e modificato soltanto il mercoledì 12, una settimana dopo. Al punto sette, nell’informativa sulla ripresa delle lezioni dopo la pausa estiva e il lockdown si legge:

In presenza di sintomatologia respiratoria o temperatura corporea superiore a 37.5°C durante l’orario scolastico, per gli alunni scatta una rigida procedura che prevede i seguenti passaggi: -l’alunno dovrà essere immediatamente dotato di mascherina chirurgica;
-sarà posto in isolamento in stanza Covid;

-il docente dovrà chiamare immediatamente il 112 o il 1500;
-i genitori non potranno prelevare in alcun modo il proprio figlio da scuola che sarà affidato all’autorità sanitaria.
Pertanto, alla luce del rigido protocollo, si invitano vivamente i genitori ad attuare scrupolosamente le raccomandazioni di cui al punto precedente
.

Isolamento in una stanza covid, allertare i carabinieri, dare il bambino in custodia all’AST locale e tenere fuori i genitori. Forse neanche a Sparta erano così drastici.

Le polemiche scatenatesi sui social sono state tali e tante che il preside ha fatto marcia indietro anche se alla Nuova BQ che lo ha raggiunto ha detto che ha cambiato l’informativa solo dopo la pubblicazione delle linee guida della Ministra Azzolina, che non prevedono ovviamente il sequestro dei bambini da parte dell’autorità sanitaria.

Eppure, l’episodio è sintomatico di un certo modo di ragionare di funzionari statali che non sanno più come gestire un’emergenza che non ha ormai né capo né coda. La scuola è sempre più nel caos, anche se la Azzolina non perda occasione, leggi l’intervista di ieri del Corriere, per dire di aver fatto i miracoli.

Del resto, se un preside fai da te arriva a ipotizzare il sequestro preventivo dei medici dell’Asl per i bambini significa non solo che i dirigenti sono lasciati a loro stessi in balia dell’incertezza a un mese dalla riapertura dei cancelli delle scuole, ma anche che la mentalità che è passata con i Dpcm del governo, è quella che i figli sono dello Stato e i genitori devono retrocedere. Del resto, non dimentichiamo che è stato il governo a prevedere che un padre e una figlia dovessero stare distianziati in auto come se il vivere tra le stesse mura domestiche non fosse nulla. Ed è sempre stato il governo a intervenire pesantemente nella vita famigliare impendendo a mamma, papà e figli di sentirsi un unico corpo sociale, cosa poi presa a modello dalla stessa Chiesa che ancora oggi in molte parrocchie impedisce alle mamma, papà e figli di sedersi vicino a Messa.

Mentalità, dicevamo, che si stanno facendo largo e che vanno combattute con le unghie e con i denti perché quando lo Stato avrà il controllo totale e fisico anche sui figli non resterà più nulla per la costruzione definitiva dell’uomo nuovo.

Ovviamente un preside non si inventa una misura del genere se questa non è stata prima respirata in un humus fertile. In fondo, la mentalità dei bambini di proprietà dello Stato si sta facendo largo senza la condanna delle anime belle.  Forse che l’agghiacciante frase dell’ex ministro Lorenzin sui bambini che non sono di proprietà dei genitori – a proposito di un papà che ha perso la patria potestà perché non ha vaccinato il figlio – non ricalchi la stessa mentalità antifamilista e da Stato etico educatore della prole? È la stessa mentalità che si sta facendo largo.

A Lumezzane per venirne a capo la scuola ha dovuto riscrivere l’informativa così: «In caso di comparsa a scuola in un operatore o in uno studente di sintomi suggestivi di una diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, la persona interessata dovrà essere immediatamente isolata e dotata di mascherina chirurgica, e si dovrà provvedere al ritorno, quanto prima possibile, al proprio domicilio, per poi seguire il percorso già previsto dalla norma vigente per la gestione di qualsiasi caso sospetto».

Alla Bussola, l’assessore alla scuola del comune di Lumezzane, Lucio Facchinetti getta acqua sul fuoco: «E’ una bolla di sapone, il preside ha già corretto».

Mentre lui, il dirigente,  Angelo Prontera si è giustificato dicendo di non aver avuto risposta dall'Ast di Brescia alla quale aveva chiesto chiarimenti e che si è trovato nella situazione di dover interpretare le normative presenti fino a quel momento e che soltanto la circolare della Azzolina ha poi chiarito successivamente. Quando «subito dopo sono state emanate le linee guida ho corretto», si è giustificato.

Però ha anche aggiunto di «aver preso spunto da altre scuole che avevano adottato la stessa misura», salvo però rifiutarsi di dire di quali scuole si tratta. Comunque, qui in Italia e non solo in Corea del nord.