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DIBATTITO

C'è anche un altro modo di guardare al Meeting

Il Meeting di Rimini è la possibilità di incontrare persone e fatti, testimonianze che allargano il cuore e aiutano a vivere il nostro quotidiano. Viste anche quest'anno. Come la storia di Silvia, che nell'emergenza della malattia del marito scopre che "la vita diventa vera quando si smette di considerarla propria". 

Editoriali 30_08_2015
Meeting Rimini

Continua il dibattito sul Meeting di Rimini. Dopo le domande di Stefano Fontana e una risposta di Robi Ronza, pubblichiamo la testimonianza di don Angelo Busetto, che invita a ricordare il tanto bene incontrato nella settimana vissuta a Rimini: un'altra prospettiva da cui guardare quanto è accaduto.

Al ritorno dal Meeting di Rimini mi porto in cuore una marea di persone e di immagini, ma soprattutto due fatti. Il primo non so se definirlo spettacolo, testimonianza, preghiera... Sul palco del grande teatro prendono posto nove Monaci Buddisti Shingon del Monte Koya guidati da Shodo Habukawa, che don Giussani aveva incontrato in Giappone quasi trent'anni fa, e con loro il Coro “Millennium” diretto da Guya Valmaggi. I monaci pregano con quelle che noi potremmo chiamare nenie e danze, in sgargianti vestiti rituali. Il coro interviene con canti della nostra tradizione liturgica. Infine, quasi fuori programma, corrispondendo al loro desiderio, vengono cantati due canti napoletani, il primo, 'Torna a Surriento'. Attenzione, commozione, speranza. Siamo resi partecipi di un singolare evento di ecumenismo, anzi di comunione, che trova la sua origine nella 'grande anima' di don Giussani.

Il secondo fatto è accaduto la mattina dell'ultimo giorno. Dieci anni fa Silvia Spagnoli ha sposato nella mia parrocchia Ugo Rossi, andando poi ad abitare a Milano. Sono nati due bambini. Ugo, che per lavoro andava periodicamente in Cina, è stato colpito in modo rapidissimo dalla Sla e ora è completamente immobile in carrozzina. Silvia racconta la vicenda con un accento di fede certo e aperto che coinvolge al massimo la gente in ascolto. Il primo sviluppo della malattia è coinciso con la nascita del secondo bambino. Silvia viene travolta tra le pappe al primo bambino, l'allattamento al secondo, la cura del marito.

"Mi devi spiegare perché Gesù non mi basta, visto che non riesco a stare di fronte alla mia quotidianità", chiede a una persona amica. Silvia scopre di essere amata in questo modo e in queste circostanze, attraverso il miracolo che la circonda. "La vita diventa vera quando si smette di considerarla propria", dice. Un numero impressionante di persone partecipa alla loro vicenda e collabora in vario modo. "Casa nostra smette di essere nostra, appena comprata". Vive ogni giorno con totale docilità la promessa del giorno del Matrimonio, 'nella buona e nella cattiva salute'. Qualche mese fa ha festeggiato alla grande il decimo anniversario del Matrimonio. Non riesco a dire tutta l'imponenza di questa testimonianza e il bene che se ne riverbera.

Questi due fatti allargano il cuore nel paragone con tante vicende che percorrono il mondo. Il Meeting parla di stelle e di uomini, da Dante agli astronauti, di lavoro e di carità, con santi e demoni. Soprattutto fa incontrare le persone del presente e del passato fornendo a un popolo variegato di giovani e di famiglie una formidabile proposta di unità, di missione e di attenzione alle domande del vivere. Quest'anno il tema del Meeting era una domanda sulla misteriosa 'mancanza' che 'riempie' il cuore. È stato annunciato il titolo del prossimo anno: "Tu sei un bene per me". Non solo un tema, ma una prospettiva di vita.