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IL VESCOVO DI PHILADELPHIA

Chaput: "votate in base ai principi non negoziabili"

Il vescovo di Philadelphia, monsignor Charles Chaput, pubblica una nota in cui invita gli elettori delle prossime presidenziali a votare in base ai principi non negoziabili. Non si può scendere a compromessi, come i "cattolici adulti".

CLINTON, AFFARI (SPORCHI) DI FAMIGLIA di Marco Respinti

Ecclesia 19_08_2016
Tim Kaine e Joe Biden

Donald Trump e Hillary Clinton, i due contendenti per le presidenziali degli Stati Uniti, «hanno entrambi difetti sorprendenti». Lo ha scritto un vescovo americano, monsignor Charles Chaput, in una nota pubblicata il 12 agosto sul giornale della sua diocesi, Philadelphia.

«Un candidato, secondo il punto di vista di tanta gente, è un eccentrico uomo di affari dall'etica difettosa, la cui magniloquenza e buffoneria lo rendono inconcepibile come presidente», scrive Chaput di Donald Trump. Mentre «l'altro [candidato], secondo il punto di vista di tanta gente, dovrebbe essere sotto accusa penale. Ma il fatto che lei non lo sia, sempre secondo il punto di vista di tanta gente, prova il principio espresso nel romanzo La Fattoria degli animali di Orwell, e cioè che “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”». Questo il commento alla candidata Clinton. 

Il vescovo, importante personalità della Chiesa americana, ha ricordato subito che i pensieri espressi in quell'articolo sono «una raccolta di commenti personali», e non «insegnamenti di un arcivescovo», tuttavia bisogna riconoscere che hanno un loro peso specifico. Se «nessuno dei due [candidati, NdA] è migliore dell'altro», dice Chaput, l'elettore cattolico può liberarsi dalle logiche del tifo elettorale di parte, per discernere bene la situazione. Da cattolici però, sottolinea non casualmente il vescovo di Philadelphia, cioè «da persone che prendono sul serio la loro fede; persone che effettivamente credono vero ciò che la Chiesa propone come verità; persone che mettono la fede al primo posto nei loro pensieri e azioni; persone che presentano la loro vita a Gesù Cristo, alla Scrittura e alla guida della comunità dei credenti che conosciamo come Chiesa».

La puntualizzazione non è casuale, visto che lo stesso Chaput rimarca che l'attuale vicepresidente, Joe Biden, e il candidato democratico pronto a sostituirlo, Tim Kaine, «sembrano pubblicamente ignorare o inventare il contenuto della loro fede cattolica». I due democratici, uno in carica, l'altro pronto ad entrare in pista con Hillary Clinton, in Italia potrebbero appartenere a quella schiera di cattolici in politica che interpretano la laicità nel fatto che hanno “giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo”. E quindi sui temi caldi del dibattito etico, ad esempio aborto, eutanasia, matrimonio gay, etc., appaiono come fieri paladini pro-choice. 

Anche altri vescovi americani sono intervenuti sull'interpretazione pubblica della fede cattolica del candidato democratico alla vicepresidenza. Il vescovo di Providence, Thomas Tobin, lo scorso 23 luglio, ha scritto che su questi temi, quelli bioetici, Tim Kaine mostra posizioni «chiaramente in contrasto con gli insegnamenti della Chiesa». «Il senatore Kaine ha detto: “La mia fede è centrale per tutto quello che faccio”, ma a quanto pare, purtroppo, la sua fede non è fondamentale per la sua vita politica pubblica», ha scritto Tobin nella sua pagina Facebook.

Riecheggia quella nota dottrinale della Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede sull'impegno dei cattolici in politica. Nel 2002, a firma cardinale Ratzinger, si diceva che di fronte a certi principi etici “non negoziabili” il politico che si dice cattolico “non può cedere a compromesso alcuno”. Senza scindere tra “Costituzione e Vangelo”, cioè senza dare della laicità un interpretazione parziale e svuotata. 

Ma quella nota suona oggi come un vecchio disco rotto, visto che il riferimento ai principi non negoziabili nella Chiesa del 2016 sembra eccessivo, decaduto e limitante. Eppure il vescovo Chaput mette nero su bianco che «il diritto alla vita sottende tutti gli altri diritti (...). Non può essere messo da parte o contestualizzato in nome di altri "diritti" o priorità senza prostituire l'intera idea di dignità umana». 

Il vescovo dimostra così che quella nota dottrinale del 2002 è ancora valida, visto che l'etichetta di cattolico a suo giudizio non può essere applicata come un adesivo qualsiasi. Perché così facendo si «prende in giro sé stessi e sopratutto gli altri». Dio non parteggia per alcun partito, ma «Dio per sua natura, specifica Chaput, è sempre interessato al bene e al male e le scelte che facciamo tra i due». Per questo, prima di votare, il cattolico deve sinceramente riflettere e pregare, magari anche leggere (e per questo il vescovo consiglia anche qualche utile libro). Perché nessuno può permettersi di votare con “il pilota automatico” inserito.

E' una nota politica solida quella del vescovo di Philadelphia, in Italia gli sarebbe difficile scriverla, perché ci sarebbe subito qualcuno pronto ad accusarlo di essere fermo all'era Ruini.