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AL MEETING DI RIMINI

«Chiesa italiana, quanti guai dal Convegno di Loreto»

Pubblichiamo alcuni passaggi dell'intervento svolto al Meeting di Rimini il 25 agosto 2016 dal professor Agostino Giovagnoli, docente ordinario di Storia contemporanea presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, sul tema "Il genio della Repubblica: la Chiesa". Sono i passaggi a cui si riferisce la dura replica di monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, qui pubblicata.

Ecclesia 26_08_2016

Pubblichiamo alcuni passaggi dell'intervento svolto al Meeting di Rimini il 25 agosto 2016 dal professor Agostino Giovagnoli, docente ordinario di Storia contemporanea presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, sul tema "Il genio della Repubblica: la Chiesa". Sono i passaggi a cui si riferisce la dura replica di monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, qui pubblicata.

"Negli ultimi trent'anni qual è stato il ruolo della Chiesa? Io credo che qui bisogna fare un discorso sulla trasformazione della Chiesa. Non è un caso che negli ultimi trent'anni abbiamo un Papa che non è più italiano, dopo 450 anni. Quindi è chiaro che c'è una dinamica della Chiesa cattolica che deve diventare sempre più universale ed è molto giusto che sia così. Non possiamo chiedere alla Chiesa di eleggere un papa italiano perché ci piace di più... Evidentemente la Chiesa ha le sue dinamiche, deve rispondere alle esigenze di tanti popoli e quindi sta facendo il suo percorso.

Quello che è mancato siamo noi, cioè i cattolici italiani, che avremmo dovuto reinventare un patto unitario, o avremmo dovuto riproporre un patto unitario a tutte le forze, politiche e non politiche, sociali, economiche, per affrontare insieme i problemi  del Paese. Non solo i cattolici italiani, intendiamoci,  ma visto che mi avete chiesto di parlare della Chiesa e dei cattolici italiani dirò questo: che c'è una responsabilità dei cattolici, che si sono divisi, come hanno fatto i partiti che hanno cominciato ad andare ciascuno per conto suo quando non c'erano più le ragioni per farlo, perché quando le ideologie stavano finendo paradossalmente è cominciata una conflittualità, quella della Seconda repubblica, che è stata esasperata e alla fine anche immotivata. E anche i cattolici hanno - abbiamo - fatto più o meno gli stessi errori. E qui c'è una vicenda degli anni '80, che forse pochi ricorderanno, che è uno dei convegni ecclesiali, il secondo per l'esattezza, che si fece a Loreto, e lì ci fu un momento di esplicita spaccatura fra quelli che si autodefinirono "cattolici della presenza" e quelli che si autodefinirono "cattolici della mediazione".

Non voglio qui entrare nel dibattito di una discussione che è ormai anche antica, tutto sommato sono passati ormai tanti anni, stiamo parlando del 1985. Né voglio dire avevano ragione questi o quelli, non è interessante. 

Però c'è una divisione: quella vicenda ci ricorda che i cattolici si sono divisi. E se i cattolici si dividono, che cosa tiene insieme il Paese? Perché i cattolici sono una parte importante del Paese.

Non dico che bisogna votare tutti per lo stesso partito... sì, questo c'è stato, per tanti anni, ha avuto una sua importanza, una sua funzione, per carità. Però c'è una funzione più profonda che è quella di spendersi per garantire l'unità degli italiani.

E questo noi forse, anzi senza forse, negli ultimi decenni lo abbiamo fatto poco. Abbiamo fatto prevalere... boh... dei progetti, individuali o collettivi? Delle identità? Non lo so.

Varrebbe la pena di farci un ragionamento assieme, ricominciare a riflettere su queste cose perché io credo che se noi vogliamo ragionare sul futuro dell'Italia dobbiamo parlare di unità degli italiani e, come cattolici, dobbiamo dire che abbiamo una responsabilità perché i cattolici sono comunque una parte, tuttoggi, importante del Paese. Forse non come era 70 anni fa ma insomma, un ruolo importante nel Paese".