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Clima, irricevibili gli insulti del Papa

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In una intervista alla tv americana CBS, papa Francesco dà degli «stupidi» a scienziati ed esperti che negano l'emergenza climatica. Parole pesanti e inaccettabili, che rivelano anche un grosso problema nel rapporto tra Chiesa e scienza.

Editoriali 26_04_2024 English Español
Papa Francesco intervistato da Norah O'Donnell

Gli insulti lanciati da Papa Francesco non dovrebbero ormai stupire più di tanto: che si tratti di certe categorie di cattolici o di altri, siamo purtroppo abituati a espressioni di disprezzo che starebbero male in bocca a chiunque, figurarsi a un Papa. Eppure in qualche occasione una puntualizzazione è necessaria, perché i giudizi che esprime sono pericolosamente fuorvianti: è il caso dell’ultima intervista video rilasciata alla tv americana CBS, in cui dà degli «stupidi» alle «persone che negano i cambiamenti climatici».

In realtà dell’intervista, realizzata la settimana scorsa, sono stati mandati in onda mercoledì sera solo alcuni frammenti corredati da un servizio giornalistico che cerca di contestualizzare i giudizi del Papa. L’intervista integrale, un’ora, andrà in onda il 19 maggio nel programma “60 minuti” di Norah O’Donnell, ed è a suo modo un evento storico perché è la prima intervista vis-à-vis concessa da papa Francesco a una tv americana.

Nel frammento mandato in onda (vedi dal minuto 4'53"), Norah O’Donnell chiede al Papa: «Cosa dice a quanti negano i cambiamenti climatici?». Risponde papa Francesco: «Ci sono persone stupide (dice “necia” in spagnolo, tradotto con “foolish” in inglese, ndr). E stupide anche se mostri loro delle ricerche, non ci credono. Perché? Perché non capiscono la situazione o perché hanno i loro interessi. Ma il cambiamento climatico esiste».

La domanda è già una dimostrazione di crassa ignoranza e pressapochismo, ma la risposta è – purtroppo – anche peggiore. Per questo sarà utile almeno sintetizzare i veri termini della questione.

Intanto nessuno nega i cambiamenti climatici perché i cambiamenti climatici sono la normalità; da che il mondo è stato creato il clima è sempre cambiato, non è mai esistita una “stabilità climatica”. Chiunque abbia un’istruzione minima dovrebbe ricordare di aver sentito parlare di ere glaciali e periodi interglaciali, ad esempio. Paradossalmente sono i catastrofisti del clima a far credere che il clima avrebbe un suo equilibrio eterno se non fosse per le attività umane che hanno fatto saltare tutto dalla rivoluzione industriale in avanti. E anche sul riscaldamento globale, ovvero un aumento di circa 1 °C della temperatura media globale dal 1870 circa ai nostri giorni, non c’è sostanzialmente discussione.  

Ad essere contestate sono invece la pretesa che l’attuale fase di riscaldamento sia senza precedenti, che sia responsabilità esclusiva (o quasi) dell’uomo, che le temperature tendano a crescere in modo incontrollato e che tutto questo abbia conseguenze catastrofiche per il pianeta e per la nostra vita. In sintesi c’è chi sostiene l’esistenza di una emergenza climatica – ed è questo il pensiero che sta dietro alle politiche climatiche e alla urgenza con cui si rincorre la transizione ecologica ed energetica –; e c’è chi nega che ci sia una qualsiasi emergenza riguardante il clima, e che mette in guardia dall’investire miliardi di dollari o di euro per misure che non cambierebbero comunque l’evoluzione del clima ma che invece porterebbero alla povertà centinaia di milioni di persone.

Papa Francesco ovviamente sta con i primi e ha sposato in pieno non solo la tesi dell’emergenza climatica ma anche il catastrofismo che l’accompagna. Da questo punto di vista l’enciclica Laudato Si’ (2015) e, ancora peggio, l’esortazione apostolica Laudate Deum (2023) sono la dimostrazione di come il Pontefice potrebbe ricevere tranquillamente la tessera di socio onorario del WWF o di Greenpeace. Di più, nella Laudate Deum, al no. 58, papa Francesco strizza l’occhio anche agli estremisti di Ultima generazione, quelli per intenderci che bloccano il traffico o vandalizzano le opere d’arte e altri luoghi simbolici: «In realtà – scrive Francesco – essi occupano un vuoto della società nel suo complesso, che dovrebbe esercitare una sana pressione, perché spetta ad ogni famiglia pensare che è in gioco il futuro dei propri figli». 

Dunque è a questo che si riferisce papa Francesco nella risposta a Norah O’Donnell: gli «stupidi» sarebbero quindi i tanti scienziati ed esperti, tra cui diversi Premi Nobel, che smentiscono, dati alla mano, le tesi catastrofiste e denunciano la strumentalizzazione della scienza a fini politici.

A costoro non c’è bisogno di mostrare delle ricerche, sono loro stessi a farle e a ricavarne risultati completamente diversi da quelli imposti dal pensiero dominante, Chiesa inclusa. Ed è semplicemente ridicolo che un Papa, senza nessuna competenza in materia, dica a costoro che «non capiscono la situazione» o che addirittura li insulti dicendo che negano perché pensano ai «loro interessi»: stiamo parlando di persone che hanno dedicato la vita allo studio e alla ricerca, che non hanno bisogno di mettersi in mostra per ricavarne benefici, anzi mettono a rischio la loro posizione proprio perché credono nella scienza vera in tempi di ideologie totalizzanti.

Basterebbero queste semplici constatazioni per consigliare al Papa di evitare giudizi temerari sulle persone e di ricordarsi che – anche se non si tratta di Magistero – nelle interviste è importante sapere ciò di cui si sta parlando. E anche di provare ad ascoltare le ragioni di quegli scienziati che negano l’esistenza di una emergenza climatica: sicuramente imparerebbe qualcosa.

Ma il vero problema è quello che già mettevamo in evidenza ai tempi della Laudato Si’, ovvero l’elevazione di una tesi scientifica – per sua natura sottoposta a correzioni o smentite – a verità di fede, che quindi richiede azioni morali immediate. Oggi qualsiasi verità proclamata dalla Chiesa per duemila anni può essere messa in discussione, ma una tesi scientifica controversa e contestata come quella del Riscaldamento globale antropogenico (cioè causato dall’uomo) è verità assoluta; e la transizione ecologica è un dovere morale, pena essere insultati pubblicamente dal Papa in persona.

E qui non è più un problema di opinioni diverse o di intemperanze verbali, è la stessa missione della Chiesa ad essere messa in discussione.



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