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DISCRIMINAZIONE

Come la Spagna vuole cancellare la scuola paritaria

Il governo social-comunista spagnolo, alzando l'Iva solo per le scuole paritarie, ma non per quelle statali, dichiara esplicitamente guerra all'educazione cattolica. Questa legge si accompagna anche ad una più comprensiva riforma delle paritarie, per riscrivere la storia e la cultura della Spagna. Ad essa si oppone una vasta coalizione, dai vescovi agli imprenditori passando per i genitori

Educazione 09_10_2020
Il governo Sanchez

Il 3 ottobre in Spagna non si è parlato di altro, tutto il mondo produttivo delle imprese, dei professionisti e delle associazioni educative e servizi sanitari privati ha protestato fermamente alle ipotesi di aumento selettivo (solo per i privati) dell’IVA proposte dal Governo Socialista e Populista. Per la scuola paritaria questo ennesimo attacco, con la “Legge Celaà”, è l’ultimo tentativo del Governo Sanchez per eliminare definitivamente ogni forma di educazione religiosa cristiana dal paese iberico. L’uomo nuovo socialista deve esser costruito senza alcun riferimento alle radici e tradizioni cristiane.

Ovviamente di queste chiarissime misure che violano ogni principio di libertà, ‘valore europeo’ e diritto umano (libertà di impresa, diritto e libertà educativa, principio di ‘pari opportunità e ‘pari trattamento’), non c’è nessun cenno nel Rapporto sullo Stato di Diritto in Spagna, pubblicato i giorni scorsi dalla Commissione Europea. Tuttavia il Governo si trova di fronte una coalizione ampia e contraria alle sue scelte. Gli imprenditori, liberi professionisti e associazioni educative rifiutano l'aumento dell'IVA su cui sta lavorando il governo della coalizione di Socialisti, Sinistra e Populisti d Podemos in Spagna. In puro stile statalista, il Governo vorrebbe alzare l’IVA e così colpire tutti indistintamente. Imprenditori e lavoratori autonomi lamentano che un aumento dell’IVA al 21% per cibo, prodotti freschi, ristorazione e prestazioni non solo è inopportuno ma avrebbe anche l’effetto di produrre, invece di una maggiore entrata fiscale, una vera e propria catastrofe nei consumi dei cittadini, imprese e famiglie spagnole. Il Governo vorrebbe anche eliminare l’esenzione dall'IVA per i servizi ospedalieri ed educativi quando questi siano forniti da un ente privato, mentre ai servizi statali l’esenzione sarebbe confermata. Una ennesima ingiustizia che dimostra l’intento punitivo ideologico ed ingiusto che colpirebbe i privati del settore. In un comunicato congiunto delle associazioni di scuole pubbliche non statali e del settore educativo, si è avvertito il Governo che l'applicazione dell'IVA nel bel mezzo della crisi economica conseguente alla pandemia "significherebbe un aumento insopportabile del costo di questo servizio per le famiglie, che in pratica potrebbe portare alla scomparsa del settore". Tutte le associazioni delle scuole paritarie spagnole (Cece, Cicae, Acade, Anced, Cecap, Escuelas Católicas e Uecoe) hanno anche avvertito che questa misura comporterebbe una migrazione di "un numero incalcolabile" di studenti verso l'istruzione pubblica, e ciò aumenterebbe la spesa pubblica di una quantità molto maggiore di quella che sarebbe introitata dall’aumento dell’IVA (oltre a creare problemi strutturali incalcolabili per l’intero settore della educazione pubblica statale).

Pedro Huerta, Segretario Generale delle Scuole Cattoliche, spiega che i genitori che portano i figli in scuole sovvenzionate dovrebbero pagare il 21% in più per la mensa, per le attività extrascolastiche, per il trasporto scolastico e per la scolarizzazione sia da zero a tre anni sia per gli studenti delle scuole superiori, entrambe non sono finanziate con fondi pubblici. Questo farebbe aumentare le tasse di almeno 100 euro al mese per ogni figlio di ciascuna famiglia, soffocherebbe gli utenti delle scuole paritarie che sono il 27% degli studenti che è già seriamente minacciato dalla riforma dell'istruzione del governo, la cosiddetta "legge Celaá".  Una vera e propria "strategia" da parte del PSOE e di Podemos per eliminare l’istruzione paritaria e concertata, che se diventasse una realtà, sarebbe una gravissima violazione del principio Costituzionale delle pari opportunità e della libertà di educazione e scelta educativa (art.27 della Carta).

Una strategia chiarissima che passa anche dalla riforma della legislazione sulle scuole ‘concertate’ (paritarie) o Legge Celaà. Dopo mesi di polemiche ed incontri fallimentari tra associazioni di gestori delle scuole e Governo, lo scorso 23 Settembre e successivamente il 30 dello stesso mese, a fronte dell’ennesimo rifiuto del Governo di ascoltare le ragioni di Scuole e famiglie, le Associazioni hanno detto un chiaro e forte: “basta!”. Stanche ed indignate per gli emendamenti alla nuova legislazione (LOMLOE) presentati il 23 settembre, tutte le imprese private, caritative e religiose che si occupano di educazione hanno denunciato come le modifiche proposte dal Governo Socialista “rafforzino inequivocabilmente l'obiettivo di aumentare l'istruzione pubblica al costo di ridurre progressivamente l'istruzione concertata fino alla sua eliminazione. Basti ricordare la sua intenzione di escludere gli studenti e le famiglie dell'istruzione concertata dagli aiuti COVID-19”. Inoltre, prosegue la nota di protesta, “I 117 emendamenti congiunti del PSOE e di Podemos (più i 54 presentati solo da quest'ultimo partito) confermano la volontà di aumentare il numero di posti esclusivamente pubblici a tutti i livelli di istruzione e in particolare nell'Educazione Infantile (0-3 anni); di porre fine alla complementarietà delle reti educative (pubbliche e concertate); di sopprimere la libertà di scelta delle famiglie come criterio per mantenere o ridurre le aule; di aumentare il controllo da parte dell'Amministrazione del processo di ammissione degli alunni (centralizzazione unica statale); di attuare la distribuzione forzata del corpo studentesco senza rispettare la volontà delle famiglie…di stabilire attività complementari gratuite e obbligatorie con un possibile contenuto ideologico al di fuori del progetto educativo proprio dell’istituto scolastico…di imporre valori non consensuali attraverso un tema specifico che sembra una riedizione dell'Educazione alla cittadinanza e introdurre alcune linee trasversali (prospettiva e ideologia di genere, memoria democratica, ecc. )…oltre a tutto ciò, la riforma dell'istruzione dimentica completamente gli insegnanti e i lavoratori del settore…aumenta ancora di più le disuguaglianze esistenti tra gli insegnati delle paritarie ed i loro omologhi nella rete pubblica… In breve, questa LOMLOE mina la sicurezza giuridica e occupazionale del settore e avrà gravi conseguenze per il mantenimento e la qualità dell'occupazione.”

Insomma l’atteggiamento della coalizione socialista, populista e marxista che sostiene il Governo Sanchez è apertamente totalitario e trova pochissimi precedenti, per l’accanimento anticristiano di cui è portatrice nella storia spagnola: tutti nella terribile repressione repubblichina degli anni 30. La Conferenza episcopale spagnola,  a conclusione della riunione del Consiglio Permanente, ha denunciato l’ostilità del Governo senza mezzi termini: "Il Governo invece di promuovere la collaborazione e l’unità del Paese in questo grave momento di crisi economica, sociale e sanitaria, anche con le modifiche nel campo educativo, viola la libertà di educazione costituzionalmente garantita e provoca divisioni nel Paese". Il Governo social-comunista spagnolo, solo nelle ultime settimane e solo nel tentativo spasmodico di distrarre l’opinione pubblica dalle proprie e gravi incapacità, sta promuovendo la frammentazione del Paese attraverso provvedimenti di natura ideologica e totalitaria: dalla legge sulla eutanasia, all’abbattimento della grande Croce della Valle dei Caduti, dalla Legge sulla ‘Memoria condivisa’ (che elimina e riscrive la storia dei decenni franchisti) al doppio attacco sulla libertà educativa. Ennesima riprova mercoledì 7 ottobre, appena emersa la richiesta motivata del giudice García-Castellón di chiedere al Tribuale Supremo del paese una rapida e decisa indagine sulle diverse e gravi malefatte del Vice Presidente del Governo Spagnolo Pablo Iglesias, la moglie che siede in Consiglio dei Ministri con il ruolo di Ministro per l’Uguaglianza Irene Montero ha annuciato la proposta di modifica della attuale legge sull’aborto (oltremodo ultrapermissiva). Nelle intenzioni le modifiche prevederebbero non solo fantomatiche “forme più nuove di anticoncezionali e un più decisa promozione di educazione sessuale e riproduttiva” ma anche l’eliminazione del consenso paterno per l’aborto in caso di ragazze dai 15 ai 17, oggi invece obbligatorio. 

Su tutto ciò, Chiesa e popolo cristiano spagnoli non taceranno né rimarranno con le ‘mani in mano’, come già visto durante i terribili anni dei Governi Zapatero (2004-2011) che liberalizzò cannabis ed aborto, introdusse divorzio breve, impose educazione LGBTI nelle scuole, dobbiamo attenderci un ‘radicalismo cristiano’ geniale e con forme di protesta massicce, pacifiche e determinate…hasta la victoria! (sino alla vittoria).