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rimandata a settembre

Commissione Covid, al lavoro per non irritare il Colle

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Dopo le parole di Mattarella, la nascita della Commissione slitta a settembre. La maggioranza lavora per non irritare il Colle ma ribadisce che vedrà la luce: «Lo dobbiamo alle vittime». Nuovo studio sulle miocarditi conferma un caso ogni 35 vaccinati. Indagare sulla campagna vaccinale lo si deve soprattutto a loro, i danneggiati.  

Attualità 05_08_2023

La parola d’ordine è: smussare gli angoli. Dopo le dichiarazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla Bicamerale Covid, la maggioranza di Centrodestra sta lentamente cercando una strada per uscire dall’impasse nella quale la proposta di legge si è arenata non appena è stata incardinata in Senato.

Dopo il via libera della Camera del 6 luglio scorso, la Commissione di inchiesta parlamentare sulla gestione della pandemia ha ricevuto le attenzioni del Colle, che ha alzato un cartellino giallo con parole inequivocabili ammonendo che «non può sostituirsi alla Magistratura». La maggioranza si è trovata così con il testo approdato in Senato per la lettura in Commissione Sanità e Affari sociali, ma ha compreso subito che non si sarebbe trattato di una passeggiata. Urge quindi mettere mano al testo per eliminare quei passaggi sgraditi al Quirinale.

Ma quali? Che cosa avrà voluto dire Mattarella? Da quanto la Bussola è in grado di apprendere, non sono in discussione i singoli articoli che compongono la legge né il raggio di indagine che va dalla gestione della pandemia fino alla campagna vaccinale portata avanti dai governi Conte II e Draghi. La sfida è consegnare al voto in Senato e poi alla necessaria terza rilettura della Camera un testo che non irriti il Colle, soprattutto tenuto conto che nei compiti che si è data la Bicamerale, c’è anche l’analisi e la valutazione dei profili di legittimità e costituzionalità dei famigerati Dpcm con i quali sono stati imposti i lockdown, lo stato di emergenza, l’introduzione del Green pass e la campagna vaccinale.

Tutti provvedimenti che Mattarella ha controfirmato. Ne consegue che un’indagine condotta con gli stessi poteri e limiti della magistratura su provvedimenti che sono stati avallati dal Capo dello Stato, metterebbe la Commissione covid in un percorso di potenziale scontro istituzionale con il Colle. Cosa che il Parlamento non vuole assolutamente. Si dovrebbe agire, allora, non indagando sui vari profili di Costituzionalità, competenza questa che Mattarella ha ricordato essere della Corte costituzionale, ma avviando un’ispezione sui criteri di proporzionalità dei singoli provvedimenti presi in esame. È questo il limite che, stando alle ultime indiscrezioni, la Maggioranza cerca di darsi per non uscire dal seminato e trasformare il cartellino giallo in un cartellino rosso.

Ma per farlo saranno decisivi gli emendamenti che sono stati depositati in Commissione per la lettura che avverrà con la ripresa delle attività dopo la pausa di agosto. In settimana è scaduto il termine della consegna degli emendamenti, ma il fascicolo non è ancora consultabile.

Il presidente della decima commissione Franco Zaffini ha spiegato alla Bussola che «il testo andrà ben calibrato per fare luce su tutti gli aspetti politici che la pandemia ha portato con sé, ma sicuramente non è nostra intenzione fare del Covid un triste ricordo. Non possiamo voltarci dall’altra parte: lo dobbiamo alle migliaia di deceduti e ai loro famigliari, lo dobbiamo ai decessi economici, la politica deve interrogarsi per non ripetere gli stessi errori del passato». Di fronte a questa dichiarazione c’è dunque tutta la volontà di portare a compimento la nascita della Commissione, ma senza irritare il Quirinale. E in questa delicata opera di ricucitura, a trarre vantaggio potrebbero essere Pd e Cinque Stelle, che si faranno sicuramente scudo delle parole di Mattarella per depotenziare il lavoro della Commissione nella speranza di partorire il classico topolino.

«Una volta visti gli emendamenti, presteremo attenzione a tutte le segnalazioni che arriveranno», è invece il parere di Gianni Berrino, attualmente relatore in pectore del provvedimento al Senato (nel senso che dovrà essere votato dalla Commissione) che sparge ottimismo: «Non è poi nemmeno detto che il presidente si stesse riferendo per forza alla Commissione Covid, perché come noto ce ne sono anche altre di commissioni».

Una cosa è certa: la nascita della Commissione di indagine covid rappresenta qualche cosa di nuovo nel panorama della politica italiana, perché andrà a fare verità sui provvedimenti presi da esponenti politici ancora in attività, anzi, che siedono sugli stessi banchi dei parlamentari che indagheranno. E anche quindi sul ruolo esercitato dal presidente della Repubblica attualmente in carica.

Ma che sia indispensabile un lavoro di analisi e di giudizio politico su quanto accaduto lo impone anche quanto sta emergendo sempre più spesso dalla ricerca scientifica. Come noto, tra i compiti della Commissione ci sarà anche quello di andare a verificare gli esiti della campagna vaccinale di massa con un occhio particolare anche alle tante reazioni da vaccino, ancora oggi tabù impronunciabile da parte della politica.

Ebbene, quello dei danneggiati da vaccino è forse il capitolo più scomodo che la Commissione dovrà affrontare perché sono l’elefante nella stanza che non si vuole vedere, sono ciò che è rimasto sul campo e che ancora chiede ascolto e cure. È nelle intenzioni della Commissione, infatti, non solo ascoltare una rappresentanza del Comitato Ascoltami, ma anche effettuare una sistematica raccolta di materiale scientifico per provare che la campagna vaccinale ha lasciato molti feriti sul campo: le vittime degli effetti avversi.

E che questa sia una sfida ormai improcrastinabile lo conferma anche l’ultimo studio pubblicato dall’European Journal of Heart Failure che ha dimostrato ancora una volta, ma in modo prospettico e con un gruppo di controllo, l’elevata incidenza di miocardite acuta insorta nei 3 giorni a seguito dell’iniezione booster del vaccino mRNA di Moderna.

Dati che il cardiologo Alessandro Capucci, tra i primi a denunciare l’insorgenza di queste infiammazioni cardiache che per alcuni – vedi Burioni – erano benigne, commenta così per la Bussola: «I casi positivi per liberazione della troponina dalle cellule miocardiche interessate e per innalzamento degli indici infiammatori hanno riguardato un caso ogni 35 persone, prevalentemente di sesso femminile e di età inferiore ai 35 anni. Lo studio dimostra la necessità di sorveglianza attiva post vaccino mRNA i cui effetti sfavorevoli non erano e non sono ancora del tutto noti». Ecco perché la partita non è chiusa e perché una Commissione d’Inchiesta può davvero fare luce su tutti gli aspetti. «È giunto il momento – conclude Capucci - di fare il punto della situazione e di fermare ogni eventuale prossima vaccinazione mRNA di massa».



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