Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Caterina da Siena a cura di Ermes Dovico

SIRIA

Contro il Califfo la Germania va in guerra senza armi

La Germania risponde all'appello di Hollande dando un contributo alla lotta contro l'Isis. Ma non manda uomini, né mezzi sul terreno. Sarà solo un contributo politico e pressoché simbolico: sostituzione dei francesi in Mali, una sola nave nel Mediterraneo e un piccolo numero di aerei da ricognizione. Tutto qui. Il Califfato si sentirà ancora più forte contro un nemico così assente.

Esteri 28_11_2015
Angela Merkel

A giudicare dai titoli dei giornali italiani di ieri sembrava che la Germania fosse sul punto di invadere la Siria e “pacificare” da sola le terre occupate dallo Stato Islamico. Invece tra martedì e giovedì l’Europa e l’Occidente hanno mostrato tutti i limiti politici e militari nel confronto con lo Stato Islamico proprio sull’appoggio chiesto da Parigi per la “guerre” proclamata da François Hollande dopo la strage del 13 novembre.

Prima Barack Obama si è limitato a offrire ai francesi molta solidarietà e un po’ di supporto d’intelligence per i raid sulle terre del Califfato, poi Cameron ha proposto di consentire ai jet francesi di usare le basi della Royal Air Force a Cipro e ha promesso di convincere il Parlamento ad approvare raid aerei sulla Siria. Infine Angela Merkel ha garantito un dispiegamento di forze militari tanto enfatizzato quanto inconsistente sul piano bellico e Matteo Renzi ha ribadito il no dell’Italia a operazioni belliche contro il Califfato. Resta solo la Russia a garantire una concreta alleanza a Parigi nonostante le divergenze sul destino di Bashar Assad.

Le ragioni di tanta inconsistente debolezza europea contro un nemico che potrebbe essere schiacciato in una guerra convenzionale, con l’impiego anche di forze terrestri, in poche settimane, si può spiegare con la tradizionale riluttanza di Washington a farsi coinvolgere ulteriormente in conflitti in aree strategiche per gli Usa non più prioritarie e con la paura dei singoli governi europei di subire devastanti azioni terroristiche.

Nessuno dimentica che l’Isis ha colpito in pochi giorni un aereo russo in Sinai (224 morti), un quartiere sciita di Beirut (43 morti) e il centro di Parigi (129 morti) per punire i raid aerei russi e francesi sulla Siria e l’intervento di truppe Hezbollah sui fronti siriani al fianco delle forze di Bashar Assad.

Ovvio che dopo simili avvertimenti le cancellerie europee tremino all’idea di pagare un rinnovato intervento militare con decine o centinaia di morti nelle proprie strade. Così anche la Germania, che mesi or sono annunciò di voler assumere anche le redini militari della Ue (oltre a quelle economiche), ha preso decisioni che appaiono più fumo che arrosto. Un po’ “all’italiana”, evitando cioè il coinvolgimento nelle operazioni belliche contro i jihadisti.

Delle tre misure militari assunte da Berlino neppure una porterà truppe e mezzi tedeschi a uccidere jihadisti. L’invio di 650 soldati in Malì per dare il cambio ad altrettanti soldati francesi e consentire a Parigi di concentrarsi nella lotta contro l’Isis in Siria sarà un buon affare per le milizie islamiche che operano nel Nord del Paese, dove sono schierati i francesi dell’Operazione Barkhane che danno loro la caccia. I tedeschi che li rimpiazzeranno invece saranno assegnati alla missione Onu Minusma (Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali) dove operano già 200 militari di Berlino schierati nella base di Koulikoro, dove svolgono incarichi di supporto, addestramento e assistenza sanitaria.

Koulikuro è vicina alla capitale Bamako ma lontano oltre mille chilometri dalla zona “calda” settentrionale. Anche la nave militare che il governo tedesco (ma il Parlamento deve ratificarlo) ha deciso di inviare nel Mediterraneo Orientale a scortare la portaerei francese Charles De Gaulle non sarà certo costretta a emulare le epiche gesta delle corazzate Bismarck e Tirpitz della Kriegsmarine nella seconda guerra mondiale. Lo Stato Islamico infatti non dispone di navi, sottomarini né aerei o missili antinave con cui minacciare le navi alleate e la portaerei francese.

Neppure l’invio di 4 o 6 bombardieri Tornado della Luftwaffe impressionerà i miliziani di al-Baghdadi. I jet saranno infatti armati solo di strumenti per la ricognizione. Certo i tedeschi rafforzano il loro dispositivo nella Coalizione che dall’estate 2014 è stato limitato a forniture di armi ai curdi e a schierare un centinaio di istruttori Erbil per addestrare i peshmerga, ma nessun miliziano dello Stato Islamico verrà mai ucciso dal contingente tedesco, così come da quello italiano.

L’intervento militare di Berlino ha quindi solo forse un valore politico in ambito europeo ma, sul piano militare, costituisce un ulteriore successo dello Stato Islamico che può ben dire di aver terrorizzato a tal punto gli europei che questi temono persino di combatterlo dal cielo. Hollande ha ringraziato la Germania per il supporto (che altro poteva fare?) e si è detto ottimisticamente “convinto che gli altri europei seguiranno questo slancio rispondendo alla sua richiesta di solidarietà”.

Semmai si tratterà di altri contributi simbolici, del tutto inutili a colpire in modo risolutivo il Califfato come del resto è ormai chiaro quanto sia insufficiente il solo intervento aereo. Di questo passo e con impegni militari come quelli di Italia e Germania il Califfato può ragionevolmente aspirare ad avere una lunga vita.