Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
STATI UNITI

Corte Suprema: confermata Brown Jackson, giudice radicale

Il Senato ha confermato (53-47) la nomina di Ketanji Brown Jackson a nuovo giudice della Corte Suprema al posto del dimissionario Stephen Breyer. Entrerà in funzione, però, dopo il cruciale caso Dobbs. Con lei esultano i gruppi abortisti, mentre i pro vita sono preoccupati per il suo attivismo e criticano la scelta ideologica di Biden e compagni.

Attualità 09_04_2022

Ketanji Brown Jackson, 51 anni, madre di due figlie, è stata confermata dal voto del Senato di giovedì (53-47) giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, in sostituzione del dimissionario Stephen G. Breyer, con il quale la Jackson ha collaborato in passato. Tre senatori Repubblicani da sempre contrariati dalla leadership di Donald Trump, Susan Collins del Maine, Lisa Murkowski dell’Alaska e Mitt Romney dello Utah, hanno deciso di appoggiare la nomina della Jackson e si sono uniti ai 50 Democratici nel voto favorevole. Il voto di Romney è stato il più sorprendente, seppur annunciato da giorni, perché lo stesso senatore aveva durante la scorsa legislatura bocciato la nomina della Jackson a giudice della Corte di Appello distrettuale di Washington, per la sua evidente impreparazione e mancanza di imparzialità.

La campagna massmediatica, condotta dai Democratici e dalle testate dell’internazionale di sinistra, per l’elezione della Jackson, dopo la promessa elettorale di Biden di eleggere una donna di colore alla Corte Suprema, è stata tutta imperniata esclusivamente sul colore della pelle della candidata e sulla necessità di fare della Corte Suprema un tribunale multirazziale. Poco, troppo poco per convincere i Repubblicani e una buona parte dell’opinione pubblica americana.

La Jackson è un giudice progressista e “attivista”, ma non cambierà l’equilibrio della Corte, dove i conservatori detengono una maggioranza di 6-3, né parteciperà alla discussione e alla stesura della sentenza sulle restrizioni all’aborto dello Stato del Mississippi (Dobbs vs Jackson), che molti pro life vedono come la migliore possibilità di rovesciare la decisione del 1973, Roe contro Wade, che ha legalizzato l’aborto a livello nazionale. Una decisione sul caso Dobbs è attesa per la fine di giugno, appena prima che il nuovo giudice entri a far parte della Corte Suprema.

Certo, la Jackson (nata nel 1970) potrà rimanere alla Corte per decenni, ma allo stesso tempo almeno tre giudici conservatori, Neil Gorsuch (nato nel 1967), Brett Kavanaugh (nato nel 1965) e soprattutto Amy Coney Barrett (nata nel 1972) possono ambire a rimanere altrettanto tempo e sapranno ancor più incidere nelle decisioni della Corte attraverso la propria interpretazione originalista della Carta fondamentale degli Stati Uniti.

Il 4 aprile scorso, nel voto finale della Commissione Giustizia del Senato, gli 11 voti contrari dei Repubblicani avevano pareggiato quelli dei Democratici, con i primi che ribadivano tutte le preoccupazioni sulla nomina di una “estremista” di sinistra, propensa alla tolleranza verso i colpevoli di pedopornografia e abortista oltremisura. In effetti, è vero che la Jackson non si sia mai pronunciata su un caso di aborto, ma è stata coautrice di un amicus brief per conto di Naral Pro-Choice America e altri gruppi abortisti, a sostegno di una proposta di legge sulle zone vietate alla preghiera davanti alle cliniche e si è anche pronunciata contro gli sforzi dell’Amministrazione Trump di tagliare a Planned Parenthood circa 200 milioni di dollari di finanziamenti. Infine, nelle sue audizioni in Senato, la Jackson ha più volte ripetuto che le sentenze Roe vs Wade e Planned Parenthood vs Casey, entrambe favorevoli alla legittimità dell’aborto, abbiano consolidato l’aborto come un diritto assoluto negli Usa.

A fronte delle entusiaste parole e immagini di gioia del presidente Biden (“un momento storico”), le reazioni delle organizzazioni pro vita e dei conservatori non si sono fatte attendere: Carrie Severino, presidente del Judicial Crisis Network, un’organizzazione di giuristi che promuove la libertà e la giustizia in America, ha notato che la conferma di Jackson ha il “timbro” del gruppo della sinistra liberale, finanziato da fondi occulti, Arabella Advisors (nel quale Soros e i suoi amici la fanno da padrone); Marjorie Dannenfelser, presidente del gruppo Susan B. Anthony List, ha sottolineato le “radicali opinioni anti-vita” della Jackson in una dichiarazione rilasciata dopo la conferma del Senato. Il presidente e amministratore delegato di Adf, Michael Farris, ha preferito invece incalzare la Jackson con le parole da lei stessa espresse nelle audizioni in Senato: «Affermiamo ciò che il giudice Jackson ha detto, “la Costituzione è fissa nel suo significato”, e che il “significato pubblico originale delle parole” della Costituzione è “una limitazione alla mia autorità [di giudice] di importare la mia visione politica”». Il presidente di Students for Life, Kristan Hawkins, ha definito la conferma da parte del Senato del giudice Ketanji Brown Jackson “una chiara minaccia per coloro che apprezzano i diritti di libertà di parola e i bambini concepiti”. Infine Jeanne Mancini, presidente della Marcia per la Vita, si è detta delusa per la conferma della Jackson per “le minacce che pone alle donne e ai loro bambini”.

La vittoria della Jackson non aiuterà né Biden né i Dem a risalire la china dei sondaggi, visti gli scandali che stanno emergendo: la Commissione Federale per le Elezioni ha multato “Hillary Clinton for America”, il comitato elettorale del 2016 per irregolarità nei finanziamenti; il procuratore speciale John Durham sta incalzando la stessa Clinton e i sui avvocati sul “Russiagate” e le manipolazioni da loro promosse per accusare Trump; e infine dalla Commissione Giustizia del Senato stanno emergendo i documenti sugli scandalosi affari con Cina e Ucraina e le coperture politiche del figlio Hunter e del fratello James del presidente Joe Biden.