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LA STORIA

Così suor Ancilla accoglie le mamme di tutto il mondo

Suor Ancilla Beretta, fondatrice dell’Associazione Nocetum nel 1998, periferia sud di Milano, è stata la prima e unica donna a capo dil Rinnovamento dello Spirito. Una vocazione straordinaria che parte dall’abbazia di Chiaravalle per arrivare all’accoglienza di mamme in difficoltà che arrivano al suo centro da tutto il mondo.

Ecclesia 19_11_2015
Suor Ancilia Beretta

«Sbarrare il passo al frastuono. Silenzio. Facciamo silenzio. Che non vuol dire ritiro triste e depressivo, interruzione di ogni attività, assenza di rumore. «Il silenzio è accoglienza e ascolto di chi ci sta vicino, è comunicazione con Dio, intensità emotiva che si raggiunge dopo aver riportato in equilibrio i conflitti della mente e del cuore: confusioni, paure, ansie». Sono queste le parole con cui suor Ancilla Beretta, fondatrice dell’Associazione Nocetum nel 1998, periferia sud di Milano, ha introdotto un incontro dedicato alle mamme in una sala comunale di via Oglio a Milano.

Riusciamo a star zitti cioè ad astenerci dai giudizi e dal bisogno di scaricare sugli altri rabbia e aggressività, quando meditiamo davvero, riuscendo così a superare l’incoerenza tra idee, emozioni, comportamenti. Pacificare il corpo e la mente è la via maestra per vanificare il pensiero ed entrare nella dimensione del sentire. O meglio della risonanza, dell’empatia: solo cercando di capire le ragioni degli altri riusciamo a essere più disponibili ad accoglierli, ad amarli. Accogliere è sempre stata la parola chiave di suor Ancilla Beretta che nel 1976 fu la prima e unica donna nel Primo Comitato nazionale del Rinnovamento dello Spirito e che nel 1982 fu referente per l’Italia al grande incontro ecumenico europeo in ambito carismatico a Strasburgo.

Nel 1986 fu consacrata dal cardinale Carlo Maria Martini con l’antico rito della Consacratio Virginum, in cui scelse di avere l’imposizione del velo. In quel periodo viveva una forma di semi-eremitaggio nell’antica foresteria dell’Abbazia di Chiaravalle a Milano. In questo complesso monastico cistercense Suor Ancilla avverte con sempre maggiore chiarezza che tacendo offriamo agli altri un grembo spirituale che ci rigenera: le persone vicine entrano in noi, e noi in loro. E quando scopriamo l’altro dentro di noi lo rivestiamo dei nostri stati d’animo, intuizioni, affetti e quel che nasce è una persona nuova, una persona che amiamo così come amiamo noi stessi. A Chiaravalle Ancilla anima gruppi di preghiera e si occupa di direzione spirituale fino ad arrivare a Nocetum, antico borgo milanese di matrice cristiana al confine tra la campagna e la città. Allora, uno spazio infestato dai topi che si trovava in uno stato di notevole degrado.

Nel 1988 viene affidata dal parroco don Giovanni Foi a Suor Ancilla e alla comunità cristiana alla ricerca di un luogo di preghiera l’antica chiesetta parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo di Nosedo. Inizia un’intensa attività di bonifica che con l’aiuto di Gloria Mari, attualmente Presidente della Nocetum Società Cooperativa Sociale, trasforma il borgo da discarica e rifugio per i senzatetto, in un centro di aggregazione e socialità, ma soprattutto in un spazio di accoglienza. Interessante riportare a questo proposito le parole di suor Ancilla: «Stare in silenzio significa ascoltare la parola di Dio che guida i nostri passi e ci fa intuire come vivere i luoghi in cui siamo. Stare in silenzio significa pregare, far spazio a Dio nel nostro cuore, fare i conti con la realtà, ma anche con le sue infinite possibilità, con le sensazioni che evoca in noi, con le storie che possiamo incontrare». 

Suor Ancilla aveva fatto una profonda esperienza di orazione monastica che ha portato nei confini della grande città. «Stare in silenzio significa anche costruire rapporti diversi, lavorare per la rigenerazione. Vivere un “monachesimo nella città” trova le sue radici a Gerusalemme, la città santa, dove ha inizio la Chiesa con la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste. Essere monaci nelle nostre città è una risposta a Dio che chiama, ancora oggi, uomini e donne a vivere una nuova forma di monachesimo nei deserti delle metropoli in mezzo al mondo. Il loro compito: testimoniare e comunicare l’amore di Dio a ogni creatura; pregare per tutti gli uomini; introdurre l’universo cosmico nel grande impulso di adorazione che non cessa dal loro cuore». In silenzio scopriamo che siamo chiamati a essere strumenti di Dio per la liberazione e promozione dei poveri, degli stranieri cioè di coloro che letteralmente non hanno diritti. L’obiettivo deve essere la loro integrazione nella società.

E la via maestra per l’integrazione dei poveri e la loro rinascita sono l’accoglienza e l’educazione. Suor Ancilla con l’aiuto di Gloria ha ospitato a Nocetum donne sole incinta provenienti da ogni parte del mondo fra cui Albania, Romania, Ucraina, Bulgaria, Eritrea, Pakistan; ha accolto madri maltrattate e ha attivato doposcuola per i bambini rom, ma anche per i ragazzini poveri del quartiere. Molte persone arrivano a Nocetum con un disagio interiore forte, vengono da violenze e difficoltà economiche. Il primo lavoro di cui si è sempre occupata Ancilla è quello di dar loro la possibilità di far parlare il cuore. Perché è dall’ascolto, dalla comprensione, dall’accoglienza interiore che nasce il desiderio di parlare e aiutarsi a vicenda. Bisogna tener presente che “gentili” non si nasce, si diventa ricevendo amore. L’agire del buon Samaritano rende in modo completo il significato della parola gentilezza. Lui non si avvicinò al ferito solo per essere gentile, ma perché spinto dal bisogno di dargli soccorso si occupò del sofferente con generosità, misericordia. 

Alcuni anni fa Ancilla mi ha detto che nel silenzio troviamo la gentilezza e la speranza. Nel silenzio ritroviamo i nostri amici che nel caso di questa suora sono Santa Caterina, San Domenico, San Bernardo, Padre Lacordaire e tanti altri testimoni della fede impegnati come il teologo domenicano francese sul fronte dell’educazione. Per la sua attività di accoglienza delle donne e delle famiglie in difficoltà suor Ancilla ha ricevuto nel 2008 la Medaglia d’Oro del Premio della riconoscenza e nel 2011 l’Ambrogino d’oro dal Comune di Milano.