Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL CASO CAVALCOLI

Cultura dominante la Chiesa e i pesci rossi nell'acquario

Il caso Cavalcoli sul castigo di Dio, frase maldestra, ma autentica nella sostanza, dimostra quanto forte sia l’influsso della cultura post-illuministica anche dentro la Chiesa. Troppo spesso si prendono per buoni quegli orizzonti, accontentandosi di guizzarci dentro fieramente, liberi quanto il pesciolino rosso nell’acquario.

Editoriali 07_11_2016
Padre Cavalcoli

Un recente episodio di cronaca è venuto in questi giorni a documentare, se ancora ce ne fosse bisogno, i buoni motivi dell’ondata di risentimento anti-giacobino di cui recentemente dicevamo. Ci riferiamo al linciaggio morale di cui è vittima il conduttore di una trasmissione su Radio Maria, padre Giovanni Cavalcoli, accusato di aver detto che il terremoto di queste settimane nell’Appennino umbro-laziale-marchigiano sarebbe un “castigo divino” per l’introduzione in Italia delle unioni civili tra omosessuali. Qualcosa che egli non ha affatto detto, come chiunque ha potuto verificare con le proprie orecchie riascoltando la trasmissione,  rintracciabile anche sui social. Della vicenda i nostri lettori sono peraltro già bene informati.

A padre Cavalcoli non si può rimproverare nulla di sostanziale. La causa ultima del male e di ogni singolo male, compresi gli effetti catastrofici dei movimenti sismici, è il disordine entrato nel mondo con il peccato dell’uomo: affermare tutto questo, come padre Cavalcoli ha affermato, equivale a ribadire un pilastro della fede cristiana (condiviso, anche se in modi diversi, dalla fede ebraica). Ciò detto, resta impregiudicato ogni altro ulteriore aspetto della questione, comprese le eventuali responsabilità dei costruttori e dei pubblici amministratori, la compassione per le vittime e la loro innocenza. 

Tenuto conto della situazione, al padre Cavalcoli si può tuttavia imputare di esser stato imprudente. Imprudenza che è giunta al massimo quando egli ha poi ingenuamente accettato di esporsi alle domande faziose e disoneste dei due conduttori della trasmissione Rai “La Zanzara”, gonfi come sempre della loro presunzione di essere giudici infallibili di tutto il resto del mondo.Uno non può entrare in una polveriera facendosi luce con una fiaccola accesa, e poi restare serenamente convinto di non avere colpa alcuna se la polveriera salta in aria. Padre Cavalcoli è stato imprudente; e la prudenza è una delle virtù cardinali. Non è cosa da poco, ma è tutto qui.

Fa invece cascare le braccia il vedere quanto in alto e quanto frettolosamente ci si sia precipitati a criticarlo duramente sulla base non dei fatti, che chiunque poteva verificare con pochi “clic” sul proprio computer, bensì sulla base della versione che ne ha dato L’Espresso poi seguito da vari altri organi di stampa. Come si fa a partire lancia in resta senza ulteriori verifiche sulla scorta di quanto scrive L’Espresso? Senza tener conto del suo orientamento, della sua cultura graniticamente post-illuminista e del suo ruolo di nave ammiraglia del blocco di forze che mira a spazzar via la presenza cristiana della vita pubblica del nostro Paese? Si potrebbe poi anche citare, ma sarebbe forse impietoso, il richiamo evangelico a criticare in pubblico il fratello soltanto dopo averlo senza esito criticato prima riservatamente di persona e poi insieme ad altri ma sempre in forma  riservata. 

L’episodio dimostra ancora una volta quanto forte sia l’influsso della cultura dominante, ossia appunto della cultura post-illuministica, anche dentro la comunità cristiana, anche dentro la Chiesa. Troppo spesso si prendono purtroppo per buoni gli orizzonti e le priorità definiti da tale cultura, accontentandosi poi di guizzarci dentro fieramente ma in realtà tanto liberi quanto il pesciolino rosso nell’acquario.

E’ interessante notare, ancora una volta, come nei suoi giudizi la gente comune si dimostri spesso più libera delle élites. Infatti non è a partire dalle élites che si sta generando l’ondata di risentimento anti-giacobino di cui si diceva. E’ la gente comune che comincia a non poterne più. Chi è più in alto avrebbe perciò ottimi motivi per prestare attenzione a queste tendenze, che hanno poi bisogno di diventare da un lato più consapevoli e compiute e dall’altro più libere da antiche scorie. Non è però giustificato né opportuno ignorare la carica di novità positiva di questo movimento solo perché non è privo di limiti.

Le persone inginocchiate in preghiera la mattina dopo il sisma davanti alla statua di San Benedetto, nella piazza di Norcia cosparsa di macerie, sono una risposta più chiara al mistero del male di tanti commenti puramente “orizzontali” venuti in quei giorni anche da chi avrebbe dovuto aiutare la gente ad alzare lo sguardo. Così analogamente un’affermazione maldestra, ma autentica nella sostanza, va corretta e completata; non sommersa sotto il peso indiscriminato di una condanna che altri hanno voluto non per amore ma per odio della presenza cristiana nella vita del nostro Paese.